Voto: 
8.4 / 10
Autore: 
Marcello Zinno
Etichetta: 
Sanctuary Record
Anno: 
1972
Line-Up: 

Gary Thain – basso
Lee Kerslake – batteria, percussioni
Mick Box – chitarre
Ken Hensley – tastiere, chitarre, moog synth
David Byron – voce

Tracklist: 

1. The Wizard
2. Traveller in Time
3. Easy Livin'
4. Poet's Justice
5. Circle of Hands
6. Rainbow Demon
7. All my Life
8. Paradise
9. The Spell

Uriah Heep

Demons & Wizards

Periodo d’oro per gli Uriah Heep i quali non solo guadagnano una stabilità nelle proprie fila capace di partorire quattro studio album di grande successo, ma riescono nella stessa annata (l’alba del lontano ’72) ad offrire ai propri fan, ed alla storia della musica intera, una doppietta di immensa onorificenza: Demons & Wizards ed il suo fisiologico successore The Magician's Birthday.

Le idee originali sono quelle che più stupiscono e nei primi anni di vita una band è sempre (o almeno lo era) prolifica ed innovativa: non a caso dal ‘70 al ‘72 i cinque inglesini riescono a dar vita ad altrettante uscite discografiche con Salisbury che sancisce lo stile progressive rock della band, molto in voga nella scena a cavallo tra gli anni ’60 e ’70.
La musica si fa dolce come una punta di zucchero e la voce di Byron sembra fare coppia fissa con le note suadenti dei nove brani, come due anime legate per l’eternità, senza che il tempo sia minimamente capace di scalfire il loro legame.

Un’atmosfera più intima si viene a creare (Traveller In Time) pur caratterizzata da una ritmica tipicamente prog, lasciando ad Easy Livin’ ed a tutto l’album che ne succederà sonorità più rockeggianti e groove, il tutto con tracce mai troppo lunghe né complesse per costruzione e struttura ma dritte e sentimentaliste. La chitarra elettrica sfoggiata dalla colonna portante Mick Box, unico membro ancora effettivamente coinvolto nel progetto, è davvero entusiasmante e l’assolo nonché le divagazioni melodiche di Poet's Justice sono lì a ricordarcelo mentre le tastiere su Circle of Hands ci innalzano in un’altra dimensione ed, a scanso di equivoci, ci insegnano quanto una canzone possa essere in grado di traghettare il nostro cuore da paesaggi romantici e seducenti ad alte vette, rocciose ed aride.

Un album, un’opera, un’orchestra che con i suoi pochi strumenti mette in musica emozioni, un insieme di melodie che richiamano alla mente epoche passate e che di lì in avanti solcheranno parametri musicali che non possono essere disconosciuti (la epica Rainbow Demon dirà sicuramente qualcosa ai coetanei Deep Purple, mentre il cantato di All my Life sarà di ispirazione ad Ozzy Osbourne). Un’atmosfera unica lunga meno di un’ora e che fa la vera differenza di un album, quel valore unico che permette di leggerlo senza spezzettarlo in singoli riff, ma assaporandone la sua pregiata fattura complessiva.
Sicuramente meno esuberante di The Magician’s Birthday, più introspettivo ed acustico per certi versi, ma pur sempre un’impronta indelebile nel terreno fertile ed ormai disabitato del progressive rock.

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente