Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Emanuele Pavia
Etichetta: 
Profound Lore Records
Anno: 
2013
Line-Up: 

- The Curator – Voce
- Horror Illogium – Chitarra solista
- Aphotic Mote – Chitarra
- Omenous Fugue – Basso
- Ignis Fatuus – Batteria

Tracklist: 

1. Kilter
2. The Back Wards
3. Curtain
4. Plasm
5. Awryeon
6. Orbmorphia
7. Oblotten

Portal

Vexovoid

A dieci anni dal loro esordio, quel Seepia che nel 2003 aveva proposto al mondo una inedita e devastante visione del metal estremo (in particolar modo delle frange death e black), il 19 febbraio vede la luce Vexovoid, nuovo full-length dell'istituzione australiana Portal e quarto capitolo di una delle saghe più terrificanti che la musica metal abbia partorito nel nuovo millennio.

Pubblicato nuovamente per la Profound Lore Records (forse la più importante label in ambito metal degli ultimi tempi), che si occupa di tutte le release del quintetto fin dal secondo lavoro Outre' del 2007, Vexovoid non si discosta molto dai binari su cui viaggiavano i dischi precedenti, senza portare novità di sorta ma senza nemmeno crogiolarsi nell'autocompiacenza o, ancora peggio, abbandonarsi a compromessi per favorire la fruibilità del loro lavoro. La musica dei Portal è ancora lo stesso asfissiante amalgama denso e magmatico dei tempi di Seepia, fatto di riff liquidi che rileggono la tradizione old school del death metal e del black metal (Morbid Angel e Blasphemy) alla luce degli sviluppi atonali dei Gorguts, calati in strutture caotiche e free-form che riprendono tanto le derive sperimentali della musica estrema quanto la cacofonia dell'harsh noise (ma sempre vista dall'ottica estrema del metal, secondo la lezione degli Abruptum).
Ciò che rende Vexovoid un gradito ritorno non è quindi una particolare innovazione della formula di base coniata con Seepia - che anzi qui si mostra, per quanto sempre deformata da continui bombardamenti di rumore e dissonanze, quasi semplificata e più vicina a stilemi tradizionali, e nel riffing e nella composizione, del death/black metal -, ma la semplice efficacia dei pezzi. Grazie anche a una produzione molto più professionale (ma che salvaguarda tutta l'atmosfera opprimente e catacombale che hanno meritatamente reso i Portal un fenomeno cult nel death metal attuale) le muraglie di distorsioni e cacofonie chitarristiche assumono nuovo volume e nuova compattezza, per donare ai brani di Vexovoid uno dei sound più brutali che il quintetto abbia mai sfoderato su full-length e, contemporaneamente, rendere più intellegibili le composizioni dei Portal.

La prima metà dell'album è in generale la più vicina al modus operandi del precedente Swarth: cascate di distorsioni, drumming marziali e il growl oltretombale di The Curator dominano le prime tre composizioni, abbandonandosi ora a cadenze cibernetiche riprese da Fredrik Thordendal (Kilter), ora approfondendo il legame con il black metal più cupo e rumoristico (The Back Wards), infine sfoderando una delle interpretazioni più notevoli del loro tipico death metal "occulto" (Curtain, tra i più importanti momenti di tutto Vexovoid).
Ma è forse solo con la successiva Plasm che l'album giunge al proprio vertice stilistico e compositivo: da una prima parte particolarmente improntata al metal estremo (con una delle prove più furiose e distruttive dei Portal dai tempi del capolavoro The Endmills), il brano sfuma con un inesorabile fade-out in una coltre assordante di noise deforme e straziante. Sempre più invasivo, il terremoto di rumorismi cede infine il posto ad Awryeon, che di contro è forse il momento più tradizionale dell'album, in cui sono più riconoscibili le strutture old school trasfigurate dai Portal (in particolar modo le cadenze dei Morbid Angel più granitici e il riffing in tremolo picking del black metal norvegese), eccezion fatta per un'altra coda drone a preludere la breve scarica di Orbmorphia, in bilico tra thrash/death geometrico e i tessuti più violenti di Swarth.
Il secondo apice di Vexovoid giunge in chiusura con l'orrorifica strumentale Oblotten, aperta da un inquietante arpeggio sconnesso e distorto (intercettato da raggelanti dissonanze in secondo piano) prima di evolvere in un turbinio di distorsioni e riff apocalittici e spegnersi, infine, tra gli agonizzanti rintocchi di basso sospesi nel nulla.

La maggiore accessibilità di Vexovoid rispetto allo standard dei Portal o il (talvolta ingombrante) legame con la musica di Swarth non deve portare all'affrettata conclusione che in questo quarto lavoro il quintetto australiano abbia deciso di concedere un momento di calma al proprio percorso o, peggio, che la musica dei Portal abbia perso creatività e impeto selvaggio. Per quanto non tocchi comunque i vertici di Seepia (ad oggi ancora il capolavoro dei Portal, nonché uno dei massimi episodi del metal dello scorso decennio), le partiture di Vexovoid confermano la statura del complesso nel panorama musicale estremo attuale: negli ultimi dieci anni da tutto il mondo sono spuntate nuove band che, sulla scia dei capostipiti, hanno cercato di emularne la particolare commistione di stili e l'agghiacciante dimensione della loro musica, in modo troppo spesso pretenzioso. Evitando inutili lungaggini e preferendo invece un approccio essenziale, per quanto sempre sofisticato e non banale, i Portal si portano di nuovo davanti a tutti i vari Ævangelist, Sulphur Aeon e Abyssal, dimostrando ancora una volta come non bastino distorsioni granitiche e un songwriting privo di direzione per rendere la propria musica caotica e vorticosa.

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente