STORIA DELL'ELETTRONICA II

FRENCH TOUCH E ISOLAZIONISMO GLITCH
 
Ma mentre in Gran Bretagna i giovani impazzivano col sound martellante e le atmosfere da strada del big beat e con il persistere dell’universo rave, in Francia si procedeva in direzione contraria, puntando ad una minuziosa pulizia del suono elettronico: il french touch, nato ed evolutosi grazie all’operato di Cassius, Stardust (supergruppo formato da Thomas Bangalter, Alan Braxe e il cantante Benjamin Diamond), Étienne de Crécy, Daft Punk e Air, fu un fenomeno diametralmente opposto a gran parte delle ricerche elettroniche di quel periodo, distaccandosi prepotentemente dal cerebralismo, dall’inquietudine e dalle ricerche di trip-hop e IDM per proiettarsi verso un’impostazione sintetica brillante e orecchiabile. Tanto nel frangente house quanto in quello del pop elettronico, il french touch fu una boccata d’ossigeno per tutti gli amanti delle sonorità sintetiche ballabili e meno ‘impegnate’; i producer francesi dell’epoca si gettarono a capofitto nella space disco degli anni ’80 e nel synth pop più barocco, tirandone fuori un’interpretazione moderna e impeccabile, come dimostrano il groove orecchiabile dei Cassius, la sognante ma impetuosa house dei Daft Punk e la raffinatezza degli Air. Il triennio 1997-1999 sarà il periodo di svolta dell’electroclash e di tutto l’universo sintetico transalpino: è in questi anni che prendono infatti vita i capolavori dei sopracitati act, a partire  dall’indimenticabile Moon Safari degli Air, tra le opere più rappresentative del pop elettronico, tendenza sintetica che gli Air hanno saputo elaborare con classe ed eleganza estreme, stabilendo i canoni dello stile e influenzando miriadi di band a venire alla stessa maniera di Daft Punk e Cassius, seminali per gli sviluppi della nuova ondata house-electroclash (Miss Kittie, Justice et similia) esplosa nel duemila.


 
Daft Punk



Diametralmente opposta al sound e all’atmosfera brillante e ballabile di big beat e french touch, il glitch ha rappresentato uno dei volti più avanguardisti e ricercati dell’elettronica degli anni ’90. Evolutosi man mano a partire dalla scena techno sperimentale nata attorno le etichette Force Inc, Ritornell e Mille Plateaux, questo genere ha finito per sfigurare completamente l’universo sintetico moderno spezzandone la sintassi, frammentandone le espressioni e trasformandolo interamente attraverso il ‘glitch’ (nient’altro che un bug, un errore di programmazione), paradigma di questa nuova, geniale estetica applicata al suono moderno (in ogni caso si tratta di una “filosofia” presente sin dai tempi delle sperimentazioni elettroacustiche di John Cage e compagni). A sua volta il glitch si suddivide in svariate correnti interne, a partire dal più ballabile glitch-hop – Scott Herren, Machinedrum, sperimentato anche dagli Autechre – e dal glitch minimale di Yasunao Tone e Alva Noto per finire con quello più ambient-technoide di Oval e Matmos, l’alienante elettronica industriale dei finlandesi Pan Sonic e il “cantautorato-glitch” di Christian Fennesz, personalità unica nell’aver saputo adattare l’estetica glitch all’ambient e alla chitarra elettrica, producendo uno dei linguaggi sperimentali più toccanti e ricercati degli ultimi anni.





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