Voto: 
9.0 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Genere: 
Etichetta: 
Rykodisc
Anno: 
1972
Line-Up: 

- Frank Zappa - Chitarra, Direction
- Frank Zappa's Orchestra - Tutti gli strumenti

Tracklist: 

1. For Calvin (And His Next Two Hitch-Hikers) - 6:06
2. The Grand Wazoo - 13:20
3. Cletus Awreetus-Awrightus - 2:57
4. Eat That Question - 6:42
5. Blessed Relief - 8:00

Frank Zappa

The Grand Wazoo

Fare l'ennesima introduzione a quel genio incommensurabile che porta il nome di Frank Zappa sarebbe a dir poco inutile, si ripercorrebbero sempre le solite parole dato che il compositore italo-americano è stato forse l'artista positivamente più aggettivato di tutta la storia della musica contemporanea. Dopo i vari indelebili capolavori (Hot Rats, Uncle Meats, Absolutely Free, Freak Out) Zappa non perde un secondo del suo tempo e a brevissima distanza (si tratta di qualche mesetto) dall'altra perla Waka/Jawaka, compone col supporto d'un orchestra monumentale The Grand Wazoo, un'altro capolavoro che esce fuori da qualsiasi schedatura musicale. Mi verrebbe da considerarlo come progressive rock, ma non basta perchè in questo disco jazz, classica, psichedelica e chi più ne ha più ne metta si miscelano in maniera a dir poco ipnotica ma comunque esaltante, da far rizzare i capelli in testa.

Il disco sfoggia i 13 minuti dell'omonima The Grand Wazoo, in cui archi, corni, chitarre, sassofoni, fiati, percussioni e moog si legano compattandosi in una struttura di base indistruttibile, movimentata, dinamica e sempre estremamente coinvolgente per la sua capacità di abbagliare. Zappa, supportato da questa titanica "rock-orchestra" si sbizzarisce nel dirigere sfuriate strumentali davvero fulminanti, slega il suo estro infatuando qualsiasi cosa incontri costruendo un giardino di perle dorate. L'intro ipnotico e psichedelico della opener For Calvin porta invece su sponde più calme e controllate, ma non per questo meno sperimentali; sono infatti moltissimi i virtuosismi compositivi che rendono questa canzone superba. Con Cletus Awreetus Awrightus invece si prosegue nell'atmosfera della title-track, quindi saranno di nuovo i soliti mastodontici insiemi di archi, fiati e chitarre ad ammaliarci con la loro potenza inenarrabile. Ogni secondo che passa è un colpo che Zappa ci infligge lasciandoci a terra per la sua forza, tra una risata divertita e un'espressione sbalordita per ciò che alle nostre orecchie giunge.

Il disco prosegue senza presentare nemmeno un minimo di calo ritmico, sono infatti le note e i battiti della maestosa Eat That Question ad accompagnarci ancora in tale pianura sulla quale si combatte questa suprema battaglia di strumenti che corrono, balzano e volano tra stacchetti jazz e orchestrazioni tipicamente classiche, passando per refrain decisamente rock-oriented e riff dalle venature psichedeliche. La base ritmica di ogni canzone è qualcosa di allucinante per la propria struttura, dinamica e folle e soprattutto per come vien suonata dal mitico Ansley Dunbar che davvero non sa cosa voglia dire la voce "fermarsi", e tutto ciò è perfetto per Zappa che in questo disco ha impresso con una classe sopraffina i suoi lati più folli e sperimentali sotto il profilo compositivo e registico (nulla a che vedere però con Jazz From Hell che è forse uno degli album più schizofrenici della storia della musica).
Si arriva così alla conclusiva Blessed Relief, una vera perla di melodie sublimi arrangiate perfettamente e amalgamate l'un l'altra senza un minimo errore. I soliti refrain di fiati vengono seguiti da stacchetti meno orchestrali ma sempre superbi, accompagnati dal solito ritmo jazz che per tutto il disco si propaga come una piccola goccia in un lago, sino a terminare senza lasciar più traccia della sua scia.

In questo disco Zappa ha, diciamo, messo da parte i suoi assoli e le sue frenesie chitarristiche per soffermarsi più su una composizione orchestrale e monumentale, e dato che il compito gli è riuscito quasi alla perfezione, non si possono non cantar le lodi per questo lavoro che, come tutti gli altri della sua carriera, rappresenta l'ennesima testimonianza che Francis Vincent Zappa, nato il 21 Dicembre 1940 a Baltimora, è il più grande artista che la musica abbia mai conosciuto in tutta la sua esistenza.
Consigliatissimo soprattutto a chi voglia farsi un'idea di cosa voglia dire la parola "orchestral-rock". Un'altro capolavoro di musica universale. Superbo, come al solito.

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