Voto: 
9.0 / 10
Autore: 
Emanuele Pavia
Etichetta: 
VR Productions
Anno: 
1992
Line-Up: 

- Anton Rathausen (Daniel Vahnke) - Voce, Chitarra, Basso, Sampling, Testi
- Victor Wulf - Tastiere

Augmentum:
- Andrea Akastia - Violoncello, Violino
- Jing Laoshu - Percussioni
- Daniel Vahnke (creditato sul disco come una persona diversa da Rathausen) - Orchestrazioni, Tastiere
 

Tracklist: 

1. Babelchop
2. Babyface
3. Monkeypump
4. Recoil
5. Ovulation
6. Subspecies
7. Burial at Sea
8. Vulvasaurus
9. Annexation
10. Tenochtitlan
11. Dresden
12. Sitio
13. Deicide
14. Infection
15. Rodentia Ostinati I & III
16. Dante's Shroud
17. Waterhead
18. Demon Est Deus Inversus
19. Book of Job
20. Apparition
21. Colonies

Vampire Rodents

Premonition

Ultimata la provocazione di War Music, i Vampire Rodents decidono di abbandonare definitivamente la dimensione del debutto, emerso nel panorama cyber-industrial più per una metaforica presa di posizione concettuale piuttosto che per una volontaria decisione stilistica («We picked the genre for its characteristics: it's young, it's based on non-performance based music, it attracts a more-intelligent-than-usual audience of a volatile nature. We don't give a fuck whether you can dance to it or not.»).
La possibilità di una svolta per un sound più adatto alle personali ambizioni della band (e di Daniel Vahnke soprattutto, che dopo la pubblicazione diverrà sempre più il mastermind indiscusso dietro al moniker Vampire Rodents) arriva una volta che la giovane violoncellista e violinista di formazione classica Andrea Akastia, facente parte anch'ella dei contatti accademici di Vahnke durante i suoi studi antropologici in Arizona, entra a pieno titolo nei Vampire Rodents (sostituendo Karl Geist, il quale abbandona nello stesso periodo il progetto in favore di un'occupazione nella label Words of Warning).

Affidando le parti di basso al selvaggio Anton Rathausen, i Vampire Rodents tornano con un nuovo capitolo discografico nel 1992, pubblicando tramite la propria VR Productions il secondo album Premonition.
Conservando la verve caotica e anti-armonica di War Music, ma senza più limitarsi a quella dimensione amatoriale e modesta, i Vampire Rodents danno quindi alla luce il primo dei loro capolavori (nonché uno dei massimi esempi di musica collage di sempre): con l'entrata in scena di Akastia, Vahnke (creditato nel booklet come orchestratore del disco, distinto dal ruolo di mero esecutore di Rathausen) opta per un linguaggio decisamente più elevato, iniettando nel sanguigno tessuto industrial dell'esordio (ancora fortemente sghembo) ingenti dosi di musica d'avanguardia, che strizzano l'occhio alla musique concrète di Tod Dockstader, alla micropolifonia di György Ligeti, alla musica aleatoria di John Cage, all'elettronica scientifica di Iannis Xenakis, alla musica orchestrale ed elettronica di Karlheinz Stockhausen, agli esperimenti musicali con il player-piano di Conlon Nancarrow. Questo linguaggio più colto, però, non viene inserito nella musica dei Vampire Rodents a discapito dell'umorismo crudo e infantile di War Music, che oltre a essere ancora un elemento fondamentale di Premonition viene perfino ampliato tramite l'impiego di campionamenti di cartoni animati tanto cari a Vahnke (riprendendo comunque una pratica già intrapresa da Dockstader) e attraverso una vena sinceramente auto-ironica che traspare in ogni composizione, quasi a voler smorzare certi toni auto-indulgenti inevitabilmente presenti nei momenti più sperimentali dell'album.
Tutti questi elementi vengono quindi distribuiti in ventuno tracce di medio-breve durata (in un album di circa settanta minuti complessivi), dando più l'idea di un campionario di esperimenti e progetti abbozzati piuttosto che di un album rilasciato per lo specifico scopo di intrattenere ed essere ascoltato («Vampire Rodents was designed to be an influential tool, period. Nearly every Vampire Rodents song is an etude or problem-soving in arrangement exercise to those few willing to learn from them. Many Vampire Rodents pieces are quite static and 'sewn' for that purpose only»).

Le prime tracce di Premonition sono forse le più vicine alla sensibilità di War Music, per via di una componente industriale più accentuata che riprende le intenzioni mostrate dal complesso in pezzi come Dumme Weisse Menschen, ciononostante è già ben riscontrabile un'ambizione assolutamente superiore rispetto a quella dell'esordio: l'opener Babelchop è infatti una prova industrial di Vahnke-Rathausen sgraziata e fortemente ritmata (il basso funky campiona i Gang of Four di Solid Gold), anche se nei colti inserti violoncellistici di Akastia che condiscono sporadicamente il brano riecheggia l'atonalità della seconda scuola viennese. Al contrario la successiva Babyface, cover del classico di Little Richard, sfoggia tutta l'insofferenza iconoclasta di Vahnke verso la musica rock: il trascinante e ottimistico rhythm n'blues iniziale viene infatti subito rimpiazzato da un tessuto elettronico desolante e asettico (vicino al modus operandi di gruppi synth-punk come Suicide e Nervous Gender) coronato dal rozzo sibilare di Rathausen, mentre il testo ingenuamente dolce e romantico del pezzo originale viene sostituito da un decisamente più becero ed esplicito riferimento sessuale («Babyface, Rodent glands are thumping, you're gonna get some pumping/Babyface, I'm up in heaven when you're sitting on my face, my love just overflowed, when I shot my load on your pretty Babyface»). La parentesi acid-jazz di Monkeypump risulta l'introduzione ottimale per il funky abrasivo e ballabile di Recoil, mentre Ovulation rappresenta la prima operazione di Vahnke atta a campionare e rendere omaggio ai suoi idoli della Looney Tunes (i cui dialoghi ed effetti sonori condiscono un industrial ritmato sulla scia dell'opener). Subspecies e Burial at Sea, diretti discendenti dell'anti-musica di War Music, si giocano invece tra percussioni tribali, esperimenti di collage e inserti orchestrali, ma già da Vulvasaurus Vahnke si allontana completamente dal sentiero tracciato nell'album precedente: sono infatti trombe marziali, tessuti sonori selvaggi e primordiali, frequenti e frenetici stacchetti di pianoforte (eredi dei Klavierstücke di Stockhausen) e grottesche voci operistiche alla base di questo esplosivo collage di appena un minuto, in un'operazione sperimentale senza precedenti. Quasi a voler dimostrare che la musica dei Vampire Rodents non si limita a essere un campionario di soluzioni spiazzanti, Annexation è un intermezzo new age pacifico e armonioso che prepara l'ascoltatore all'esotica e tribale Tenochtitlan, un punto di incontro tra la primitività percussiva dei nativi d'America e la cultura avanguardistica dei compositori moderni.
È quindi Dresden il proclama del "nuovo corso" che i Vampire Rodents intendono seguire, nonché uno degli apici indiscussi non solo di Premonition ma di tutta l'opera di Daniel Vahnke: la passione per la musica classica, il desiderio di sperimentazione e la follia eclettica del suo genio vengono qui portate alle estreme conseguenze, in un esperimento sinfonico e collagistico estremamente articolato (poco meno di cinque minuti, quasi un record per gli standard dei Rodents) all'insegna della musica totale più elaborata. Introdotta dai fraseggi microtonali di Akastia (a loro volta sostenuti dalle selvagge e incessanti percussioni industrial), Dresden sembra voler convogliare in un unico pastiche free-form la forte carica emotiva delle opere teatrali di Harry Partch (e non è un caso che proprio qui Rathausen preferisca una prova vocale calda e quasi sensuale ai suoi più tradizionali rantolii), il post-serialismo di György Ligeti, le manipolazioni dei nastri dei grandi compositori elettronici e il third stream teorizzato da Gunther Schuller: è proprio questo il brano che più di ogni altro in Premonition consacra il Daniel Vahnke orchestratore e compositore.
Ma Dresden è anche la composizione che segna il passaggio dalla metà di Premonition più irriverente e grottesca a quella più sperimentale e austera: Sitio è infatti un esperimento di avanguardia elettronica, mentre Deicide e Infection rivedono l'industrial e la tecnica del collage filtrandole con l'esperienza della musica totale di Dresden (e pertanto condendoli - oltre che con i soliti violoncelli classici - anche con cluster orchestrali, dissonanze e aperture orientali). Rodentia Ostinati I & III è l'unica parentesi più leggera della seconda parte di Premonition, che prosegue sulla scia di Ovulation ma preferisce, alla base industrial, un inedito pianoforte classico: infatti, le successive composizioni riprendono il trend dei collage della prima metà del disco, arricchito dal gusto compositivo più austero e riccamente orchestrato di Dresden (arrivando pure a lambire particolari derive decadenti, come in Dante's Shroud), talvolta lasciando spazio al violino di Akastia che si esibisce come unico protagonista dei baccanali infernali ideati da Vahnke (Waterhead), talvolta risultando mini-sinfonie contemporanee (Demon Est Deus Inversus).
La chiusura si allontana però dalle velleità classiche precedentemente mostrate, in favore di esperimenti d'avanguardia elettronica (eccezion fatta per Apparition, una parentesi paradisiaca e delicata che sembra voler far riposare momentaneamente l'ascoltatore dopo i numerosi quanto impegnativi ascolti): Book of Job è una desolante composizione di kosmische Musik industriale sospesa tra Klaus Schulze e Throbbing Gristle, quasi un'elegia urbana resa ancora più disumanizzante dalle voci confuse e irriconoscibili adagiate sul tessuto elettronico, mentre la conclusiva Colonies è un dilatato connubio di musica d'ambiente e musica cosmica, che conduce lentamente l'ascoltatore fuori dal mondo infernale illustrato dai Vampire Rodents in Premonition.

La maturità sviluppata in soli due anni dal primitivo War Music è quasi incredibile: Premonition riesce ad essere ancora più grottesco e anti-armonico dell'album d'esordio, ma al contempo si dimostra come la consacrazione del gusto orchestratore di Daniel Vahnke, l'unico genio dietro alla grandiosa operazione compiuta in questo lavoro.
Peccando leggermente di una certa primitività amatoriale in alcune sezioni ancora fortemente influenzate dalla musica del primo disco, Premonition si rivela comunque un capolavoro di caratura enorme, un vero e proprio monumento alla grande musica d'avanguardia del Novecento rivista ed eseguita sotto una sensibilità e con i mezzi di fine secolo. Con soli due album, i Vampire Rodents riescono già a catapultarsi prepotentemente tra le realtà più grandi della musica degli anni '90, nonostante il coronamento delle doti del gruppo debba ancora arrivare.

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