Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
A. Giulio Magliulo
Genere: 
Etichetta: 
La Pupilla Records
Anno: 
2014
Line-Up: 

Verner (Gianandrea Esposito): voce e cori, chitarra acustica ed elettrica, armonio indiano, e-bow, tastiere, drum synth

Simone Cavina: batteria

Luca Nicolasi: basso

Mujura: basso

Frauke Spangenberg: violoncello, cori

Bruno Germano: piano, e-bow, slide, organo

Domenico Stranieri: elettronica

 

Tracklist: 

1. Cose semplici
2. Terra dei miracoli
3. Di noi due
4. Fiori dal limbo
5. Portami in giro
6. Giorno di riposo
7. Inutili verità
8. Non ci siamo per nessuno
9. Tutti questi anni
10. Con le migliori intenzioni
11. Solo un temporale
12. Questa è la mia terra

Verner

Fiori Dal Limbo

Fiori dal Limbo, secondo album di Gianandrea Esposito in arte Verner, potrebbe essere un esempio per i tanti – troppi - che decidono di arricchire l'offerta cantautoriale del nostro paese con la p minuscola!

A cominciare dal linguaggio che senza essere inutilmente ermetico o difficile rappresenta come meglio non poteva quel 'limbo' del titolo, cioè tutti quegli stati intermedi come il dormiveglia in cui la fase onirica è molto elevata, come i ricordi e le memorie, come tutto quello che sopravvive al tempo lineare.

Come tutto quello che non si capisce o non si sa o non si ricorda se è già successo, sta succedendo o forse è già avvenuto.

In Fiori Dal Limbo le canzoni spesso possono sembrare dialoghi sentimentali ma la sensazione è che questo bagaglio emozionale Gianandrea lo tiri fuori come espediente per un monologo con se stesso.

Il sapore dominante è quello della verità e la rinuncia al pop obbliga a qualche ascolto in più (ma non troppi, non temete) in grado di garantire quel piacere dell'attesa prima del viaggio, quella tensione positiva che anima l'eterno conflitto tra veglia e sonno, quella - a volte salvifica - sensazione di smarrimento che ci fa chiedere dove siamo e perché. E se tutto questo vi preparerà all'azione, ben venga.

Solo da questo limbo sembra possibile cogliere dei fiori per regalarli innanzitutto a noi stessi, poi alle nostre controparti affettive ed infine ai nostri nemici senza nome.
Ad annusarli sanno di dolcezza, invitano al riposo che riscatta dalla fatica del quotidiano con la sua ansia da prestazione, da performance continua. Ci fanno chiedere alla nostra gioia che fine abbia fatto in tutti questi anni. Ci permettono di dire che almeno per oggi non ci siamo per nessuno.

E ritornando a quell'idea di rinuncia al pop: se essa significa lasciarsi prendere dall'incalzare di Cose Semplici, da quello di Terra Dei Miracoli o da quello di Con Le Migliori Intenzioni, allora in culo al pop.

 

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