Nile
27/09/2005 - Rolling Stone - Milano
Dopo l'sucita dell'ottimo Annihilation Of The Wicked, il gruppo statunitense ritorna nel capoluogo lombardo e dà vita ad uno show assoltamente fuori dalle righe.




In una calda serata di fine settembre ci apprestiamo, davanti ad un poco gremito Rolling Stone, a gustarci un concerto all'insegna della brutalità più estrema condita con copiose dosi di genialità. Dopo il cambio di location del No Mercy, che aveva fatto arrabbiare non poco i fan nord-italiani della band della coppia delle meraviglie Sander/Toler-Wade, i Nile si ripresentano in una caotica Milano per riproporci dal vivo la loro ultima fatica, quel Annihilation Of The Wicked considerato da molti la miglior uscita in campo Death metal del 2005.
Attorno a questo show erano nate notizie, poi rivelatesi infondate, su una mega partecipazione di gruppi di fama mondiale come Behemoth, Incantation ed Hate Eternal. In parte a causa di problemi famigliari e lavorativi che hanno bloccato alcune band e in parte per mala-informazione (non si sa quanto casuale...), le live sessions in programma si erano ridotte alle prove degli italiani Hour Of Penance e dei belgi In Quest. Per problemi di cui ancora non si sa nulla, però, il gruppo romano non si è esibito, facendo attendere gli stanchi fan al di fuori del locale per oltre tre quarti d'ora in più rispetto all'orario prefissato.

Poco dopo l'apertura dei cancelli inizia il concerto vero e proprio: sul palco salgono gli In Quest, il gruppo una volta capitanato da Sven, cantante dei connazionali Aborted. E le somiglianze con la ben più famosa band, però, sono veramente troppe. La tecnica dei musicisti non si discute, ma in parte per i suoni non molto all'altezza e in parte per la proposta alquanto ripetitiva, i Nostri non riescono a smuovere un pubblico freddo e tendono col passare dei minuti ad essere troppo noisi. L'impegno c'è e la prova, soprattutto del batterista, è da sottolineare, ma il misto di brutal, thrash e hard-core non convince appieno: troppa ripetitività ed un sound generale senza sfumature e a volte banale. Nulla di eccezionale insomma.

Ma la portata principale non è ancora in tavola. Qualche minuto più tardi ecco apparire i Nile al completo alle prese con un sound-check fatto senza l'aiuto di roady, cosa non più molto comune di questi tempi. Con l'umiltà, la tranquillità e la professionalità che li hanno da sempre caratterizzati, i quattro americani si apprestano a demolire le nostre orecchie e infatti a seguito di qualche sfuriata di Kollias e qualche prova di growl, le luci si spengono, la tensione sale e le note di Dusk Upon The Temple... (intro di Annihilation Of The Wicked) fanno scoppiare un assordante boato dal pubblico eccitatissimo. Appena conclusa questa breve strumentale, le chitarre iniziano a fischiare e veniamo completamente devastati dall'inizio di Blessed Death: l'impatto toglie il fiato, Kollias marcia come un inarrestabile carro armato, Sander con il suo carisma (e la sua mole...) macina note ad una velocità mostruosa seguito da un Tore-Wade gran timoniere della malefica flotta. A sopresa il giovane Joe Payne (appena ventenne), incaricato di sostitutire l'imgombrante figura di Vesano, convince ogni secondo sempre di più, preso in un head bagging continuo, intervallato solo dalla sua voce cavernosa nelle parti cantate. Impossibile descrivere le emozioni provate, impossibile restare fermi davanti a tanta brutalità. Appena le nostre malaugurate orecchie si abituano al muro sonoro generato, ecco che i Nostri continuano a distruggere, come una perfetta macchina da guerra, tutto ciò che incontrano sulla loro strada: Excration Text e Smashing The Antiu danno prova di quanto la band sia in forma e di come il batterista greco possa confrontarsi senza problemi con l'enorme Laureano. E' ora, quindi, dell'ultimo album: il quartetto Cast Down The Eretic, User-maat-re, e Sacrifice Unto Sebek dimostrano senza ombra di dubbio che se su disco le canzoni di Annihilation... sono una vera e propria opera, dal vivo rendono in maniera incredibile. Non una sbavatura, non un momento sotto tono e dopo una certa freddezza iniziale il gruppo è completamente padrone del palco. I pezzi veloci e tiratissimi sono ovviamente uno dei punti forti (grazie anche alle indiscutibili doti tecniche) dei Nile, ma tutta la loro genialità si mostra nelle parti più cadenzate ed epiche. Così Sarcophagus è da brividi, con il pubblico che canta seguendo dei sorpresi Sander e Toler-Wade, che in più occasioni sorridono e ringraziano. Manca poco alla conclusione del concerto. Kheftiu Asar Butchiu e Annihilation Of The Wicked ci preparano, con applausi scroscianti dalla platea, al finale classico, ovvero Black Seed Of Vengance. Dopo aver confermati di saperci fare con le linee di Laureano, Kollias ci da la prova del nove eseguendo le intricate e difficili battute di Roddy. Il finale è stato poi affidata ad una canzone di cui sinceramente nessuno di noi ha saputo riconoscere il titolo.

Allora, considerazioni finali: grandissimo gruppo, grandissimi musicisti, grandissimo concerto. Impeccabile sotto ogni punto di vista, coinvolgente come non mai. Difficile trovare un difetto. E' ormai inutile negarlo: i Nile hanno superato tutta la concorrenza e senza dubbio alcuno possiamo accreditarli come incotrastati "faraoni" del Death metal mondiale.

P.S.: tanto per aumentare l'invidia di chi non c'era o di chi non ha avuto la mia stessa fortuna, a conclusione di una serata perfetta mi sono anche appropiato di una delle due bacchette che Kollias a gettato sul pubblico. Ora in camera mia c'è una nuova reliquia.

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