Voto: 
5.0 / 10
Autore: 
Roberto Boasso
Genere: 
Etichetta: 
Behemoth Productions
Anno: 
2004
Line-Up: 

- Thurlokh - voce, chitarra, basso, batteria



Tracklist: 

1. Join the legions (05:24)

2. Moonfields (04:00)

3. Wizard of Black Winds (04:08)

4. To the Cold Void of Time (03:18)

5. Led by Blazing Eyes (03:59)

6. In His Name, for His Glory (04:23)

7. Cold Inside (03:18)

8. New Era Has Risen (04:37)

9. Massgrave (04:20)

10. Thy Flame (04:52)

Wolfthorn

Cold Inside

I Wolfthorn, one man band tedesca guidata da Thurlokh, arrivano alla soglia del terzo album (più vari demo) e ci propongono un Black Metal vecchio stile, costituito da tempi veloci, riff taglienti e produzione scarsissima. L’originalità insomma non è il punto forte del gruppo, ma il Black insegna che anche senza proporre nulla di nuovo si possono sfornare grandi album, come certe recenti uscite, ma i Wolfthorn purtroppo non fanno parte di tale categoria. Le dieci tracce di questo Cold Inside, infatti, sono composte davvero male, con riff quasi sempre anonimi, batteria con un suono pessimo e uno scream che certo non aiuta a migliorare il livello delle canzoni. I ritmi non sono sempre a velocità massima, spesso rallentano, ma anche variando i tempi si raggiunge una tale ripetitività che difficilmente riuscirà a non annoiare anche gli ascoltatori più attratti dal raw.

Si parte con Join The Legions, che, dopo un avvio davvero pessimo a tutta velocità, migliora con il rallentamento dei ritmi, e si riescono anche a trovare ottime melodie, probabilmente le più interessanti di tutto il disco. Il problema di questo brano è sicuramente la costanza, visto che alterna solo due riff di cui uno, quello iniziale (che poi verrà ripreso alla fine), di qualità bassissima, mentre quello della parte centrale è ottimo. Troppo poco però per farne un capolavoro, anche se si tratta forse della miglior traccia di tutto l’album.

Anche la successiva Moonfields, pur non brillando di grande qualità, riesce a non essere inascoltabile, anzi, i riff in questo caso sono buoni, e più continui rispetto all’opener, visto che qui nessuno è eccellente ma non se ne trovano neanche troppo scarsi, come invece accadeva nella traccia precedente. Ma il problema è un altro: le melodie sono troppo simili a quelle di Join The Legions, e un po’ di tutto il disco, rendendo difficoltoso anche il riconoscimento dei vari brani.
Dalla terza traccia in poi però finiscono quasi completamente anche buoni spunti ascoltati nelle prime due, in favore di melodie noiose e ripetitive. A parte forse la quinta Led By Blazing Eyes, dove si trovano alcuni riff mediocri, gli altri brani sono inutili riempitivi, che risultano difficili anche da ascoltare completamente, vista la grande monotonia. Si risale leggermente di livello con le ultime tre canzoni, provenienti però da vecchie registrazioni, dove, nonostante la produzione sia ancora peggiore, si trovano spunti più interessanti, ma comunque insufficienti.

Insomma, un album che può piacere solo agli amanti del Black Metal più grezzo e minimalista, ma gli altri ascoltatori è meglio si gettino nei tanti lavori migliori di questo, usciti negli ultimi tempi.

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