Voto: 
6.7 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Massacre Records/Audioglobe
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Yantit - voce, chitarra
- Blutknecht - basso
- Frau Dr. Franzenstein - batteria
- Jakowar Sekurita - tromba
- DF - organo


Tracklist: 

1. Das Leben soll doch schön sein
2. Schwarze Katze
3. Schwarze Witwen (... sterben gehen pt. eins)
4. Der Mann am Strick (... sterben gehen pt. zwei)
5. Die Ballade von
6. Road To Transilvaningen Hell
7. Die traurige Wahrheit über Werwölfe
8. Der Apfelbaum
9. Exzess Deluxe
10. Der Bauer im Ruin

Transilvanian Beat Club

Das Leben Soll Doch Schon Sein

Conciliando le sonorità del Gothic tedesco con l’attitudine Death ‘n Roll dei rinnovati Entombed, i Transilvanian Beat Club, quintetto originario della Turingia, avevano già destato l’attenzione della critica in occasione del particolare debutto del 2006 su Massacre Records, Willkommen Im Club, per i suoi aloni orrorifici e la sua attitudine malata. A distanza di poco più di un anno, la band teutonica riprova a scuotere il pubblico della patria, storico sostenitore della scena Industrial, Goth ed EBM, con un album dal sapore decisamente Rock ‘n Roll ma non privo di elementi gotici che sfiorano da vicino le follie delle realtà più estreme del genere.
Das Leben Soll Doch Schon Sein continua sulla scia del predecessore, presentando una voce sporca che si adatta efficacemente al Rock ‘n Roll marcio in sottofondo e un’atmosfera gotica rafforzata sia dall’impiego delle tastiere elettroniche e della tromba, sia dal contesto vampirico che emerge attraverso le canzoni.

Schwarze Katze, la seconda traccia, rappresenta l’anima più trasandata dei Transilvanian Beat Club, impegnati a proporre sezioni dirette basate sull’alternanza di momenti più intensi, dove interviene l’andamento canonico del Rock’n Roll (assoli e tessuto timbrico), e di fraseggi d’avanguardia, derivati dalla scena tedesca. Schwarze Witwen (Sterben Gehen Part 1) al contrario rimane chiusa nella sua aura tenebrosa e nel suo incedere a cavallo tra Black e Doom, seguendo da vicino i lavori di acts come Shining e Farsot. Il Black Metal è annoverato infatti tra i generi a cui i Transilvanian Beat Club si ispirano maggiormente, come aveva già testimoniato la cover di Transilvanian Hunger (Darkthrone) presente su Wilkommen Im Club.
Più ci si addentra nell’ascolto di Das Leben Soll Doch Schon Sein, più si riescono a comprendere le diverse sfaccettature del sound del quintetto tedesco, che tra i suoi pregi principali può annoverare una notevole dose di originalità. La ripetitività è davvero rara nel secondo full-lenght e l’unica pecca può essere ricercata nella voce del cantante Yantit, che non varia il suo registro stilistico se non in sporadiche occasioni, come la quinta Die Ballade von "Pavel dem Saufer", più maestosa e non priva di una direzione che ripercorre i meandri sonori dei connazionali The Vision Bleak.
Il brano di gran lunga più pazzo del platter è De Traurige Wahrheit Über Werwölfe, che fa riemergere il Death ‘n Roll caratteristico della seconda traccia, rivisitandolo in uno stile ancora più macabro e fumoso.

Sebbene alcuni passaggi risultino soffocanti per colpa di una voce fin troppo trascurata, il risultato finale è positivo, per la fantasia con cui i Transilvanian Beat Club sviluppano il secondo capitolo discografico; se un’attenzione così meticolosa fosse stata riservata anche all’ambito della registrazione, che a tratti appare carente, allora Das Leben Soll Doch Schon Sein avrebbe costituito un’opera ben curata sotto ogni aspetto. Per questo il full-lenght raggiunge un livello solo discreto, quando invece le potenzialità sarebbero potute essere di gran lunga superiori.

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