Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Gabriele Bartolini
Genere: 
Etichetta: 
Slumberland
Anno: 
2011
Line-Up: 

-Shaun - Voce
-Kevin Shields - Chitarra
-Abe - Batteria

Tracklist: 

01. Sweet Sixteen

02. Hazel

03. Your Own Nothing

04. The One You Want

05. Golfers

Weekend

Red EP

Le dichiarazioni del frontman Shaun susseguenti all' esordio sulla lunga distanza mi avevano lasciato perplesso. "Pubblicheremo un EP a Febbraio", aveva infatti più volte tuonato, proprio quando tutti si aspettavano di avere a che fare con tre ragazzi con la puzza sotto al naso. Sports, per chi all' epoca non avesse ancora sintonizzato le antenne sulle onde medie del nuovo suono americano, si dimostrò un esordio letteralmente folgorante, capace di rispecchiare al meglio l' estetica noise-pop ed al tempo stesso di introdurre una fondamentale componente shoegaze, usando come sfondo l' indie-rock più distorto di Ty Segall e Deerhunter, così credibile da farli accostare più volte agli idoli My Bloody Valentine, per non parlare delle influenze post-punk apportate dai Jesus and Mary Chain di Automatic. Con una panoramica di tale portata, il rischio di bruciarsi era indubbiamente dietro l' angolo.

Ecco perché alla fine la decisione più giusta è stata quella di pubblicare il loro Red EP, edito ancora una volta per la Slumberland records, dopo quasi un anno di distanza, spegnendo ogni smania ossessiva per iperproduzione al fine di cercare una nuova impostazione da dare al loro suono, ormai senza segreti e fin troppo "tradizionalista" per non cadere nelle grinfie di una staticità che già da questa issue porterebbe l' accusa di voler lucrare su ricette fin troppo derivative. I Weekend capiscono l' antifona, lanciandosi adesso unicamente sulle sfuriate noise-pop, prive stavolta di qualsiasi riferimento al garage e con delle sfumature shoegaze meno accentuate. A differenza della maggior parte dei loro coevi, non hanno però dimenticato come far rumore alla maniera di Killing Joke e A Place to Bury Strangers, e questo alla fine è il fattore fondamentale capace di distinguerli dalla massa di elementi capeggiata attualmente da Pains of Being Pure at Heart o Crystal Stilts. Meno fuzz istintivi e più cervello per il trio di San Francisco che adesso, contrariamente a quanto fatto dai Crocodiles, si dedica a tempo pieno sull' hi-fi, senza per questo disdegnare l' ipnotismo di quei riff ossessivi che li hanno resi famosi. Come successo anche per Everything in Between dei No Age, il mood del lavoro risulta meno deciso ma al contempo capace di spaziare nel giro di un brano dalla suite capace di notevoli tecnicismi al pezzo di rottura, meno lucido ma sicuramente dotato di una immediata efficacia, senza sottovalutare il fascino magnetico di certe loro solite dipartite, volutamente roboanti, con cui i due stanno animando letteralmente ogni loro uscita e anche grazie alle quali si stanno prendendo le attenzioni che si meritano. A conferma di questo refresh del proprio sound vi è in particolar modo l' effervescente Hazel, in cui tra i suoi giochi di chitarra sorretti più che altro dalla batteria si nasconde un cantato riverberato che nulla ha da invidiare ai paladini della best coast odierni. L' altro inedito, sempre per quanto riguarda questa nuova faccia dei Weekend, è The One You Want, scorribanda rintracciabile solamente negli Adorable più edulcorati. Le altre tre tracce amplificano il discorso introdotto da Sports, proiettando le espressioni punk di Coma Summer e Monongah, WV in anfratti musicali dotati di una maggiore urgenza melodica. Ecco allora prendere campo Sweet Sixteen, con il drumming sperimentale molto ottantiano, Your Own Nothing, che trasforma i primi secondi di tributo alle ectoplasmatiche U.S. Girls in un anthem che non mancherà di aggradare i fan dei Ride, per concludere con le elucubrazioni in crescendo di Golfers.

Senza disdegnare passi chiaramente al passo con i trend del momento Red EP costituisce, come si suol dire, un lavoro di transizione per i novellini Weekend. Comparsi sulla di per sè folta scena qual'è attualmente quella del rock americano con un discone denso di contenuti capace di omaggiare gli episodi più cupi della storia della musica, perseguono adesso con sagacia l' onda lunga del noise-pop, mantenendo naturalmente gli aspetti cardine qui proposti in maniera meno viscerale ma decisamente consapevole. Per questo, ma non solo, Red EP dovrebbe costituire il pane quotidiano di chi ama lo shoegaze schietto, certamente non inquadrabile con le direttive che etichette come la Slumberland stanno impartendo al solo scopo di formare un mercato discografico dalle tinte tutte uguali.

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