Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
A. Giulio Magliulo
Genere: 
Etichetta: 
autoproduzione
Anno: 
2010
Line-Up: 

Enrico Carrino - Voce, chitarre

Tracklist: 

1. A Painful Crumb
2. Chaos in a Bubble
3. Hate
4. Lady Souriere
5. Man Without Future
6. Miss Justice
7. Mr Gun
8. My Protest
9. Rum Baby Rum

Ame

The King of Tramps

Sempre più spesso stiamo incontrando giovani artisti campani che si confrontano con un cantautorato di netto stampo indie/U.S.A. e la cosa è abbastanza curiosa considerando che la ‘Campania Felix’ è terra  fortemente caratterizzata dalle sue solidissime radici musicali.

Questa inclinazione verso la ballad pop-psichedelica, lo psycho-folk  o l’alt-blues non è comunque fenomeno recente;  di sicuro nomi come Maybe I’m, Guy Littell o Joseph Ride contribuiscono a delineare una scena dagli ampi orizzonti, ma già da un bel po’ di anni dalle assolate ‘terre di lavoro’ si è mosso un vero ‘outsider’ guardato con grande e meritato rispetto dai pochi addetti ai lavori che hanno avuto l’onore di ascoltarlo.

Ame è il monicker di Enrico Carrino e King Of Tramps non è il primo dei suoi lavori autoprodotti.

 A differenza dei  ‘colleghi’ citati,  Ame appare più isolazionista,meno disposto a condividere certi umori e la dimensione lo-fi è l’unica possibile ad esprimere la sua musica infinitamente fragile.

Se nei turbinii di acustica si respira l’intimismo di un John Martin, se in certi timbri vocali si scorge il vagheggiare folle del Tim Buckley più visionario e quello angelico del figlio Jeff (Man Without Future o Miss Justice) , di certo non si sbaglia ad affermare che sono queste le nobili ed antiche radici da cui Ame trae ispirazione, ma c’è anche un aspetto più selvatico ed  immediato  che va dalle possessioni di Dave Eugene Edwards  fino a Micah P. Hinson (Painful Crumb, Lady Souriere) a fugare ogni dubbio di passatismo ed ad immergere Ame nel mare della contemporaneità alt-folk.

 Forse è proprio questo aspetto sfuggente, questo ‘prova a prendermi’  a rendere l’ascolto a tratti un po’ ostico ma decisamente affascinante e questo tono così confidenziale da risultare quasi imbarazzante a garantire che non si tratta di calcolo premeditato ma puro, grandissimo talento.

Un’opera che meritava la giusta luce, anche in virtù di futuri sviluppi che aspettiamo ansiosi su questo non-movimento che vediamo formarsi autonomamente ma che ancora non viene notato dalle indie label  nostrane che hanno occhi solo per le ‘next big thing’ che cantano in italiano, come se fossimo ancora negli anni novanta!

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