Voto: 
7.2 / 10
Autore: 
Iacopo Fonte
Genere: 
Etichetta: 
Ark Records
Anno: 
2007
Line-Up: 

:
- Carmen De Rosas – voce
- Claudio Contessa – voce, chitarra, basso
- Claudio Cinella – chitarra, basso, tastiera, sintetizzatore, piano, programming
-  Gianluca Altamura – batteria, programming

Tracklist: 

:
1. Rising Tide
2. Doubt
3. Eternal Illusion
4. Homecoming
5. Waves Of Loneliness
6. The Long Years
7. Velvet Moon
8. Dimenticàti
9. Drowned…

Violet Tears

Breeze Of Solitude

Violet Tears”: se a giudicare dal moniker di questa band nostrana di Bari seguirete il vostro istinto, non potrete certamente sbagliare nel comprendere la natura di questo progetto goth rock, giunto alla seconda produzione di lunga durata, Breeze Of Solitude. Questo secondo album, continuazione del precedente Cold Memories & Remains, non si lascia scappare l’occasione di andare ad approfondire ancor meglio le sonorità dark/ cold wave (chiramente francese) notoriamente caratterizzate da situazioni atmosferiche sfumate e fortemente malinconiche. Un’opera assolutamente raffinata e delicata, che vuole andare contro i canoni stagionali, proponendo in brani di forte impatto emotivo, come quelli d’apertura – Rising Tide, Doubt – intrecci sonori decadenti, coperti da un leggero velo violaceo di inquietudine. Le linee vocali interpretate dalla vocalist Carmen De Rosas si rivelano coivolgenti, grazie a un’impostazione fondamentalmente lirica, vicino al folk gotico di Ataraxia ed Helium Vola – da notare l’efficace esperimento di vocal maschile in Dimenticàti -.

Si fondono così passaggi sonori affini al sinfonismo e riff di basso di matrice goth rock (Velvet Moon), rimandando in tal modo direttamente agli esperimenti misti shoegaze-dark provenienti sia dal nord-Europa (vd. This Empty Flow) sia al gothic, più corposo dal punto di vista strumentale, dei primi Novembre.

Su questa base poi, i Violet Tears costruiscono un edificio sonoro che si permette rimandi anche più raffinati, come quello ai Cure di Pornography in Eternal Illusion; tutto però senza mai scadere in soluzioni sonore scontate o banali. Unica pecca a tal proposito è forse nella parte centro-finale del disco, quando il quartetto rischia di perdersi in un eccessivo narcisismo, con evoluzioni stilistiche leggermente pompose e quindi poco naturali. Non è da escludere d’altra parte, che questo effetto teatrale, artefatto, celi la volontà di toccare sonorità più barocche, in linea con gli ottimi risultati di band come i compatrioti Dismal. Comunque stiano i fatti, la trasparenza di intenti è sempre latrice di migliori risultati, di qui la convenienza nell’evitare inutili risvolti del proprio sound.
Insomma il disco è piacevole, oltre che di ottima fattura e la band sembra sapere quello che fa: Breeze Of Solitude potrebbe rivelarsi assai di grande interesse per gli amanti del gothic etereo e intimistico che ultimamente sta trafficando in modo sempre più intenso il nostro paese.

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