Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Corrado Penasso
Etichetta: 
Worm Hole Death
Anno: 
2010
Line-Up: 

xDEADgirlx – Vocals
xDEATHWISHX – Guitar
xWITHOUT NAMEx – Guitar & Vox
xJeffreyx – Bass
xLOST MY FAITHx – Keys & Vox
xWALL OF DEATHx – Drums
 

Tracklist: 



1. 23rd Circle Breeds Pestilence 02:22
2. Lycanthropy 02:44
3. Anchored To Suffocation 03:08
4. The Rise Of Noah 03:12
5. Loyal Breakdown Of Souls 03:17
6. Sinner 03:11
7. Egoist 03:02
8. Deathwish 02:27
9. Burst 03:07
10. Pure 02:43 

Way of Purity, The

Crosscore

Dalla copertina e dal logo avrebbero potuto suonare brutal death metal ma suonano metalcore, non si sa da dove provengano (alcuni dicono Svezia) ed i loro nomi sono celati sotto dei monicker. Alquanto ambigui e misteriosi questi The Way of Purity che con l’album Crossover debuttano ufficialmente nell’affollato panorama del metal. Non si hanno notizie di demo precedenti, quindi questi ragazzi sono davvero alla loro prima pubblicazione.

Neanche trenta minuti di musica compongono questo album che viaggia costantemente su uno stile di metalcore influenzato dal death metal, ma non tanto da far si che esso possa considerarsi a pieno death metal. L’atmosfera lugubre che il disco sprigiona sicuramente fa la sua bella figura anche se le composizioni non si elevano a rango di capolavori perché il genere è ormai abusato ed è sempre più difficile trovare spunti nuovi. Ad ogni modo, il gruppo si impegna in tale ricerca ed i risultati si sentono, come durante le linee soliste dell’opener 23rd Circle Breeds Pestilence o nel ritornello dal tocco groove/alternative tutto particolare di una massiccia Lycanthropy, forse la traccia migliore del disco. I cambi di tempo repentini e le sezioni in mid-tempo tipiche del genere sono suonate molto bene su questo disco, con tanta esperienza e potenza. La registrazione non ha suoni pompati ed anche grazie a questo, l’ascolto risulta piacevole ed il sound degli strumenti risulta sempre abbastanza brutale, con il trigger della doppia cassa a pestare come pochi.

Alcune influenze tendenti al melodic death metal/metalcore si possono trovare nella più pacata ma egualmente oscura e nettamente più drammatica Anchored to Suffocation, nella quale alcuni riffs potrebbero fare la loro porca figura in un disco depressive black metal. La voglia di sperimentare strade nuove porta il gruppo a spostare la sua attenzione sulla melodia quasi gotica di The Rise of Noah, dove le suadenti vocals femminili prendono il sopravvento sul growl delle canzoni precedenti per creare una spiazzante ma buona proposta che talvolta accompagna comunque violenti blast beats di batteria. Abbastanza trascurabile la canonica Loyal Breakdown Of Souls se non fosse solo per alcune buone trovate nella sezione solista delle chitarre. Migliore lo stile più cyber – death metal delle successive Sinner ed Egoist, le quali ci scuotono con tempi marziali e down tempo pesantissimi sui quali si assestano anche intermezzi industrial e breaks in cui le chitarre gettano un colore grigio e desolante alle composizioni.

Si prosegue con la debole Deathwish che scorre senza infamia e senza lode per arrivare alla buona Burst, anche se nulla di nuovo si aggiunge: le sfuriate in up tempo sono ben alternate a sezioni in cui la voce narrante al femminile vuole creare un qualcosa di più oscuro, ad accompagnare le solite buone linee soliste sotto i martellamenti della doppia cassa. La finale Pure si distingue per sfoggiare un tocco più moderno di riffing durante i blast beats in occasione del ritornello. Ottimi i cambi di tempo e di conseguenza i cambi di atmosfera in un inseguirsi continuo di riffs, i quali a volte accompagnano synth in sottofondo o il ritorno del cantato femminile.
Si arriva così alla conclusione di questo buon disco. A me , personalmente, è piaciuto molto e trovo che la tecnica dei sette membri qui coinvolti sia alta, quasi come se non fossero alla prima loro esperienza nel mondo della musica. Chissà, magari il tempo ci darà modo di verificarlo, intanto godiamoci questa proposta veramente valida.
 

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