Elements of Rock 2006
21-23/04/2006 - Stadthofsaal Uster (Svizzera)

RockLine.it presente anche all'Elements Of Rock, uno dei più importanti festival di rock & metal cristiano d'Europa. Ottimi gruppi, ambiente fantastico e tanto divertimento, per due giorni fantastici nel cuore della Svizzera tedesca.

Nella splendida cornice del lago di Zurigo e più precisamente ad Uster, prende luogo l'Elements Of RocK ovvero il festival di musica cristiana che, con grande eterogeneità, da spazio a tutte le derivazioni del genere: dal Gothic fino al Black, passando per l'Heavy e il Thrash. Senza ovviamente dimenticarsio di alcune vecchie glorie più tipicamente Hard Rock.
Una piccola precisazione/premessa: pur rimanendo nell'organizzazione, nella scelta dei gruppi e in generale nell'ambiente un festival cristiano (fortemente protestante per l'esattezza), l'Elements Of Rock rimane comunque anche un ottima occasione anche per chi non è molto interessato alla questione spirituale, dato il livello di qualità incredibile dei vari show.

I concerti della prima giornata iniziano alle sette di sera (caratteristica questa che permette di ammirare la vastita di cd di gruppi christian messi in vendita), ed ad aprire le danze troviamo i Brutal Martityum, gruppo di giovanissimi ragazzi Ticinesi che hanno il compito si scaldare il primo pubblico. Il genere che propongono è un buon misto tra Death e Thrash, debitore di gruppi come gli Slayer e con un cantato estremamente gutturale. Riff d'impatto e una voce che non si dimentica. Purtroppo i suoni sono i peggiori mai sentiti dal genere umano: all'inizio le chitarre non esistono e la situazione fa fatica a migliorare. Insomma le solite problematiche legate al fatto di essere i primi a suonare. Al di la di questo però rimane la buona prova dei cinque, forse un pò troppo legati sul palco (e sicuramente non aiutati dai suoni), ma l'occasione sicuramente avrebbe agitato chiunque.

Subito dopo, sulla scena troviamo i norvegesi Frosthardr, christian unblack metal band dai toni ovviamente freddi ed oscuri. Il loro show è veramente ottimo: grande presenza sul palco (da parte di tutti i componenti), suoni taglienti e nessuna sbavatura. Le canzoni proposte non si distaccano molto dai canoni del Black più classico, in particolare quello norvegese, diviso tra velocità e tempi lenti e cadenzati. Sicuramente la teatralità sia del genere che del frontman Jokull giocano a loro favore, ma visto che questo non basta i quattro scandinavi ci deliziano anche con una bella spruzzata di neve finta: effetto assicurato e scenografia che guadagna in bellezza. Idea magari banale, ma intelligente, che rende ancor più interessante lo show.

Ovviamente, come in succede spesso hai festival, le sorprese non mancano e sono ben augurate se piacevoli. E' il caso degli ucraini Holy Blood. Dediti ad un folk metal cantato nella loro lingua madre (quindi anche questo abbastanza comune tra i gruppi del nord europa), sul disco sembrano una band mediocre, ma dal vivo cambiano pelle, riuscendo a coinvolgere e divertire grazie al loro metal potente e melodico. Impossibile resistere alla tentazione di muoversi, il ritmo tipicamente trascinante del folk colpisce duro e supportato dalla distorsione delle chitarre trasforma la folla in una massa danzante. Gli Holy Blood propongono praticamente ogni traccia dei loro due dischi (The Wanderer e The Wave Are Dancing) e il concerto si trasforma in una vera e proprio festa. Sicuramente ad alzare il livello di spettacolarità ci pensa Slava, polistrumentista che alterna flauti, pifferi e una strana cornamusa, scatenandosi allo stesso tempo sul palco. Quindi un gruppo che in parte sorprende, dato che non era tra quelli più attesi in assoluto. Da rivedere in ogni situazione.

E' giunto il momento quindi del gruppo più atteso della serata: Rob Rock, storico cantante heavy metal americano che fu anche di band come Impellitteri e Axel Rudi Pell, si presenta con la sua band e forte di un disco (Holy Hell) veramente fenomenale e da poco uscito, mette in mostra tutta la sua bravura, tanto da meritarsi gli applausi a non finire dei molti fan arrivati per lui. La miscela è di quelle più esplosive: ottimo heavy metal in stile tipicamente statunitense, con buone dosi di melodia, arricchito dalla voce pulita e potente di Rob e dai virtuosismi del chitarrista Carljohan Grimmark (anche nei Narnia). Uno show formidabile, che dimostra una volta di più le capacità di questo cantante. Grande coinvolgimento da parte del gruppo e pubblico in visibiglio. Tra le canzoni migliori si possono ricordare Judgment Day e Rock The Earth, senza dimenticare Slayers Of Souls. Una particolarità: anche se headliner della prima giornata, i Nostri non hanno l'onore di chiudere la serata; infatti come da tradizione germanica, vengono seguiti da un altro gruppo (di minor importanza) che si occupa di rendere più agevole l'uscita del pubblico. Una cosa abbastanza interessante, a cui noi italiani non siamo abituati.

Come anticipato prima, a concludere la prima giornata troviamo i Dividing Line, gruppo anch'esso svizzero e dedito ad un gothic metal alquanto melodico e mischiato con element dark. Estremamente teatrali (il look del tastierista ne è la prova), dimostrano un'ottima preparazione tecnica, soprattutto la bassista, e una buona presenza sul palco. Ovviamente le canzoni proposte non si distaccano di molto dai canoni del genere e il loro show passa un pochino inosservato tra gli stanchi fan rimasti troppo colpiti dalla prova di Rob Rock. Forse sfortunati nella posizione in scaletta, forse inadatta ad un festival così potente, finiscono nel dimenticatoio subito dopo la fine dello spettacolo.


Il secondo giorno si apre con tante iniziative attraenti, in parte dal carattere puramente spirituale e altre invece di interesse generale, come la splendida multi-conferenza stampa tenutasi nella Chiesa Evangelica Riformata di Uster e con protagonisti Rob Rock, Christian Rivel (Narnia), Fedor (Holy Blood), Larry Farkas (Once Dead) e alcuni organizzatori. Tre quarti d'ora abbastanza interessanti che passano attraverso veri e propri atti di evangelizzazione, fino a situazioni divertenti anche dovute alla doppia traduzione in tedesco.

Dopo un paio di ore, però, ci si appresta di nuovo nelle vicinanze dello Stadthofsaal per assistere all'inizio del concerto. Il compito di aprire la giornata musicale è affidato ai tedeschi Saphena, promotori di un metal-core chiaramente influenzato dalle band di punta del genere, Killswitch Engage su tutte, ma anche con qualche piacevole spruzzata di pseudo industrial molto vicino ai Fear Factory. Con alle spalle un solo album (Das Leben Wird Zu Glas), i cinque teutonici colpiscono per la potenza e l'energia con cui suonano. Ottimi i suoni e la voglia di fare, che ci fa dimenticare il cantato in tedesco abbastanza incomprensibile. Canzoni un pò troppo simili le una alle altre, ma applausi comunque per una giovane e coinvolgente band.

A seguire sale sul palco un altro importante gruppo della scena christian, molto atteso da quasi tutti i fan: si tratta degli Immortal Souls, band finlandese che mischia death melodico e black abbastanza sinfonico. Molte sono quindi le affinità con i connazionali Children Of Bodom del primo periodo. Strano caso però lo show del quartetto finnico è quello che delude di più, non solo per un problema tecnico fastidioso che ritarda l'esibizione e ne anticipa la conclusione, ma anche per l'atteggiamento del gruppo, un pò troppo distante e a tratti annoiato. Da sottolineare che nel corso del festival sono gli unici a non condere bis. Per di più le canzoni, molto ripetitive, non colpiscono il pubblico, lasciando in tutti un enorme senso di insoddisfazione per l'esibizione. Un miglioramento sarebbe auspicabile in sede live.

Dopo il metal estremo, spazio alla melodia più ottantiana grazie ad una delle band sicuramente più famose ed affermate nell'ambito white: i Mad Max e il loro hard-rock melodico invadono il palco e coinvolgono la folla come se avessero ancora ventanni. Tutto lo show è improntato sulle caratteristiche basilari della band: buona tecnica chitarristica (soprattutto per quanto riguarda il cantante Micheal Voss), riff melodici e ben costruiti, capaci di fissarsi nella mente, voci pulite e classico spettacolo in stile anni '80. Divertenti e coinvolgenti, sono l'anima più rock di un festival improntato soprattutto sul metal vero e proprio. Forti del loro buon ultimo lavoro (Night Of The White Rock), i Mad Max viaggiano a ritroso nel tempo, intrattenendo i fan con pezzi come To Hell And Back Again o la dolce Hope To See You e allestendo anche un mini set acustico di forte impatto. Un riscoperta, dato che la band è in attività dall'82, che tutti quanti hanno gradito ed apprezzato.

Altro grande nome super atteso è quello dei Once Dead, thrash metal band in puro stile newyorkese, che da poco ha acquisito questo monicker, ma che negli anni ottanta era conosciuta col nome di Vengeance Rising. Questo a causa dello split con lo storico cantante Roger Martinez (detentore dei diritti sul nome), prontamente sostituito con una vera forza della natura come Scott Waters (anche negli Ultimatum).E i sei musicisti (ebbene si, tre chitarre) fatto letteralmente esplodere l'edificio, perchè la loro carica, punto di forza del genere, colpisce tutti quanti e le canzoni, un misto tra Overkill, Nuclear Assault ed Anthrax, fanno muovere la testa più e più volte. Vengono riportati in auge i vecchi classici (Human sacrifice, Once Dead, White Throne, He’s God, Frontal Lobotomy), per un'esibizione energica e potente.

Siamo giunti quasi a conclusione del festival, ma all'appello manca ancora il nome forse più importante e rappresentativo: quello dei Narnia, vera e propria icona del christian metal, trascinati dall'evangelizzatore Christian Rivel, energico e bravissimo singer di una band con i controfiocchi. Il loro è un power dalle tinte heavy, fortemente influenzato da artisti come Malmsteen e in generale dal metal melodico nord euorpeo. Il loro show è ricco di svariati elementi, divertente e coinvolgente. Alcune facce note sul palco insieme al rasato cantante: Carljohan Grimmark e Andreas Olsson, rispettivamente chitarrista e bassista anhe di Rob Rock, cha ancora di più dimostrano al loro professionalità e bravura. L'esibizione degli svedesi si concentra sull'ultimo album da poco uscito nei negozi, Enter The Gate, e sui precedenti ep attraverso vari brani, classici o meno, come The Countdown Has Begun o What You Give Is What You Get, per arrivare fino alla conclusiva ed acclamata Long Live The King. Un concerto improntato quindi sugli elementi che contraddistinguono la band, ovvero la melodia unita alla potenza di una base power. Tra i più attesi, insomma, che non tradiscono i fan accorsi a vederli.

A concludere veramente i due giorni di concerti troviamo gli Inevitable End, dalla Svezia con furore e soprattutto con una carica di sano death-thrash tipicamente scandinavo, tutto muscoli e potenza. Band assolutamente giovane ma ben preparata, che pecca forse in innovazione ma non in energia e presenza sul palco. I quattro sono piacevolmente colpiti dalla partecipazione del poco pubblico rimasto (come la sera precedente, il gruppo viene usato perfar uscire con calma le persone) e quindi si scatenano in head banging a ritmo coi fan. Nulla di nuovo, tutto un pò ripetitivo, citazioni che vanno dagli At The Gates fino agli Hatesphere, ma comunque apprezzabili e squisitamente coinvolgenti.

Così si conclude la nostra mini avventura in terra svizzera. Ci sono solo parole di elogio per questo Elements Of Rock: ottime band, ottima organizzazione, voglia di fare incredibile e soprattutto un rapporto con i musicisti che ci si può scordare da qualsiasi altra parte. Unico inconveniente: il cibo abbastanza disgustoso, digerito solo grazie a grandi dosi di buona birra. Ma sapete, questo è un commento da italiano amante della cucina...

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