Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Emanuele Pavia
Etichetta: 
In the Red
Anno: 
2011
Line-Up: 

- John Dwyer - Voce, Chitarra
- Brigid Dawson - Voce, Tastiere
- Petey Dammit! - Chitarra
- Mike Shoun - Batteria
- Lars Finberg - Batteria

Tracklist: 

1. Carrion Crawler
2. Contraption/Soul Desert
3. Robber Barons
4. Chem-Farmer
5. Opposition
6. The Dream
7. Wrong Idea
8. Crushed Grass
9. Crack in Your Eye
10. Heavy Doctor

Thee Oh Sees

Carrion Crawler / The Dream

Il chitarrista John Dwyer rappresenta uno degli esponenti più prolifici dell'underground musicale statunitense del nuovo millennio.
Dapprima nei Pink & Brown e, successivamente, nei Coachwhips, Dwyer si è infatti espresso in un anarchico revival di garage, punk e noise, nel frattempo sfogando le pulsioni più psichedeliche della sua creatività nel progetto solista Thee Oh Sees (non sempre con risultati felici) e partecipando contemporaneamente alle più varie avventure musicali (dal jazz dei Sword & Sandals al pop-rock degli Up Its Alive), pubblicando in poco più di un decennio di attività quasi quindici dischi tra progetti e collaborazioni varie.
La sua già ampia discografia s'è arricchita nel 2011 di ben due opere sotto quest'ultimo moniker, con l'LP Castlemania (pubblicato a maggio) e soprattutto la raccolta dei due EP Carrion Crawler/The Dream (pubblicata a novembre), entrambi rilasciati sotto l'egida della In the Red Records.

Nonostante la vicinanza temporale dell'uscita dei due lavori, Castlemania e Carrion Crawler/The Dream sono due album estremamente diversi come attitudine e sonorità. Dove Castlemania riprendeva le sonorità più pop e melodiche della psichedelia, fallendo anche nel donarle un appeal più attuale, Carrion Crawler/The Dream opta per un approccio più selvaggio, eversivo e dinamico alla musica anni '60 e '80.
I modelli presi come riferimento sono i più disparati: il garage rock americano della metà degli anni '60 dei Seeds e dei Monks, la psichedelia di ogni sorta ed epoca (da quella disturbante e dissonante dei Velvet Underground a quella spaziale e sognante dei Pink Floyd, senza comunque dimenticare la lezione impartita dal revival psichedelico di Chrome, Soft Boys e Dogbowl) e il punk rock più febbricitante dei Cramps e degli X vengono convogliati in un tessuto abrasivo, distorto e confusionario (anche per via di una produzione decisamente poco curata e dell'attuale line-up dei Thee Oh Sees, provvista di due chitarristi, due batteristi e una tastierista, ma priva di basso) che mostra adeguatamente e definitivamente tutte le potenzialità della band.

Le composizioni di Carrion Crawler/The Dream mostrano infatti un gruppo affiatato e capace nel rielaborare le citazioni di grandi complessi del passato, nonché una band che sembra finalmente approdata alla propria dimensione musicale ideale, aliena e febbrile: Carrion Crawler è il manifesto barrettiano dell'opera, una sorta di Astronomy Domine rivista nel 2011, che concilia una vena surreale e lisergica in una struttura delirante e rumorista tanto imparentata con il garage che con il punk rock e il noise (così come fa Heavy Doctor, che approfondisce ulteriormente i legami con la new wave settantiana).
Sferzate frenetiche e fulminee (lo psychobilly di Crushed Grass e l'onirico garage-pop di Opposition) si alternano con naturalezza a space-rock dal groove ipnotico e straniante (Crack in Your Eye, il delirio surreale degno dei Gong di Wrong Idea e Robber Barons - quest'ultima condita perfino da una coda cosmica reminescente della kosmische Musik tedesca), anche se in realtà molto più spesso i due tessuti si compenetrano, dando vita a pezzi epilettici e dinamici che convogliano l'energia del garage-rock ironico dei Monks in improvvisazioni psichedeliche di chitarra dissonanti e alienanti, secondo lo stile di Sterling Morrison (come visto in Contraption/Soul Desert e in The Dream, i due massimi vertici del disco). Gli intrecci vocali di Dwyer e soprattutto la voce femminile della tastierista Brigid Dawson, negli intenti vicina ai toni angelici di Grace Slick ma erede di fatto dei vocalizzi volgari e sguaiati di Flatula Lee Roth, coronano il ribollente tessuto sonoro del disco, eccezion fatta per l'allucinogena strumentale Chem-Farmer.
La classe con cui i Thee Oh Sees sono finalmente riusciti a esibirsi su questo LP è così genuina e inedita rispetto alle più fiacche precedenti release che sorprende il pensare che la band dietro a Carrion Crawler/The Dream sia la stessa che, pochi mesi prima, aveva pubblicato il più soffice e bigotto Castlemania. L'ultimo album di John Dwyer non solo rappresenta l'apice della produzione dei Thee Oh Sees attualmente, ma anche una delle più convincenti operazioni di revival degli ultimi anni che, pertanto, soddisferà adeguatamente tutti i cultori del garage, della psichedelia e della new wave.

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