STORIA DELL'ELETTRONICA II

VOCI FUORI DAL CORO DEL NUOVO MILLENNIO
 
Per quanto riguarda l’elettronica più ricercata (IDM et similia), gli anni 2000, più che per l’esplosione artistica simultanea di diversi personaggi, va ricordata essenzialmente per il consolidamento assoluto dei producer che l’avevano resa grande nel decennio precedente. Tanto Aphex Twin (il suo capolavoro drukQs è del 2001) quanto Amon Tobin (un continuo crescendo sperimentale fino al concretismo di Foley Room del 2007), Squarepusher (sempre più diretto verso sponde art rock/free jazz strumentali), Boards of Canada (gli splendidi In a Beautiful Place e Geogaddi rispettivamente del 2000 e del 2002) e Autechre (tanta espansione di fama con Confield e Untilted ma di arte se n’è vista ben poca), hanno infatti confermato il proprio predominio nelle gerarchie IDM, abbandonando però il sound delle origini e orientandosi verso soluzioni e contaminazioni stilistiche sempre più ricercate. Grande – e forse l’unico – talento dell’Intelligent Dance Music esploso nel nuovo millennio è stato il tedesco Apparat, creatore di un fascinoso linguaggio a cavallo tra techno, glitch, e un’elettronica raffinata e fantasiosa testimoniata dagli album Multifunktionsebene, Duplex e Wall, dallo splendido Ep Silizium, oltre che dalla fruttuosa collaborazione con la regina dei club Ellen Allien (Orchestra of Bubbles, 2006). Discorso simile va fatto per gli americani Telefon Tel Aviv - il cui mix di chillout, IDM, ambient e synthpop ha non poco colpito il pubblico internazionale grazie al relativo successo di Fahrenheit Fair Enough (2001) e Map of What is Effortless (2004) – e al tedesco Jan Jelinek, di cui si ricordano principalmente l’esordio di matrice glitch/ambient-techno Loop-finding-jazz-records del 2001 e la collaborazione con i jazzisti sperimentali australiani Triosk in 1+3+1. Interessante è stato anche il segno lasciato dal canadese Loscil e dalla sua elettronica ambientale soave e minimalista, espressa al meglio da First Narrows (2004) e dall’ultimo, delicatissimo Plume (2006); dagli (ingiustamente) sconosciutissimi francesi Abstrackt Keal Agram (non pionieri ma di sicuro abili forgiatori di una penetrante miscela di elettronica melodica e hip hop astratto, come dimostrato dai piacevoli lavori A.K.A., Clusterville e Bad Thriller) e dal recentissimo duo britannico Fuck Buttons, abile nell’aver fatto confluire nello stesso registro compositivo elementi minimalisti, drone, techno e kosmische: Street Horrring (2008) e Tarot Sport (2009) hanno spinto il progetto di Andrei Young e Benjamin John Power verso il centro del panorama elettronico sperimentale odierno.
Contemporaneamente all’ascesa di questa continua evoluzione sonora, negli ambienti underground più estremi Aaron Funk, in arte Venetian Snares, è andato sempre più affermandosi tramite una crescita costante che lo ha col tempo reso uno dei producer più sperimentali e geniali che l’elettronica moderna ricordi; basti pensare all’indimenticabile gioiello Rossz Csillag Alatt Született del 2005 (urticante fusione di drill’n’bass e musica classica) o ancora al delirio sintetico di Cavalcade of Glee and Dadist Happy Hardcore (2006) e al ricercato breakcore/noise del bizzarro Doll Doll Doll (2001), espressioni di uno shockante e originale estro compositivo che lo ha conseguentemente innalzato tra le figure di maggior rilievo dello scenario elettronico estremo internazionale. Per ciò che concerne la d&b del nuovo millennio, alcuni posti d’onore spettano indubbiamente al producer britannico Klute (che ha coniato un linguaggio d’n’b si da discoteca, ma al contempo ricercato ed elegante), a Dj Hype (rinomatissimo anche nell’underground italiano) a Ed Rush/Optical (fusione tra due dei maggiori progetti techstep/neurofunk europei), ai britannici Chase & Status  e High Contrast (tra i migiliori esponenti del cosiddetto liquidfunk), al giovane Sub Focus e infine ai Pendulum, tra gli act drum’n’bass più conosciuti e apprezzati del nuovo millennio. In ogni caso, generi come d&b, breakcore, dubstep, hardcore e ambient-techno difficilmente sono riusciti ad espandersi a livelli mainstream, rimanendo piuttosto vincolati alla cultura underground dei club e dei locali e fungendo piuttosto da parziale fonte d’influenza per progetti sintetici ben più famosi e altisonanti, senza perdere e lasciando comunque intatti il proprio fascino e le proprie peculiarità.





Venetian Snares





Articolo di Paolo Bellipanni





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