Voto: 
9.3 / 10
Autore: 
Stefano Magrassi
Genere: 
Etichetta: 
Capitol Records
Anno: 
1984
Line-Up: 

Blackie Lawless - Voce e basso
Chris Holmes - Chitarra
Randy Riper - Chitarra
Tony Richards - Batteria


Tracklist: 

1. I Wanna Be Somebody
2. L.O.V.E. Machine
3. The Flame
4. B.A.D.
5. School Daze
6. Hellion
7. Sleeping (In the Fire)
8. On Your Knees
9. Tormentor
10. The Torture Never Stops

W.A.S.P.

W.A.S.P.

Nel bel mezzo dei colorati, appariscenti, pacchiani anni '80 scoppio una bomba destinata a scuotere per interi anni a seguire il mondo dell'hard rock. Ad innescarla ci pensarono quattro ragazzotti di Los Angeles, capitanati da un istrionico showman il cui nome era tutto un programma: Blackie Lawless. Il corvino singer (vero nome Steven Duren) era partito alla fine degli anni settanta dalla nativa Staten Island (New York) con l'intento di diventare un musicista professionista e si era trovato subito a suo agio nella nascente scena glam/street losangelina.

Ma la potenza dei W.A.S.P. non risiede solo nell'essere entrati a far parte di quello "shok rock" alla Motley Crue che tanto impazzava in quegli anni, piuttosto nell'aver dato una loro personalissima interpretazione, tanto spettacolare quanto heavy da poterli paragonare ad una sorta di Alice Cooper moderni. La regola per i We Are Sexual Perverts (ironico storpiamento dell'acronimo che rappresentava i primi pellegrini americani, i White Anglo-Saxon Protestants) è da sempre colpire l'immaginario del proprio pubblico: sesso, sangue finto, scenografie sulfuree e soprattutto un vestiario di cattivo gusto ma di sicuro effetto.

L'omonimo primo disco anche da un punto di vista musicale rappresenta una sorta di innovazione, che è uno dei motivi principali per cui è ancora ascoltato e ricordato dalla maggior parte dei fan metal anche oggi. Blackie e i suoi resero più potente il suono del glam/street in voga in quegli anni: mischiarono il tutto con una buona dose di heavy metal tipicamente americano, pur non scordando la base che li accomunava a tante band del circuto di Los Angeles, che era quella dell'hard rock glam anni settanta (Kiss su tutti). Senza dimenticare di confezionare il tutto in un prodotto di prima qualità, che nulla ha da invidiare ad altri platter con ultra produzioni, come Dr. Feelgood dei Motley Crue, tanto per citarne uno.

Ovviamente come dietro ogni album di culto, anche in questo caso gli aneddoti sono molteplici e servono a far capire lo spirito rivoluzionario della creatura W.A.S.P.: nella primissima edizione, che non venne mai pubblicata, era presente come opener Animal (Fuck Like A Beast) che la produzione obbligò ad eliminare per il contenuto dei testi, ritenuto indecente ed impresentabile. Come avviene sempre e comunque, questa canzone è diventata lo stesso un cavallo di battaglia ed un simbolo della band di Blackie. La versione completa del disco con questa traccia è stata poi fatta uscire alla fine dei '90, quando i diritti sono stati acquistati da una nuova casa discografica (la Snapper) che ha avuto l'ottima idea di ristampare il tutto con anche qualche bonus track. Rimane il consiglio di andare a leggere il testo di Animal, per capire al meglio il perchè fu tanto osteggiato.

W.A.S.P. è una vera propria raccolta di hits ottantiane. Da qui provengono alcune delle canzoni più belle e famose del quartetto di Los Angeles. Canzoni che hanno segnato la storia dell'hard rock/heavy metal degli '80s e che ancora oggi sono cantate ed amate da svariati metal kids. Partendo già dall'opener, I Wanna Be Somebody, forse una delle song più conosciute di tutti i tempi nel mondo metal, un inno per la band e per un genere ("Voglio essere qualcuno, voglio esserlo presto, voglio esserlo anch'io"), un riff travolgente, una linea di batteria coinvolgente e la voce acidula di Blackie a dominare il tutto: LA vera e propria canzone dei W.A.S.P.. Ma non solo quella: L.O.V.E. Machine, un altro simbolo del gruppo, con quel coro irresistibile che dal vivo non si riesce a non cantare (pur magari non conoscendo le parole); oppure The Flame, con quel refrain che fa tanto Kiss; o School Daze dal riff tipicamente anni ottanta, con la batteria in levare e ancora una volta un coro incredibilmente efficace. Ma è praticamente impossibile non citarle tutte: Hellion, Tormentor, The Turture Neve Stops.
E' giusto però spendere un paio di parole in più per altre due tracce entrate nella storia della band e diventate un must dal vivo: la stupenda Sleeping (In The Fire), canzone dolcissima e triste, che inaugura la stagione di lenti strappa-lacrime, stagione che continuerà negli altri dischi dando vita a song stupende come Hold On To My Heart; e On Your Knees, che da qualche anno è l'opener di ogni data, una canzone molto movimentata, capace di smuovere anche le statue di marmo, per il suo andamento coinvolgente, una canzone tanto semplice quanto efficace.

Concludiamo con un altra chicca: in questo disco Blackie Lawless è alle prese con il basso, per poi cambiare strumento in quelli successivi, imbracciando la chitarra. E dopo avervi informato anche di questo particolare, la mia domanda è: che cosa ci fate ancora qui? Se W.A.S.P. è tra i vostri album pieni di polvere, andate subito a prenderlo e ascoltatevelo un'altra, dieci, cento volte. Se non siete tra i fortunati possessori, correte immediatamente dal vostro negoziante di fiducia per comprarlo. Avrete di fronte un disco irresistibile, un piccolo capolavoro dello street/glam/heavy metal, un disco che non dimenticherete facilmente. Shockante (per la sua bellezza).

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