Voto: 
7.4 / 10
Autore: 
Corrado Penasso
Genere: 
Etichetta: 
Metal Blade Records
Anno: 
2009
Line-Up: 

  
Urban Gustafsson - Chitarra
Peter Östlund - Chitarra
Erik Rundqvist - Basso, Voce
Tobias Gustafsson - Batteria
 

Tracklist: 

  
1. The Carnage Rages On
2. Serpents
3. A Lesson In Virulence
4. Ripe Cadavers
5. Rage of Honour
6. The Ravenous Dead
7. Deadlock
8. Rebirth of the Grotesque
9. Possessed
10. Great Deceiver     

Vomitory

Carnage Euphoria

I Vomitory sono probabilmente il gruppo “meno Svedese” tra tutti quelli che si formarono alla fine degli anni 80 nello Stato scandinavo. Le loro influenze in qualche modo guardavano sempre, insistentemente oltre oceano, prendendo spunto dai lavori fatti dalle realtà death metal di allora. Tuttavia, non si può non notare una componente grindcore che più volte esplode violentemente nel loro sound, aggiungendo come se non bastasse, velocità ed impulsività alle strutture death più canoniche. Questo Carnage Euphoria è la settima pubblicazione in full-length per i nostri Svedesi e manco a dirlo, è un concentrato di violenza incredibile, anche se i picchi raggiunti con album come Redemption e Revelation Nausea vengono appena sfiorati.  

L’introduzione è affidata alla ferale The Carnage Rages On ed ai suoi improvvisi, prolungati blast beats. I riffs sono selvaggi e sovente mostrano le inflessione più grind per via di quegli accordi aperti, senza palm muting, i quali ci sfondano i timpani e donano una compattezza incredibile. Il growl di Erik Rundqvist è micidiale e bassissimo in tonalità, per poi non parlare del suo basso che martella senza pietà, in particolare quando i tempi rallentati prendono il sopravvento e fanno fuoriuscire tutto il marciume (nel senso buono) degli strumenti distorti. Serpents mostra sezioni che s’ispirano al thrash con lunghe cavalcate di furiosa doppia cassa per poi cedere nuovamente, seppur sporadicamente, alle tentazioni del classico riffing crust/grind. Il solismo leggermente più orecchiabile di questa canzone è da sottolineare.  

La produzione è potente, ma allo stesso tempo non perde mai di vista il classico tocco “old school” che una release di tale portata deve conservare. Così i suoni che ne vengono fuori sono inevitabilmente ancorati al passato ed è giusto in questo modo. Ritornando alle canzoni, l’opposizione dei tempi medi con i blast beats di A Lesson In Virulence è un qualcosa che non ti aspetteresti mai anche se anche stavolta possiamo notare il tocco leggermente più melodico degli assoli nella sezione centrale, mentre Ripe Cadavers rimane strettamente legata alle fine degli anni 80 quando il grindcore di gruppi come Repulsion e Napalm Death si stava miscelando col neonato death metal. Non c’è pietà in questa marcia di puro, incontaminato estremismo sonoro che presto invade anche la successiva, breve Rage of Honour. 

The Ravenous Dead calma leggermente le acque se si considera la mera velocità d’esecuzione, ma per quanto riguarda la pesantezza e l’oscurità, le cose non mutano. La band si muove perfettamente anche quando i tempi medi sono tirati in ballo e alle linee di chitarra solista è affidato il compito di rendere il tutto ancor più macabro. Con il trittico Deadlock, Rebirth of the Grotesque e Possessed si ritorna al grind/death più devastante per veemenza e velocità d’esecuzione. Qui si schiaccia sull’acceleratore e si va avanti senza mostrare segni di cedimento; prima di affidare la chiusura all’oscura, ma sempre incredibilmente violenta, Great Deceiver.  

I Vomitory sono un marchio di garanzia nel death più puro e diretto e quest’album è un’ulteriore conferma di come le cose si possano fare bene senza cambiare nulla, rimanendo coerenti e inamovibili ad una formula oramai ad appannaggio di pochi fedelissimi ai quali spetta l’arduo, ma glorificante, compito di farci sempre emozionare attraverso un bel tuffo nel passato.            

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