Voto: 
8.4 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Etichetta: 
Jester Records
Anno: 
2000
Line-Up: 

- Trickster G. (alias Garm, alias Christophorus G. Rygg) - Voce, Synths, Batteria
- Tore Ylwizaker - Synths, Piano, Basso

Guests:
- Håvard Jørgensen - Chitarra Elettrica
- Bård Eithun - Batteria Elettronica in The Future Sound Of Music
- Ivar H. Johansen - Batteria in Nowhere / Catastrophe
- Kåre J. Pedersen - Batteria in Porn Piece Of The Scars Of Cold Kisses
- Rolf Erik Nystrøm - Sassofono in Lost In Moments e Dead City
Centres
- Øystein Moe - Basso in Lost In Moments
 

Tracklist: 

1. Lost in Moments (07:16)
2. Porn Piece or The Scars of Cold Kisses (07:08)
3. Hallways of Always (06:35)
4. Tomorrow Never Knows (07:59)
5. The Future Sound of Music (06:39)
6. We are the Dead (03:41)
7. Dead City Centres (07:10)
8. Catalept (02:15)
9. Nowhere/Catastrophe (04:48)

LINKS PER L’ASCOLTO (samples mp3 scaricabili di quattro brani):
Lost in Moments
Hallways of Always
Tomorrow Never Knows
The Future Sound of Music

Ulver

Perdition City

"So, what's the meaning of this voyage?..."

Black Metal, Folk tradizionale, Avantgarde Metal, Trip Hop ed Elettronica, Ambient e composizioni per colonne sonore. Pochi gruppi hanno dimostrato la versatilità e l’abilità necessarie per affrontare generi così disparati e dallo spettro musicale così differente, sempre producendo dischi di qualità eccelsa.
I norvegesi Ulver ci sono riusciti.

“Perdition City” esce nel 2000, e presenta una realtà completamente rinnovata: lasciate per sempre dietro di loro le foreste millenarie, i sogni deliranti di licantropia, la natura incontaminata, i racconti del folklore tradizionale, gli Ulver sono ora cantori di un mondo metropolitano, fatto di cemento, metallo e luci artificiali, che la presenza/assenza dell’essere umano rendono inospitale, finto e vuoto. E' una solitudine agghiacciante, desolante, quella che tormenta il narratore di questo disco, un nulla riempito solo dagli spettri e dai ricordi di coloro che lo hanno abbandonato.
Dalle visioni sperimentali dell’ultimo disco Metal, “Themes from William Blake’s The Marriage of Heaven and Hell” (1998), erano passati due anni e uno sconvolgente EP (“Metamorphosis”, 1999) di techno/elettronica/ambient; dai dischi ancora precedenti (in cui i lupi esploravano gli universi Metal e Folk) li separavano oramai un abisso incolmabile, tale da lasciare esterrefatti moltissimi fans del combo scandinavo, impotenti spettatori di una nuova, eclettica trasformazione: la line-up storica viene azzerata e a legare i ‘nuovi’ Ulver con i vecchi rimane il solo leader e cantante Garm, che conferma al suo fianco solamente il recente acquisto Tore Ylwizaker (entrato nel gruppo all'epoca di "Themes..."), apprestandosi comunque a stupire tutti con la creazione dell'ennesimo capolavoro firmato Ulver - il lupo (ulv, in norvegese) perde il pelo (o meglio, lo cambia), ma non il vizio...

Garm e Tore creano un disco di Elettronica raffinata e sapientemente composta, una “music to an interior film” come loro la definirono (un specie di prologo all'ingresso, avvenuto qualche anno dopo, nel mondo delle movie soundtracks), in cui gli incessanti battiti Trip Hop delle percussioni reggono il gioco ai ricchi e coinvolgenti campionamenti di sintetizzatore, ed ai rintocchi drammatici del pianoforte di Tore, mentre la voce carismatica di Garm si rivela in un nuovo, affascinante gioco di luci ed ombre, con trovate di grande effetto: utilizzata con parsimonia e minore teatralità rispetto al passato, è però valorizzata al massimo nei suoi interventi, sempre circondati da un alone di emotività davvero palpabile. Sotto queste melodie principali, assieme a bassi discreti e ben inseriti in un contesto rilfessivo, si può osservare come gli sfondi di "Perdition City" presentino sovente, in nuce, quelle perturbazioni sonore e quei sottili glitch che andranno a costituire la base delle ricerche sonore Ulveriane nel biennio seguente, e che saranno riassunte nella raccolta "Teaching in Silence".
Tutto ciò rende questo debutto elettronico degli Ulver assai tenebroso nella sua interiorità, eppure capace di descrizioni urbane assolutamente vivide; “Perdition City” è un disco creato per le ore notturne, che raggiunge un senso compiuto specialmente se preso nella sua totalità: è un viaggio che si affronta lentamente, iniziando dalle melodie meravigliosamente tristi di “Lost in Moments” in apertura, per finire con le voci da brividi di “Nowhere/Catastrophe” in chiusura, passando per nove atti di silenziosa, eppure vibrante, intensità -pur superlativi come insieme, i brani sono notevoli anche quando esaminati singolarmente, e dotati di una precisa personalità: sepolcrale e terrorizzante è “We are the Dead”, più futuristica e robotica “Tomorrow Never Knows”, mentre “Dead City Centres” è inizialmente dotata di un certo approccio rumorista, ma si svilupperà con aggraziate aperture jazz... e così via, per un’esplorazione dagli infiniti risvolti, dai mille segreti, che ad ogni ascolto rivelerà nuove e diverse visioni.

Il lupo si è nascosto nelle profondità di una sconfinata metropoli tecnologica, ed ha mutato vesti e forme - ma i suoi crudeli occhi di ghiaccio continuano a guardarvi, da dietro gli anonimi riflessi di immensi grattacieli di vetro, dagli abbaglianti neon dei locali notturni, dal profondo delle pupille indifferenti della misteriosa ragazza seduta di fronte a voi nella metrò... No, nel loro intimo gli Ulver non sono assolutamente cambiati. E neppure le emozioni, sincere e violentemente vive, che continuano a regalarci con i loro dischi: "Perdition City" è la testimonianza dell'ecletticità e del talento che caratterizza un personaggio come Garm, la cui creatività raggiung in questo capitolo livelli di alto rilievo.
Wolves Evolve.

“...And your last thought is that you have become a noise
A thin, nameless noise among all the others
Howling in the empty dark room...”

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