The Wombats
26/05/2011 - Alcatraz, Milano

Recensendo This Modern Glitch mi ero curato di far notare quanto, nonostante la debolezza d’insieme dell’album in questione, una Greatest Hits dei Wombats fosse non solo prematuramente possibile, ma pure auspicabile. “Meglio ancora se registrata interamente dal vivo”, vien da aggiungere dopo il loro concerto all’Alcatraz: in occasione della data milanese, infatti, il trio marsupiale di Liverpool spalma su una intensissima ora e venti ben sedici pezzi, peraltro intelligentemente evitando di scadere nel pericoloso eccessivo promozionalismo dell’ultimo lavoro, lasciando piuttosto in mano a “classici” di A Guide To Love, Loss And Desperation quali ‘Kill The Director’ e ‘Party In A Forest (Where’s Laura?)’ -i primi due ad esser spesi- le redini dello show.


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Altrettanto intelligente risulta esser la gestione del pubblico, ben più vicina agli standard da stadio che a quelli consueti da club: Matthew Murphy affida spesso e volentieri il cantato ai presenti, Tord Øverland-Knudsen e Dan Haggins si preoccupano di non veder mai rilassarsi braccia e mani, costringendo le prime a sfidar oltremodo gravità e circolazione, le seconde a non abbandonarli nelle ritmiche. Certo infoiar belve perlopiù in giovanissima età, in alcuni casi persino accompagnate dai genitori e quindi alle prese con le loro primissime esperienze concertistiche non è propriamente impresa ardua. Eppure i Wombats in versione live trasudano talmente tanta energia che anche chi (come noi di Rockline, ndr) s’era sentito “vecchio” e fuori posto di fronte ad insane scene di devozione per il drammatico concerto d’apertura affidato agli Orange di Francesco Mandelli (da lui unicamente trascinato ma negli intermezzi, con le battute della sua sketch-comedy, I Soliti Idioti), non può esimersi dall’intonare cori e coretti. Ci si diverte e pure tanto.

Nonostante poi i Wombats siano ovviamente tutt’altro che una band che si cura della tecnica, vanno menzionati due accorgimenti tanto sottili quanto importanti in chiave di resa finale. Il primo riguarda i synth di ‘Schumacher The Champagne’, che sottoposti ad un rinvigorimento che si ferma giusto sulle soglie della pomposità permettono al pezzo, tra i più fiacchi in repertorio, di non spezzare il ritmo pur consentendo il necessario attimo di respiro. Sempre sul sintetizzatore si agisce per la trasposizione di ‘Tokyo (Vampires & Wolves)’, ma all’esatto opposto, con un opera di desaturazione che contribuisce a rendere molto meno comica l’autoproclamazione “We are the 1980s” che compare nel testo di ‘Techno Fan’.

Si chiude riversandosi tutti nel parterre, anche chi ha in precedenza preferito seguire per intero dai piani alti, per ‘Let’s Dance To Joy Division’. E con una curiosità: non c’è il clichè del frontman monopolista per i Wombats. Inverosibilmente poser, atleta dei cinque metri ed estroverso pure in fase di soundcheck (capita a sprazzi il suo basso faccia un po’ troppo a pugni con le melodie) è invece il già citato Øverland-Knudsena prendersi la totalità degli occhi. Alla Duracell sono pronti a far fuori il coniglietto.

 

SETLIST
1. Our Perfect Disease
2. Kill The Director
3. Party In A Forest (Where's Laura?)
4. Jump Into The Fog
5. Patricia The Stripper
6. How I Miss Sally Bray
7. Here Comes The Anxiety
8. Techno Fan
9. Schumacher The Champagne
10. Backfire At The Disco
11. 1996
12. Moving To New York
13. My First Wedding
14. Tokyo(Vampires & Wolves)

ENCORE
15. Anti-D
16. Let's Dance To Joy Division

 

Reviewer: 
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