Voto: 
7.9 / 10
Autore: 
Salvo Sciumè
Genere: 
Etichetta: 
Polydor
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Pete Townshend - chitarra, tastiera, seconda voce
- Roger Daltrey - voce, armonica
- John Bundrick - tastiere, piano, cori
- Zak Starkey - batteria
- Simon Townshend - chitarra ritmica, cori
- Pino Palladino - basso, cori

Guests:
- Peter Huntington - batteria
- Stuart Ross - basso
- Rachel Fuller - tastiere
- Jolyon Dixon - chitarra
- Lawrence Ball - elettronica
- Billy Nicholls - cori


Tracklist: 

1. Fragments
2. Man In A Purple Dress
3. Mike Post Theme
4. In The Ether
5. Black Widow's Eyes
6. Two Thousand Years
7. God Speaks, Of Marty Robbins
8. It's Not Enough
9. You Stand By Me
10. Sound Round
11. Pick Up The Peace
12. Unholy Trinity
13. Trilby's Piano
14. Endless Wire
15. Fragments Of Fragments
16. We Got A Hit
17. They Make My Dream Come True
18. Mirror Door
19. Tea And Theatre

Who, The

Endless Wire

Formati nel 1964, con oltre quarant’anni di carriera alle spalle e ben undici album in studio, se non si considera la mini-opera Wire & Glass, i Who rappresentano una delle formazioni più influenti nel panorama musicale mondiale, pionieri di generi diversi e contrastanti tra loro, hanno influenzato l’Art/Rock come il Progressive e lo Psychedelic, finanche ad essere considerati i primi esponenti del proto-punk, tra i primi gruppi Rock a comporre un vero e proprio concept album con il loro Tommy del 1969, sempre aperti alla sperimentazione ed ancora oggi capaci di influenzare artisti di una certa risonanza come Pearl Jam o Radiohead. Si ripresentano adesso con questo nuovo album di brani inediti, Endless Wire, il primo dal 1982, ma la lunga assenza di ben ventiquattro anni non sembra aver scalfito più di tanto il talento e le doti compositive e sperimentative di Townshend e Daltrey, unici membri rimasti dell’originaria formazione.

Il nuovo lavoro dello storico combo inglese attraversa una lunga e complessa genesi, alimentata dalla morte di John Entwistle, avvenuta nel 2002, che ha spezzato gli equilibri all’interno del gruppo, considerando che lui agiva da punto d’incontro per le due forti personalità di Townshend e Daltrey, ed anche le registrazioni sono avvenute lungo un percorso durato quattro anni. Endless Wire, facile intuirlo dalla traduzione del titolo “filo senza fine”, è un concept album incentrato sulle comunicazioni via internet che secondo Townshend sono un perfetto specchio della società umana, facendo confluire in questo full-lenght, seguendo un preciso filo conduttore, la mini-opera Wire & Glass ed i restanti brani sempre composti dal genio e dall’inventiva di Pete Townshend, che ancora dimostra la sua voglia di sperimentare ed osare, forte ormai di una consolidata fama e di una forte personalità, spingendosi oltre i canoni propri e quasi imposti del vasto mondo Rock.

I frammenti dell’opener Fragments, almeno dal punto di vista musicale, sono quelli di una rivisitata intro di Baba O’Riley, giustificata autocitazione in una canzone composta con l’ausilio di Lawrence Ball e del suo software in grado pare di ricreare il Method Music, esperimento via web con cui si arriva a tracciare il ritratto musicale di un individuo, e lo stesso si ripete in Fragments Of Fragment, altro esempio di Method Music, invece ispirate dal film "The Passion" di Mel Gibson sono Man In A Purple Dress, in cui Townshend si scaglia non contro la religione ma contro alcuni suoi parametri di vanità, in base ai quali spesso basta che un uomo indossi una veste o un abito particolare per assurgersi il diritto di poter giudicare i simili dall’alto di chissà quale potere, come anche Two Thousand Years, che considera l’eventualità che Giuda possa essere in realtà non il discepolo infedele, ma al contrario il più fedele, colui che ha semplicemente eseguito la volontà del Cristo. Townshend non reputa negativo l’uso fatto della sua musica da parte di serial televisivi, ed anzi invita a guardare a ciò come un qualcosa di positivo, esternando questo suo pensiero in Mike Post Theme, mentre dal film "Il Disprezzo" trae ispirazione per It’s Not Enough, chiaramente indirizzata alle difficoltà dei rapporti di coppia. E’ facile allora vedere, come i mezzi di comunicazione, internet, pellicole cinematografiche e serie Tv, abbiano ispirato il lavoro di Pete, ma altre canzoni hanno invece radici nei suoi sentimenti e nelle sue sensazioni, è così per la solitudine presente nella ballata In The Ether, o l’amore che ti coglie d’improvviso in Black Widow's Eyes, il sentito ringraziamento di You Stand By Me alla moglie Rachel Fuller e al compagno Roger Daltrey per essergli stati vicino nel momento per lui più difficile, la passione per la musica esternata in God Speaks, Of Marty Robbins.

Ciò che resta fa parte invece di Wire & Glass, mini-opera che ha anticipato l’uscita dell’album, e che racconta attraverso la voce di Ray High, immaginaria rockstar ormai vecchio e lacerato dall’uso di droghe, le vicende di tre ragazzi di diverse culture, religioni ed etnie, che fondano un gruppo destinato a sfondare sapendo sfruttare le potenzialità dei mass-media, così in Sound Round si enfatizza la visione di una società sempre più dipendente e manipolata dalle telecomunicazioni, poi le altre traccie raccontano gli inizi, i dissapori e le diversità etnico-culturali, la scoperta nella title-track Endless Wire da parte dei ragazzi dei documenti che parlano del progetto di Ray di far della musica un collante capace di unire l’umanità, fino al coronamento del loro sogno e al tragico gesto compiuto in Mirror Door da uno dei tre ragazzi , che in preda alla sua malattia uccide il compagno, alla presenza di un vasto pubblico e di varie celebrità ormai scomparse, da Johnny Cash e Johnny Ray a Doris Day, unica celebrità ancora in vita. Tutto però viene raccontato in maniera ambigua senza mai lasciar intendere il confine tra l’effettivo svolgimento reale dei fatti e le semplici immaginazioni del vecchio Ray.

Analizzando l’album da un punto di vista prettamente musicale invece, il sound è quello dei vecchi Who, echi generazionali di Beat e Progressive che sembrano provenire dagli anni ’60 e ’70 vengono rivisitati con le nuove sperimentazioni sonore, e soprattutto con i diversi stati d’animo, come l’angoscia derivante da quella pesante accusa di pedofilia o la speranza riposta nell’amicizia e nell’amore delle persone più care, creando un album che conserva una certa omogeneità di fondo necessaria ad evidenziare la storia narrata nel concept; purtroppo inevitabili sono i momenti di deja-vù che si rincorrono nella varie Fragments, Mike Post Theme, Two Thousand Years, comunque bellissime composizioni, come molto belle sono le linee melodiche di In The Ether, caratterizzata dal canto rauco di Townshend, di Black Widow’s Eyes, da pelle d’oca qui il refrain, e di You Stand By Me, quest’ultima dal forte gusto retrò, invece particolari ed originali suonano le lente God Speaks, Of Marty Robbins o Triby’s Piano, mentre la complessità dell’opera e i ritmi lenti non favoriscono di certo la facile assimilazione e comprensione dell’album, che quindi necessita di pazienza e più ascolti per permettere di cogliere le varie sfumature presenti.

In definitiva Endless Wire è un’opera complessa e ricca di idee e di sensazioni da esternare e raccontare con lucida follia, infatti i ventiquattro anni di assenza, le varie vicende personali succedutesi nel corso di questi anni, i frammenti del glorioso passato, hanno dato al geniale compositore un’immensa mole di materiale su cui lavorare, dove il principale obiettivo sembra quello di restare coerenti e fedeli alla loro storia senza necessariamente tenere il passo con i tempi. Sul mercato anche un’edizione limitata comprendente alcune bonus track.


NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente