Voto: 
8.5 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Genere: 
Etichetta: 
Planet Mu
Anno: 
2005
Line-Up: 

- Venetian Snares - Tutti gli strumenti

Tracklist: 

1. Sikertelenség
2. Szerencsétlen
3. Öngyilkos Vasárnap
4. Felbomlasztott Mentőkocsi
5. Hajnal
6. Galamb Egyedül
7. Második Galamb
8. Szamár Madár
9. Hiszékeny
10. Kétsarkú Mozgalom
11. Senki Dala

Venetian Snares

Rossz Csillag Alatt Született

Chi avrebbe mai pensato di accostare i violini e gli archi della classica di Penderecki ai più sfrenati battiti breakcore? Quale mente ha mai osato miscelare il classicismo all'avanguardia elettronica più pura creando un equilibrio assoluto e impensabile? L'unica risposta che può venir fuori quando ci si pongono domande del genere è il nome Venetian Snares, nome d'arte del geniale compositore canadese conosciuto ai pochi come Aaron Funk.
Personalità bizzarra, viso che un pò ricorda la follia espressiva di Aphex Twin (a cui si accomuna non solo per il volto ma per alcune caratteristiche della sua musica), Funk è diventato uno dei personaggi più, giustamente, acclamati della scena avantguardistica di questi ultimi anni dal momento che la sua attività compositiva si colloca proprio agli inizi del 2000, con la pubblicazione della prima opera Printf. Impressionante è poi il modo in cui il producer d'oltreoceano abbia bruciato le tappe in fase di registrazione pubblicando dieci dischi in soli tre anni (2001-2004) per poi approdare in quel 2005 che è stato l'anno della vera consacrazione. Tutto questo grazie a Rossz Csillag Alatt Született, opera bizzarra e unica nelle sue caratteristiche, tanto impronunciabile (il titolo è in ungherese come per tutte le tracce) quanto sconvolgente, una vera scossa di originalità e sapienza compositiva alla scena elettronica del post duemila.

Violini, archi, fiati e pianoforti sono gli strumenti che ci accolgono in questo giardino sconosciuto dall'atmosfera rarefatta, misteriosa, dall'odore tanto strano quanto invitante: sono Felbomlasztott Mentokocsi e Galamb Egyedül, due raffinate perle di musica classica, criptiche nel loro incedere, inquietanti per come i suoni riescano ad avvolgere ed emozionare un ascoltatore  disperso e naufragato all'improvviso in questa nuova dimensione in cui la sfarzosità del suono moderno si unisce col primordiale legno di cui è composta la musica classica. Esempio immediato di questa alchemica fusione è il capolavoro Hajnal, quinto brano del disco, un sali e scendi tra violini imprendibili, soffici pianoforti che dipingono il tutto di un delicato jazz, e la furia esplosiva delle ritmiche breakcore, martellanti, incessanti, distruttive ma che allo stesso tempo riescono addirittura a rinvigorire le linee strumentali che mai finiscono in secondo piano nonostante l'ingombrante presenza dei frenetici beat. E' incredibile come l'equilibrio che si instaura tra fase ritmica e fase strumentale rimanga tale per tutto l'arco della canzone: classica e drill&bass convivono infatti alla perfezione, senza cadute o sbilanciamenti nè da una parte nè dall'altra, come possiamo vedere per l'altro capolavoro del disco, Kétsarkú Mozgalom che si snoda su linee di violino prima drammatiche e abbandonate, poi inquiete e tremolanti prima dell'arrivo dell'instancabile mano di Aaron Funk che innalza l'intero blocco musicale grazie alle sue basi ritmiche, possenti, veloci e quasi "snodabili" per come egli riesca a comporle utilizzando suoni diversissimi e battiti particolari, partendo dal più semplice rullante campionato fino a giungere a strazianti sperimentazioni sonore a cavallo tra il dada e il futurista.

Rossz Csillag Alatt Született
continua così nelle sue interminabili cascate sonore, tra trombe, violini, effetti robotici, melodie tradizionali ed eruzioni avantgardistiche. Második Galamb è immensa nei suoi fraseggi e nelle sue oscure atmosfere, Hiszékeny, barocca e accogliente, è un altro meraviglioso esperimento di musica classica, un brano dolce ed elegante,  c'è poi Szamár Madár, intricata nei passaggi ma allo stesso tempo incredibilmente emozionante e trascinante, caratteristiche che la mettono nell'olimpo dei più bei pezzi d'elettronica mai scritti.
Il legame che unisce la musica classica alle sperimentazioni moderne sembra diventare una cosa normalissima che a furia di ascolti viene tranquillamente assorbita per quanto Aaron Funk sia riuscito a rendere tale aspetto del tutto naturale: sviolinate e ritmi campionati diventano una cosa sola, riunendo in un unico suono secoli di musica, dalle rivisitazioni barocche, ai lidi pre novecenteschi che tanto ricordano Claude Debussy, passando per l'ambient e l'elettronica di questi ultimi anni che Venetian Snares ha elevato con classe ed originalità estrema.

Diverso dai suoi stessi lavori, come ad esempio l'impazzito Pink + Green o ancora il visionario Cavalcade Of Glee And Dadaist Happy Hardcore, Rossz Csillag Alatt Született si contraddistingue per l'eccelsa genialità di cui sono riempite tutte le sue note perchè nessuno ha mai saputo comporre questo tipo di musica, in questo modo, in questi anni in cui la classica viene dimenticata come d'abitudine. Sfrenato breakcorer travestito da compositore classico, Aaron Funk ha dato vita ad un'opera dai contenuti artistici infiniti e impossibili da contare uno per uno; le raffinatezze e le perle che riempiono il mosaico del disco sono uniche e particolari e rendono Rossz Csillag Alatt Született uno dei migliori lavori d'elettronica mai prodotti in questi ultimi anni di musica d'avanguardia. E se non è avanguardia questa...

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