Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Antonio Panchetti
Genere: 
Etichetta: 
Island/UMG/Yep Records
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Steve Cradock - 12 String Guitar (1), Vocals (3,4,9,12), Guitar (3,4,7,8,12,14,20,21), Drums (4,8,12,14,20), Celeste (4,21), Piano (7,21), Percussion (8,12,20), Electric Guitar (11), Acoustic Guitar (11,18), Mellotron (19), Mandolin (20), Bazooki (20)
- Hannah Andrews - Vocals (1,9,12,15,18,20,21), Horns (20), Hornpipes (20)
- John McCusker - Violin (1,17)
- Andy Lewis - Cello (1), Bass (3)
- Barrie Cadogan - Guitar (2,13)
- Billy Skinner - Drums (2,13)
- Lewis Wharton - Bass (2,13)
- Simon Dine - Cowbell (2), Horns (2,13), Guitar (2,12), Siren (2), Orchestration (5,7,9,15,20), Percussion (5,7,9), Marimba (12), Moog (12,19), Oo-Ahh (12), Sonic Elements (13), Mandolin (15)
- Charles Rees - Drums (3), Moog (21), Harmonium (21), Piano (21)
- Robert Wyatt - Trumpet (7), Piano (7)
- Steve White - (8)
- Graham Coxon - Drums (10)
- Models Own - Peacock Voices (10)
- Pete Howard - Drums (12)
- Noel Gallagher - Bass (14), Piano (14), Mellotron (14), Wurlitzer (14)
- Gem Archer - Guitar (14), Mellotron (14)
- Terry Kirkbridge - Drums (14)
- Steve Brookes - Spanish Guitar (15)
- Arlia de Ruiter - Violin (16)
- Lorre Lynn Trytten - Violin (16)
- Mieke Honinh - Viola (16)
- William Friede - Arrangement (16)
- Aziz Ibrahim - Spoken Word (18)
- God - Thunder (21), Rain (21), Elements (21)

Tracklist: 

"Light Nights" - 3:45
"22 Dreams" - 2:48 (Weller, Simon Dine)
"All I Wanna Do (Is Be With You)" - 4:36
"Have You Made Up Your Mind"  - 3:15
"Empty Ring" - 3:03 (Weller, Simon Dine)
"Invisible" - 4:07
"Song For Alice" - 3:38 (Weller, Simon Dine, Steve Cradock)
"Cold Moments" - 5:00
"The Dark Pages of September Lead to the New Leaves of Spring" - 0:45 (Simon Dine, Weller)
"Black River" - 3:48"Why Walk When You Can Run" - 4:14
"Push It Along" - 2:53 (Weller, Simon Dine)
"A Dream Reprise" - 1:09 (Simon Dine, Weller)
"Echoes Round the Sun" - 3:09 (Weller, Noel Gallagher)
"One Bright Star" - 2:58 (Weller, Simon Dine)
"Lullaby Für Kinder" - 2:23
"Where'er Ye Go" - 2:47
"God" - 2:03"111" - 2:24 (Weller, Simon Dine, Steve Cradock)
"Sea Spray" - 3:55 (Weller, Hannah Andrews)
"Night Lights" - 6:07 (Weller, Steve Cradock, Charles Rees, Hannah Andrews)

Paul Weller

22 Dreams

Lo stile "Mod" si sviluppò a Londra verso la fine degli anni '50 (come moda e musica) ed ebbe il suo culmine negli anni '60. Il riferimento è al modern jazz, di cui il termine definisce gli appassionati.
Paul Weller, a capo dei Jam, nei tardi anni '70 si rese protagonista del cosiddetto mod revival meritandosi l'appellativo, tuttora valido, di "padrino del mod". Con l'arrivo degli anni '80, Weller, sciolti i Jam, s'imbarcò con Mick Talbot nell'avventura Style Council dispensando una manciata di album di etereo soft-jazz sensibilmente venato di un'anima soul e lasciando con Cafè Blue un testamento in grado di reggere l'usura del tempo.

Per vedere un disco a suo nome bisogna attendere il 1992, anno dell'esordio omonimo. Non sembra passato poi così tanto tempo da allora, ma conti alla mano questo 22 Dreams risulta essere il suo nono album autografo. L'ex Jam in tutti questi anni non ha mai snaturato più di tanto la sua attitudine verso una sorta di soul bianco con influenze vieppiù disparate dal funk al jazz, al pop, passando per un sanguigno ed energico rock.
Giunto alla soglia dei cinquant'anni dev'essersi guardato allo specchio riflettendo un'immagine che, a dispetto dell'età, trova riscontro in questi ventidue sogni filtrati attraverso ventuno canzoni cariche di una sana e smodata ambizione. C'è da perdersi, tanta è la carne al fuoco.

Si va dallo sferzante e vigoroso rock della title-track e di Push It Along alla psichedelìa di A Dream Reprise con tanto di nastri mandati in reverse, dalla classica ballata All I Wanna Do (Is To Be With You) allo spoken-word di God, dal soul bianco di Have You Made Up Your Mind all'intimismo pianistico molto confidenziale di Empty Ring e Bacharachiano in Lulluby Fur Kinder, da un morbido jazz nella strumentale Song For Alice alla struggente malinconia in Where Ye Go. Si transita pure dalla balera in One Brigth Star e dal Cotton Club in Black River.

Il pregio di questo lavoro sta proprio nella poliedricità e magniloquenza del progetto, ma se rovesciamo la medaglia potremmo dire che qui sta anche il limite. Di fronte ad una simile tempesta sonora per riuscire a bilanciare tutti gli ingredienti bisogna essere grandi chef, altrimenti con la prospettiva di piacere a tutti si finisce per non accontentare nessuno. In definitiva il risultato è adorabile anche se talvolta sfuggente ed ambiguo. L'impressione che l'ottovolante, a volte, incontri tratti di salita è palpabile, ma onestamente in quasi 70 minuti di musica non poteva essere altrimenti.

Non mancano le partecipazioni di lusso, da Noel Gallagher a Steve Cradock degli Ocean Color Scene, dall'ex Blur Graham Coxon fino al vecchio guru Robert Wyatt.

Sono pochi oggi giorno gli artisti di mezza età in grado di generare dischi di tal portata prendendosi l'onere (tanto) e l'onore (poco) di rimescolare le carte del proprio passato. Paul Weller dimostra di non sentire il peso degli anni e alla faccia della moltitudine di band sbarazzine che si susseguono con alterne fortune, mostra con vanto il proprio mezzo secolo di vita, rispolverando con sano e autentico fulgore il titolo di modfather.

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