Voto: 
7.6 / 10
Autore: 
Gabriele Bartolini
Genere: 
Etichetta: 
Carpark
Anno: 
2011
Line-Up: 

- Chazwick Bundick - Compositore musiche, voce

Tracklist: 

1. Intro Chi / Chi
2. New Beat
3. Go With You
4. Divina
5. Before I'm Done
6. Got Blinded
7. How I Know
8. Light Black
9. Still Sound
10. Good Hold
11. Elise

Toro Y Moi

Underneath the Pine

Chazwick Bundick ( aka Toro Y Moi) cerca di bissare il successo dell' anno scorso, tornando in studio con un altro full-lenght. Mentre i singoli di Causers of This sono ancora in heavy rotation, ecco altri undici brani nati da una breve gestazione, a quanto pare; l' obbiettivo (più che palese) mi sembra quello di voler folgorare il pubblico con due dischi nel giro di un anno che permettano di far parlare del soggetto in questione.
Stupisce in questo senso la scelta di stravolgere quello che era diventato il suo stile, il suo marchio di fabbrica consolidato dal primo album e svariati EP, a favore di un suono maggiormente elaborato e dai fini totalmenti diversi. Non si preoccupino i fan, il connubio tra anni dance anni '80 ed elettronica francese (Air in primis) anni '90 resiste ancora, ma sono i contorni a rendere il tutto addirittura più soddisfacente. Chi infatti come me aveva avuto l' impressione che tracce come Blessa e Talamak fossero state incise come testimonianza di bravura, rimarrà piacevolmente soddisfatto di Underneath The Pine, disco che non include alcuna forma di narcisismo. Mi preme sottolineare poi che il fattore Chillwave (approfondito nel disco d' esordio) non viene in alcun modo trascurato ma, anzi, dopo continui messaggi di stima del pubblico è apprezzabile la continua ricerca di espedienti - elettronici e non - allo scopo di ampliare un pò quello che riguarda la sua sfera musicale: non a caso saranno proprio questi pezzi a costituire una solida base per la riuscita del disco.

In apertura troviamo una intro, contraddistinto dal suono di tamburelli in apertura; il ritmo è volutamente lento, l' ascoltatore può in questo modo prendere confidenza con le sonorità tipiche dell' artista, per altro già di per se amichevoli.Arriva New Beat e subito la differenza si nota: a pochi mesi di distanza l' artista di origini filippine ci proponeva infatti Blessa, canzone abbindolante dai ritmi esotici.
Adesso invece l' atmosfera è esclusiva, sembra di stare in mezzo ad una sala da ballo; ogni elemento contribuisce a rendere orecchiabile il brano, dalla voce adatta ad uno dei migliori dream pop ai cori che si intervallano, mentre la musica rimanda ad un funk piuttosto simile a quello dei Jamiroquai di A Funk Odyssey (anche se qui tutto vira poi in jazz). Le tastiere usate in modo così libertino creano un atmosfera galleggiante e frivola, la musica in apparenza sembra prendere già quota, anche se siamo solo alla seconda traccia.

Go With You rallenta il ritmo, c'è spazio quindi per sfoggiare la creatività: ancora una volta le tastiere elettroniche attaccano dopo pochi secondi e danno possibilità alla voce di esprimersi al meglio, in pieno stile pop con atmosfere retro. Dall' inizio del terzo minuto poi sono i cori a dare una degna chiusura di un finale tutto strumentale. Successivamente abbiamo Divina, che parte in simil modo all' intro d' apertura per poi farsi sorreggere da un piano che dai primi secondi sembra quello di Broken Love Song, anche se poi si evolve creando la giusta base. Passano veloci anche i minuti di Before I'm Done, pezzo dall' andamento volutamente impacciato; sembra incredibile ma per la prima volta chitarra acustica e piatti si ritagliano il loro spazio, mentre la voce in dissolvenza contribuisce in maniera significativa fino al minuto e mezzo. Suggestivo il vortice dentro a cui ci spinge Got Blinded, ricco di insolita psichedelia e di armonie elettroniche riconducibili inizialmente al progetto Neon Indian e poi ad uno dei pop più intimi del secolo passato. How I Know, ancora una volta dal ritmo più spiccato e ammiccante presenta suoni da best coast californiana, passando da vicino molto spesso a mostri come Beach Boys, mentre i tasti di un piano fanno da base. Light Black è un ottimo intermezzo per arrivare all' altro singolo di punta, visto che l' atmosfera hip-hop che si presenta a tratti funge da ottimo antipasto per il finale.

Deliziosa Still Sound, elegante quanto cruda nel testo: ''There was a finer life when you where with us here / and we knew there was a next time'' i versi più rappresentativi della storia d' amore di due innamorati lontani e pieni di buoni ricordi.Intanto la musica dal mood malinconico e lento è deliziosa anche quando il parlato si atteggia ad hip-hop, per poi eseguire il compitino e continuare imperterrita nella parte finale con il tema iniziale.
Diversa dalle altre invece Good Hold, dall' incedere triste accentuato da un piano che fa la voce grossa e da voci che ricalcano il suono alle loro spalle allo scopo di accentuare la suite dream pop. L'outro Elise è una delle migliori composizioni dell' album, innanzitutto perché non ha paura di riempire di silenziosi pianoforti i secondi che passano. La canzone è ancora di nuovo triste, il ritmo invece presenta delle variazioni: la batteria non si era mai sentita così da vicino, mentre le chitarre spianano la strada per il ritornello, dal tiro struggente e stranamente da rock band psichedelica.

Conclusasi la suite finale, c'è da dire che il nuovo lavoro di Toro Y Moi è riuscito a convincere di più rispetto al disco d' esordio. Bisogna infatti osservare come l' artista sia riuscito a migliorare il feeling tra musica e voce; se ricordate bene in Causers of This molto spesso il cantato era sovrastato dagli effetti elettronici, mentre adesso la musica sembra lasciare il giusto spazio.
Nel complesso le tracce sono meglio amalgamate, tra un pezzo lento ed uno dal ritmo più veloce il disco trascorre tranquillo; finalmente poi da notare una chiusura degna di questo nome. Per fortuna poi che le atmosfere così dolci e leggere non si siano tramutate in opache dopo poche tracce; anche dal punto di vista dell' originalità la scommessa è vinta.
Ecco perché Underneath The Pine è un bel passo avanti per Chazwick Bundick: in un mondo dove la proposta musicale sembra adottare sempre più silenzi creativi e rumori controllati, poi, quest' album è sicuramente un capitolo importante per l' elettronica in generale.

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