Voto: 
6.0 / 10
Autore: 
Gabriele Bartolini
Etichetta: 
Slumberland
Anno: 
2012
Line-Up: 

- Frankie Rose - Testi, musiche

Tracklist: 

01. Interstellar

02. Know Me

03. Gospel / Grace

04. Daylight Sky

05. Pair Of Wings

06. Had We Had It

07. Night Swim

08. Apples For The Sun

09. Moon In My Mind

10. The Fall

Frankie Rose

Interstellar

Da tempo era nell' aria l'esordio solista (a tutti gli effetti) della bella Frankie Rose. Con la sua poliedricità e l' insolito acume musicale la mora di ferro già in passato aveva contribuito al successo di band indie - tra le più pregiate risultano Dum Dum Girls, Vivian Girls, Grass Widow e Crystal Stilts - tutt' ora con un buon futuro davanti, ma come per mille altri suoi colleghi l' idea di un ruolo da gregario a vita non le andava ovviamente giù.

Eccola allora, nemmeno un anno fa, nella veste ( fino ad allora) inedita di songwriter e cantante con le Frankie Rose & the Outs a dirigere in prima battuta il dischetto omonimo, un pastiche di retrò psych-rock piuttosto avulso dal panorama odierno ed altrettanto modaiolo e passeggero, considerata la "corrente" di revivalismo che passava in quel periodo. Non ancora soddisfatta del risultato, sebbene la critica di settore non avesse nella maggior parte dei casi provato disappunto, Frankie Rose si lancia adesso totalmente da sola, sperando almeno che la nomenclatura adottata stavolta sia anche la definitiva.

Nuovo giro altra corsa: per il nuovo act "Interstellar" - di nuovo targato Slumberland - il suono adotta una dimensione più congrua per essere spalmata su di un solo elemento, virando prepotentemente verso i calcatissimi lidi del dream pop velato da inquietudini new-wave. La Rose assembla diligentemente tutti i gruppi che adorava da ragazza - Cocteau Twins, This Mortal Coil e successivamente Galaxie 500 - proponendo un interessante mix tra nuovo e vecchio pop, aiutata da una produzione certosina che non di meno si rivela essenziale per il risultato finale del disco. L' impressionante precisione dell' ensemble viene ottimamente rappresentata dall' ambiziosa alternanza di archi e fiati con soffici sintetizzatori e soavi arpeggi, senza ombra di dubbio il vero fulcro di ognuna delle dieci tracce nonché il succo definitivo di "Interstellar", opuscolo davvero gradevole di atmosfere eteree e riconcilianti con il proprio spirito. Il cantato invece si prepone solamente di accompagnare il fluire musicale con gorgheggi densi di una purezza davvero insolita sebbene essenzialmente pop e non così arditi per riuscire a sfondare con tali armonie. La durata poi davvero scarna non permette all' album di compiere il salto di qualità tanto decantato, soprattutto per la mancanza di una vera e propria suite completa ed espansiva. Difatti presi a gruppi questi brani possono rivelarsi davvero ottimi, mentre accorpati in un disco - peraltro privo di cambi di marcia, di toni impetuosi, di ambizioni ascetiche - fanno un pò la figura del "nè carne nè pesce".

Detto questo, non di rado capita di scorgere spunti davvero interessanti ( il techno-pop di Daylight Sky che era degli Human League, la guizzante vivacità di Gospel / Grace oppure la purezza di Pair Of Wings, la migliore del lotto) alternati da vere e proprie copie delle copie ( penso a Had We Had It che ha lo stesso attacco di Interstellar). La parte finale però lascia sperare per il meglio, con la convincente apertura verso strade meno consone ben incarnata dal pianoforte di Apples For The Sun e dall' ultimo sorprendente climax di The Fall, con il mood da cameretta di "Demolished Thoughts" sventrato e lasciato ad essiccare.

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