Sziget Festival
12-16/08/2009 - Isola di Obuda - Budapest
Potremo definirlo più di un festival, molto più di una manifestazione musicale: il Sziget è una vera e propria esperienza sensoriale completa che ormai da diciassette anni si sta affermando come festival musicale internazionale estivo.





GALLERY DELL'EVENTO

 

La scenografica Budapest fa da cornice oramai storica all’evento e nemmeno il favoloso panorama visibile dalla Cittadella che presenta le due città (Buda e Pest) spaccate dal Danubio può equiparare lo spettacolo a cui si può assistere durante la settimana più calda dell’anno. A dire il vero il termine musicale non vuole assolutamente soffrire di protagonismo in quanto varie e diverse sono le manifestazioni che si alternano sull’intera isola di Obuda adibita a mega-campeggio per l’evento: sono presenti infatti spazi dedicati a mostre artistiche, rassegne cinematografiche, (mini)parchi giochi, sport estremi, cucina internazionale, stand con il marchandising più bizzarro.

Sicuramente il fulcro è rappresentato dai 13 palchi dispersi nello spazio disponibile di cui uno, l’Aftersziget, operativo (ed affollato) 24 ore su 24. Palchi da cui è possibile degustare qualsiasi tipo di pietanza sonora, molto spesso a tema, offrendo un palinsesto specifico per il proprio target di riferimento: jazz club, blues, reggae e musica africana, ambient, rock grazie al palco di MTV chiamato Headbangers Ball e ovviamente il Mainstage Nagyszìnpad che ha ospitato nomi altisonanti come tradizione Sziget insegna. Nelle giornate più calde infatti abbiamo potuto assistere a molteplici esibizioni tra cui: gli inglesi The Subways, primo show in Ungheria di sempre per loro, che stanno spopolando grazie al loro garage rock ed alla verve che portano con sé dal vivo (esplosiva in chiusura Rock & Roll Queen), un terzetto davvero energico all’altezza dei Franz Ferdinand; i Disco Ensemble autori di un rock molto più potente, a tratti punk rock a tratti metalcore pregno di effetti, che si sono esibiti in scioltezza davanti ad un pubblico davvero caloroso; i Danko Jones che come sempre hanno tenuto altissima la bandiera del Rock ‘N’ Roll regalando uno show unico durante il quale tutti si sono sentiti fan di D.J.; lo stesso vocalist ha inoltre scherzato con il pubblico prendendosi gioco degli organizzatori colpevoli di aver inserito troppa musica dance in scaletta (rivolgendosi ai presenti ha detto: “Hey, I’m at your side, I have a fucking guitar with me…I play Rock ‘N’ Roll!”).

Ma ovviamente la temperatura è salita ancora di più durante le esibizioni delle principali band attese: i Placebo, dopo un ingresso da super band con sessionisti di appoggio, hanno snocciolato tutti i loro successi di sempre, da Without You I’m Nothing a Special K compresa ovviamente la cupa Special Needs, dimostrando una forma fisica impeccabile caratterizzata anche dall’ennesimo cambio di look dell’androgeno cantante e da una esibizione priva di sbavature; stesso discorso per i Faith No More che siamo riusciti a goderci solo da lontano a causa del fiume di gente accorso e dai quali ci si poteva attendere “solo” una gran selezione di vecchi successi (soprattutto pescati da Angel Dust e da King For A Day... Fool For A Lifetime), a dodici anni dalla loro ultima fatica in studio (da annoverare il grande show di Mike Patton che ormai ha attraversato gli anni preferendo portare con sé le proprie corde vocali, ancora intatte, piuttosto che i neuroni). Altri show sicuramente degni di nota sono stati quello dei The Offspring che ha creato un’eruzione vulcanica tra il pubblico scaraventando riff in qualsiasi direzione e producendo un pogo praticamente continuo a suon dei loro cavalli di battaglia Pretty Fly (for a White Guy) e Why Don't You Get a Job? oltre che da The Kids Aren't Alright apprezzata dai più in veste live; ed inoltre hanno tenuto testa anche i Turbonegro che pur non avendo un album in uscita hanno riesumato la tournè di Retox ripresentanto fra tutte Do You Do You Dig Destruction, Turbonegro Must Be Destroyed, Get It on, The Age Of Pamparius, e la turbolenta I Got Erection che ha travolto tutti i dannati presenti; peccato solo per i primi successi abbandonati in questa occasione.

Da segnalare, per dovere di cronaca, anche qualche band sottotono non tanto per esecuzione (il cantante ha dato prova di una grande dimestichezza vocale) ma piuttosto per incongruenza in scaletta: stiamo parlando dei Manic Street Preachers che non erano molto tarati sul pubblico del Sziget riuscendo a toccare i minimi storici di adrenalina presente durante la pacata Motorcycle Emptiness.
Un’esperienza che a tratti (qui rischio di esagerare) potrebbe ricordare Woodstock e che come tale è in grado di cambiare la vita di molti. Da provare.

Marcello Zinno

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