Voto: 
5.0 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Autoproduzione
Anno: 
2010
Line-Up: 

- Elias Bertini - voce, chitarra, pianoforte
- Mattia Stefanini - batteria
- Gian Andrea Costa - basso

Tracklist: 

1. Silly Lilly
2. Los Angeles Is Burning
3. Cherry Blossom
4. Monday Funday
5. Welcome To The Moon
6. My Black Guitar
7. Boom Boom Baby
8. Sergeant Dylan Sand
9. Sergeant Dylan Sand
10. Coloured Wall
11. Words

Zero in On

Silly Lilly

Originario di Locarno, il trio degli Zero In On rappresenta una delle realtà dell’underground svizzero che ha saputo riscuotere ottimi responsi negli altri Paesi europei, guadagnandosi nel 2005 l’entrata del proprio singolo Surrounding The Sea nella compilation della prestigiosa catena di negozi di musica FNAC. Lo stile della formazione, giunta ormai al terzo album di studio con Silly Lilly, affonda le proprie radici in un Pop-Rock fortemente contaminato da molteplici tradizioni, quali la contemporanea sensibilità Indie o una certa attitudine Post-Punk di britannica memoria.

Sebbene il look della band, volutamente sospeso nella dimensione tipica dell’Emo di stampo commerciale, possa risultare discutibile, le soluzioni stilistiche impiegate dagli Zero In On per il terzo capitolo discografico non appaiono del tutto prive di personalità.
Silly Lilly costituisce infatti un’opera variegata, come dimostra il binomio d’apertura title-track - Los Angeles Is Burning, di cui il primo brano si erge come un tributo al Punk d’autore e il secondo conserva un sapore retro’ di notevole effetto.
In equilibrio poi tra le tensioni teatrali di Cherry Blossom e le divagazioni simil-Placebo di Monday Funday e Welcome To The Moon, si snoda un album dalla qualità altalenante e spesso troppo votato alla logica del successo commerciale.
Tralasciando l’ordinario monologo stile ballad di My Black Guitar, non si può che constatare l’estrema somiglianza di Boom Boom Baby con i meandri solcati dai Muse, prima di immergersi in un esperimento dai toni più folcloristici raffigurato dalla nona Sergeant Dylan Sand, attraversata trasversalmente da splendide sezioni di ottoni.
Più si procede nell’ascolto di Silly Lilly, più però risulta complicato inquadrare stilisticamente la formazione elvetica, in quanto il sound si conferma una commistione non mediata di registri diametralmente opposti, che a volte faticano ad affiorare in modo coeso.

Se i primi due album degli Zero In On, non ancora resi disponibili al pubblico italiano, si erano dimostrati come degli episodi degni di nota per la loro sottile vena a cavallo tra Pop e Rock, così non si può parlare di Silly Lilly, poiché troppi sono i passaggi disomogenei che faticano a realizzare un filo conduttore nell’opera. Il trio di Locarno dovrebbe quindi focalizzarsi su una parte delle proprie influenze, abbandonando anche quella patina commerciale che copre l’anima della band.

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