Voto: 
6.0 / 10
Autore: 
Emanuele Pavia
Etichetta: 
Avalanche
Anno: 
2014
Line-Up: 

- Justin Broadrick - Voce, chitarra
- G. C. Green - Basso

Tracklist: 

1. Ringer
2. Dogbite
3. Playing With Fire
4. Decline & Fall

Godflesh

Decline & Fall

Decline & Fall è l'EP con cui Justin Broadrick e G. C. Green, dopo qualche anno passato a suonare concerti in giro per l'Europa e per il Nord America, riattivano ufficialmente i loro storici Godflesh, in vista della pubblicazione di un nuovo album in studio (previsto per settembre 2014 e intitolato A World Lit Only by Fire) che sancirà definitivamente il ritorno del gruppo dopo tredici anni di silenzio.

Alla luce degli ultimi show, che prevedevano in setlist prevalentemente materiale proveniente dai grandi classici della band (specialmente da Streetcleaner e Pure, oltre che dall'EP eponimo), non era poi così imprevedibile la scelta di Broadrick e Green di virare nuovamente sul sound meccanico e brutale dei primi lavori targati Godflesh.
Decline & Fall sembra in effetti un'istantanea dell'epoca 1988-1994 del complesso, presentando nelle sue quattro tracce un'accurata riproposizione di quel connubio rivoluzionario di cadenze doom/sludge metal, distorsioni e dissonanze noise rock (marchiate a fuoco dai giochi di feedback atmosferici che caratterizzavano Pure) e propellenti ritmiche post-punk (portate avanti dal vigoroso basso plettrato di Green e dalla drum machine, recuperata dopo essere stata sostituita da uno strumentista umano sul canto del cigno Hymns) che ha reso la band una delle esperienze più importanti della musica estrema di ogni tempo.

Sorprende piuttosto che l'influenza delle ultime esperienze di Broadrick (possano essere i Jesu, i Greymachine o JK Flesh) sia minima o assente su Decline & Fall, da un lato rimarcando ulteriormente la continuità di intenti dei Godflesh attuali con quelli pre-2001, ma dall'altro togliendo freschezza e creatività alla musica dell'EP. Nonostante l'utilizzo di una chitarra a otto corde (già utilizzata da Broadrick in varie uscite con i Jesu, ma inedita all'interno dell'opera dei Godflesh), Decline & Fall dà infatti l'impressione di essere una registrazione fatta su misura per i nostalgici dei capolavori della band (al cui confronto, però, risulta chiaramente meno intenso e potente), piuttosto che il segnale di un'evoluzione del sound del gruppo.
Tale difetto è particolarmente evidente nella prima metà dell'EP, quella innegabilmente più legata al passato classico dei Godflesh: Ringer, con il suo marcato groove industriale su cui si ergono le caratteristiche e tormentate vocals pulite di Broadrick, sembra uscire direttamente da qualche session di Selfless, mentre Dogbite (con il suo affascinante e mesmerizzante utilizzo di dissonanze e disarmonie chitarristiche) strizza evidentemente l'occhio ai brani più ambientali e atmosferici di Merciless e Pure.

In compenso, Playing With Fire (senza dubbio il brano più suggestivo e interessante di tutto l'EP) e la title-track utilizzano appieno le possibilità della otto corde di Broadrick, giocando in un infernale interplay tra le dissonanze dei registri alti della chitarra e la feroce pulsazione ritmica di quelli bassi (ulteriormente valorizzati dalle linee di Green) che sembra aggiornare in maniera sorprendemente efficace i classici Streetcleaner e Pure con le mura sonore dei Korn dell'esordio e dei Meshuggah di Nothing.
La versione giapponese esce inoltre con due notevoli remix in chiave dub di Ringer e Playing With Fire, che trasfigurano i due brani originali tramite la lezione dei progetti anni Novanta più sperimentali di Broadrick (Scorn, Techno Animal e Ice in particolare), offrendo sotto certi aspetti spunti ancora più interessanti di quanto non facciano i pezzi della tracklist canonica.

Di certo Decline & Fall non è un'uscita imperdibile se non per i fan irriducibili della band, soprattutto vista l'esigua durata e la pubblicazione imminente del settimo capitolo della discografia dei Godflesh; ma è innegabile che i pezzi dell'EP, pur con i loro limiti, risultino in ogni caso efficaci nel loro tentativo di riportare in vita il suono classico di Broadrick e Green.
La resa di questi brani alimenta ulteriormente le speranze nel prossimo full-length.

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