Voto: 
7.3 / 10
Autore: 
Matthias Stepancich
Etichetta: 
Squint Entertainment
Anno: 
1999
Line-Up: 

- Joe Loeffler - Basso
- Pete Loeffler - Chitarra, Voce
- Sam Loeffler - Batteria

Tracklist: 

1. Open (02:02)
2. Point #1 (04:22)
3. Prove to You (03:05)
4. Mia (02:22)
5. Skeptic (04:06)
6. Anticipation (03:08)
7. Dos (06:29)
8. Long (04:36)
9. Blank Earth (05:26)
10. Sma (02:55)
11. Peer (04:08)

Chevelle

Point #1

I Chevelle si formano in Illinois nel 1994, ma vengono alla ribalta solamente nel 1999, con il loro primo lavoro Point #1, pubblicato dalla Squint e prodotto dal leggendario Steve Albini.
Il merito (o particolarità che dir si voglia) dei Chevelle è di essere fondamentalmente i primi a suonare un nuovo tipo di unione tra hard-rock e alternative-metal,evolvendo il post-grunge in modo che in sé filtri ed assimili l'esperienza nu-metal. Sono difatti loro la band che per prima, assieme a Cold e Dredg, e poco prima degli A Perfect Circle, indica una nuova via musicale nel bel mezzo del boom di Korn e Slipknot.
Il loro sound, sempre in secondo piano finché il trend del nu-metal continua a resistere, esplode invece quando esso mostra evidenti segni di cedimento, influenzando così una serie di band che vareranno una proposta personalizzata di esso: quello furbo e da classifica dei Crossfade (e, sebbene ibridato con i Creed, anche degli Staind), quello più alternative-metal dei Breaking Benjamin, quello spruzzato di post-hardcore ed emo del terzo album dei Taproot, quello keeniano dei 10 Years.

Caratterizzato per la maggiore da tracce brevi e iper-dirette, l'esordio dei Chevelle è molto grezzo rispetto ai loro futuri lavori, tuttavia suona sincero, potente, freschissimo.
Il breve opener strumentale Open, la title-track e Prove to You mostrano un gruppo sorprendentemente convincente, che si è ascoltato per bene non solo i Tool (i vocalizzi di Pete), ma anche e soprattutto la prima onda grunge (Green River, Mudhoney) e lo stoner-rock (i muri chitarristici che sembrano fagocitare il resto dei componenti, particolarmente evidenti in Prove to You).
Mia appare invece come un fulmine, una scossa elettrica, una traccia che potrebbe andare continuamente in loop per quanto suona fresca e assimilata bene nel lavoro.
Skeptic mostra alcune delle prime incertezze: troppe influenze dai primi lavori dei Tool; la band evidentemente vuole costruire un nuovo grunge, e prende ispirazione dal gruppo che più di tutti è riuscito ad elevarsi dal grunge verso lidi alternativi e inaspettati, ma in episodi come questo sono troppi i debiti non pagati a Keenan e soci.
Fortunatamente i Loeffler tornano ad una formula molto più personale su Anticipation (dal drumming particolarmente fresco) e soprattutto sul capolavoro Dos: il pezzo è sostenuto da arpeggi quieti e riflessivi in cui si incastonano vocalizzi da brivido, prima che le chitarre si concedano sfuriate e parentesi noise; Dos è un vero e proprio nuovo alternative-rock, e sorprendentemente anticipa di un anno netto il sound degli A Perfect Circle.
I quattro pezzi finali sono tutti episodi più o meno positivi, e costituiscono altri ottimi esempi di una commistione fra hard-rock, post-grunge, e piccole influenze dalla prima onda nu-metal.

La particolarità del gruppo è che, dopo qualche cambiamento di line-up, all'esordio i tre componenti sono tutti fratelli. Questo giova moltissimo in termini di compattezza, unitarietà ed omogeneità al disco.
Il sound che propongono i Chevelle nel loro debut ha una sola pecca: suona "grezzo", ma non perché la produzione in sé sia grezza (questo anzi è un netto punto a favore, essendo opera come sempre impeccabile di Steve Albini), bensì perché i debiti non dichiarati sono un po' troppo evidenti (in particolar modo il registro di voce adottato da Pete suona un po' un'imitazione di Keenan). La band, però, è decisamente sulla strada buona, le manca solo una complessiva maggior personalizzazione per poter riuscire a fare scuola.

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