Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Jacopo Prada
Genere: 
Etichetta: 
No Colours Records
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Aramath - voce, tutti gli strumenti


Tracklist: 

1. Intro (02:22)
2. Voices Of Pagan Mountains (15:47)
3. Strains Of Eternal Sorrow (12:20)
4. Wintertevu - Aktiekrant (01:48)
5. Fire Of Our Swords (13:06)
6. Outro (02:10)

Woodtemple

Voices Of Pagan Mountains

Era il 1999 quando i Woodtemple, ad un solo anno dalla nascita, esordivano con il loro primo demo, stampato in sole ottantotto copie, tutte numerate a mano. Sword Of Hate permise alla band austriaca di firmare un importante contratto discografico con la No Colours Records, la quale pubblicò quindi i due full length successivi: The Anger Of The Wind (2002) e The Call From The Pagan Woods (2004). L’anno passato vide invece l’uscita dell’interessante EP Hidden In Eternal Shadow, composto da due tracce soltanto, ma dalla durata complessiva di quasi trenta minuti. Nel 2006 vede finalmente la luce il terzo album della one man band originaria di Steyr: Voices Of Pagan Mountains. Per l’occasione Aramath ha deciso di prestare particolare attenzione all’artwork del disco, che risulta quindi davvero curato ed in perfetta sintonia con la proposta musicale dell’opera.

Sono ormai un marchio di fabbrica i due pezzi che aprono e chiudono l’album: Intro e Outro. Proprio come su Feel The Anger Of The Wind e The Call From The Pagan Woods le due brevi canzoni trasportano l’ascoltatore in terre lontane, dove gli dei pagani regnano sovrani da migliaia di anni. I Woodtemple hanno come caratteristica principale quella di scrivere brani davvero lunghi, praticamente sempre sopra i dieci minuti. Il nuovo album non rappresenta certo un’eccezione in questo campo e la titletrack lo dimostra benissimo. Voices Of Pagan Mountains, oltre ad avere infatti una lunghissima durata, somiglia nel sound alle canzoni contenute in Hidden In Eternal Shadow. Black Metal cadenzato, evocativo, ricco di spunti melodici come le chitarre acustiche: questo in poche parole quanto proposto dai Woodtemple. Lo screaming di Aramath è assolutamente sgraziato, crudo, in leggero contrasto con gli elementi orecchiabili presenti nelle varie tracce dell’album. Le influenze Folk sono piuttosto evidenti ed è specialmente grazie a queste che Voices Of Pagan Mountains risulta davvero evocativo. L’ascoltatore viene catturato e nella sua mente rivivono antichi tempi andati per sempre.

I testi dell’album sono tutti incentrati sul Paganesimo e sull’anticristianesimo, come d’altronde quelli della maggior parte delle band targate No Colours Records. Minime invece le differenze puramente musicali fra i brani, ad esclusione di uno. A spaccare in due il disco c’è infatti Wintertevu – Aktiekrant, pregevole composizione strumentale che interrompe momentaneamente il violento Black Metal dei Woodtemple. L’eccessiva durata dei pezzi, compresi Strains Of Eternal Sorrow e Fire Of Our Swords, potrebbe spaventare qualcuno, ma non c’è alcun pericolo: le canzoni sono tutte molto articolate e non sta certo nel singolo pezzo il problema. Difatti, il principale difetto di Voices Of Pagan Mountains è rappresentato da una sottile ed apparente ripetitività fra una song e l’altra. Questa caratteristica potrebbe portare a due reazioni opposte: l’abbandono immediato del disco, colpevole di essere troppo monotono, oppure una maggiore attenzione durante l’ascolto, in modo da cogliere anche le peculiarità più nascoste, così da rivalutare in positivo l’opera. Tale particolarità rende Voices Of Pagan Mountains adatto esclusivamente agli amanti del Black Metal, non certo ai novizi che intendono avvicinarsi al genere.

Voices Of Pagan Mountains appare in definitiva come la migliore pubblicazione discografica dei Woodtemple. Cambia poco rispetto ai dischi del passato, ma si percepisce comunque un incessante e decisivo miglioramento, sia a livello tecnico che compositivo, da parte di Aramath. Lentamente la band austriaca sta ricalcando le orme di band quali Graveland (guarda caso sotto contratto proprio presso la No Colours), con i quali sembra anche condividere il credo politico ed ideologico. Inoltre, ad un paese come l’Austria, dove le scena Black non è poi tanto rigogliosa, non può che giovare un uscita del genere. Questa dimostra infatti, come già affermato, il lento ma continuo progresso dei Woodtemple, i quali potrebbero presto entrare a far parte dei gruppi di punta del Pagan Metal e, se si esclude chiaramente la Scandinavia, addirittura del Black europeo.

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