Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Gravenimage
Genere: 
Etichetta: 
DCA Recordings/Frontiers
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Alex Koch - voce

- Lou St Paul - chitarra, basso

- Mark Cross - batteria




Tracklist: 

1. Seal the Light

2. Spark To Flame

3. The World

4. Dead Faith

5. Catching The Sun

6. Remember To Forget

7. Burning Bridges

8. Waves Of Fury

9. Despise The Lie

Winters Bane

Redivivus

Chi conosce i Winters Bane li ricorda per lo più come la band che lanciò Tim “Ripper” Owens sulla scena (e in seguito se lo fece rapidamente rubare dai Judas Priest) senza contare il posto di rilievo avuto nel risollevare le sorti del metal americano assieme ad Iced Earth e pochi altri. E dopo la pubblicazione di un album, Heart Of A Killer che faceva sperare in grandi cose per il futuro, la band precipitò, riuscendo, nel ’97, a pubblicare un album bruttino titolato Girth, e i suoi problemi, soprattutto di line up, non sono terminati che con questo terzo Redivivus, che proprio dal titolo vuole affermarsi come un grande ritorno sulla scena. Ormai dell’ensemble originario è rimasto solo il fondatore Lou St Paul, che può avvalersi dell’aiuto dell’ex Helloween Mark Cross e del singer tedesco Alexander Koch.

Che il cantante non sia all’altezza di Ripper è abbastanza prevedibile, tuttavia il nostro compie con dovizia il suo lavoro, e la perdita di Tim è un trauma finalmente superato. Rimane, ad ogni modo, una piccola punta di curiosità: cosa sarebbe uscito se le buone canzone fossero state interpretate dall’attuale Iced Earth? Ma andiamo a dare un’occhiata più da vicino a questo Redivivus. L’album propone un classico Power Metal americano, che a volte sconfina in influenze derivate da realtà più europee e altre si permette qualche incursione nell’universo Thrash, senza peraltro snaturarsi, tenendo sempre fermo il legame col passato, in particolare con band con mostri sacri del calibro di Judas Priest. Ottima l’opener Seal the Light, che apre subito con un grande assolo, accompagnato dalla scatenata batteria. Qui è il Power Metal che domina, con tempi veloci e una certa melodia di fondo. Ma i nostri fanno sul serio, e il proseguo, Spark To The Flame, è un tributo al Metal made in USA ottantiano, con una breve parte centrale selvaggiamente ammiccante al Thrash di vecchia data. Il buon Koch svolge un lavoro di tutto rispetto e si fa apprezzare sempre di più, dando la sensazione di essere uno che, specialmente dal vivo, sa come comportarsi, ed è impeccabile la performance di St Paul, preciso e diretto nell’esecuzione degli ottimi riff concepiti. Veramente notevole anche la terza traccia, The World, più europea (tedesca per essere precisi) e vicina anche ad alcune soluzioni maideniane in qualche passaggio. A St Paul non va di sprecarsi in giochi di prestigio con la chitarra, ma predilige la precisione e l’incisività, pur concedendosi qualche fraseggio più sofisticato, specialmente e sovente in apertura, come nella bella Catching The Sun, che unisce, ad esempio, la potenza americana alla Iced Earth alle aperture melodiche europee. Non mancano, come in Remember To Forget o la successiva Burning Bridges, richiami al Metal più classico, che fanno apprezzare enormemente l’ascolto. Dunque un prodotto di qualità, un viaggio nel passato fatto con stile e consapevolezza. I nostalgici, i metalheads più genuini, avranno di che gioire.

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