Voto: 
7.6 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Genere: 
Etichetta: 
Supernova
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Steve Austin - Voce, Chitarra, Elettronica
- Derek Roddy - Batteria
- Chris Debari - Basso

Tracklist: 

1. I.E.D.
2. Free at last
3. Broken Promises and Dead Dreams
4. If You Want Peace Prepare for War
5. No Lung Baby
6. Black Steyr Aug
7. My Wish Is Your Command
8. Circus Maximus
9. Total Resistance
10. The Worst That Ever Happened to Me
11. Axis of Eden
12. Desolation

Today Is the Day

Axis of Eden

Era il 1993 quando Steve Austin diede vita a Supernova, prima opera dei suoi ormai celebri Today Is The Day, che dopo ben quattordici anni d'intensa attività artistica ritornano sulle scene in questo 2007 ricco di sorprese con un disco che, vedendo chi l'ha creato, non è poi una vera e propria sorpresa. Chi conosce Steve Austin sarebbe d'accordo; musicista e compositore sin da piccolo, lascia la positiva carriera universitaria per fare il salto completo nella musica come se sentisse dentro un bisogno di donarle qualcosa, ed infatti più di un semplice "qualcosa" le ha donato. Allo stesso tempo la musica ha agito su Austin come una sorta di valvola di sfogo, come punto di riferimento verso cui indirizzare ciò che si muoveva contorcendosi dentro la sua anima, basti pensare al disagio e all'amarezza esistenziale del bellissimo Willpower (“Registrare Willpower è stato come suonare dal vivo, in diretta dal cuore…”).
Un'altra delle cose più interessanti del profilo musicale di Austin è stata la sua continua e interminabile evoluzione stilistica, un progredire verso la forma, il suono e il messaggio perfetto. Per carpire tale aspetto basta cogliere le variazioni strumentali e compositive con cui il musicista americano ha dato vita alle sue creature: se Supernova è un concentrato di noise-core con volate progressive e richiami all'hard rock, il passo successivo Willpower è un incremento interiore dell'anima di Austin (perchè in questo caso anima e musica sono la stessa cosa), più vivo e dall'impatto quasi scientifico, ricoperto di sangue fresco, psichicamente angariante e urlante strazio e dolore, una vera e propria mazzata di sofferenza e caos esistenziale.

Si arriva poi a Temple of the Morning Star e In the Eyes of God in cui le sperimentazioni estreme cominciano a prendere il sopravvento e il death metal diventa sempre più presente fondendosi alla perfezione con le trame noise, sangue primordiale dei Today Is the Day, e con i soliti riferimenti al progressive dei King Crimson e all'hard rock di Black Sabbath, Motörhead et similia che costituiscono l'esoscheletro sonoro del combo nashvilliano. Impossibile e ingiusto poi non sprecare almeno una parola per il loro asfissiante capolavoro Sadness Will Prevail (due ore e mezza di musica spartite in 30 tracce), un concentrato di disperazione, odio, tristezza e di tutto ciò che, bello e brutto, odorato o puzzolente, si ritrovi a morire nella sua anima malata; il minimalismo del disco, con quelle inquietanti ripetizioni che non smettono mai di porre l'amarezza di fronte agli occhi dell'ascoltatore, è una forte spinta verso una concezione ancora più chiusa e violentemente decadente della propria musica, ed è anche ciò che rende Sadness Will Prevail un disco senza precedenti.

Ciò che Austin ci regala in questo 2007 è, come al solito, un'altra bomba pronta ad esplodere, o meglio, una bomba che il folle compositore ci ha donato proprio nell'atto di esplodere in modo da poter meglio cogliere la sua distruzione e la sua graveolenza. Axis of Eden è infatti l'ennesima mazzata confezionata con cura e amore da Austin & soci: il noise è ancora ciò che prevale negli schemi interni del gruppo, questa volta supportato con vigorosità crescente da un terrificante mixing di death metal, avantgarde estremo, un hard rock decadente e frammenti di prog molto noir. Una miscela così travolgente, tra l'altro resa in maniera impeccabile, è il punto di forza di Axis of Eden disco che, se da una parte presenta una peculiarità a livello compositvo di una genialità unica, dall'altro pecca leggermente nel contenuto, in un songwriting votato alla distruzione e alla stridente cacofonia del noise che però non sempre riesce ad essere eccellente come in molti altri casi.
I.E.D. apre il disco proprio secondo questo filone: chitarre stridenti, batteria (attenzione, è Derek Roddy il diavolo dietro le pelli) martellante e sempre presente, atmosfere cupe e claustrofobiche, insomma, ciò a cui i Today Is the Day ci hanno abituato da tempo. I colori cambiano subito con la successiva No Lung Baby, in cui una melodia molto behemothiana, resa in maniera straziante e quasi funerea, accompagna l'ascoltatore per tutta la sua durata, con le urla sofferenti di Austin a fare da perfetta cornice a questo dipinto di dolore e inquietudine, come ci suggerisce anche la lenta e morbosa Free at Last, una sorta di post metal a sfumature stranamente gotiche con tastiere fredde e atmosfere da cimitero del futuro. If You Want Peace, Prepare for War (assieme a Total Resistation) è invece uno degli episodi più incentrati sul death metal estremo con un riffing che tanto ricorda i Malevolent Creation di The Fine Art of Murder e che funziona perfettamente all'interno degli schemi del gruppo, mentre con la magnifica Desolation Austin ci immerge all'interno di un ipnotico viaggio elettronico, visionario e travolgente, compiendo un esperimento incredibilmente interessante in cui il musicista statunitense mostra d'essere terribilmente capace anche in materia elettronica.
L'omonima Axis of Eden è poi forse la canzone che al meglio riassume gli elementi del disco con il suo andamento in continua trasformazione dal lento al veloce, i suoi toni che in un batter di ciglia passano da un noise molto sludge alla più violenta furia di un death metal quasi metropolitano, e anche se i sopracitati richiami all'hard e al prog non sono presenti, il brano si pone come emblema della nuova musica di Austin ed inevitabilmente della sua anima e della sua psiche contorta e consumata in una continua battaglia contro l'esistenza umana.

Interessantissimi anche gli episodi più brevi di Axis of Eden, ovvero la già citata opener, la travolgente Broken Promises and Dead Dream con un Roddy scatenato e le solite martellate tra le palle e My Wish Is Your Command, possente nell'impatto e nell'indistruttibile insieme strumentale, un pò di meno nel contenuto non arrivando all'altezza di altri brani dell'album, come anche nel caso di Black Steyr Aug i cui riferimenti hard rock funzionano poco e non sono resi con necessaria efficacia all'interno dei meccanismi sonori, e Circus Maximus che alterna parti di notevole spessore melodico e tecnico ad altri meno penetranti e parecchio stantii. Axis of Eden in fondo è proprio questo, un viaggio straziante, inquietante, un'immersione nella follia dell'uomo moderno, che se da una parte riesce ad incarnare al meglio questo aspetto con un insieme strumentale dal mostruoso livello artistico, dall'altra a volte lascia a desiderare, continuando a macellare l'apparato acustico dell'ascoltatore non per scelta ma quasi come se si trattasse di un comportamento incondizionato. In ogni caso Austin, un vero genio del male, ha dimostrato ancora una volta di essere il cantore della "human race" moderna, colui che rende musica il disagio e il terrore con cui l'uomo vive, anzi sopravvive, ogni giorno della sua angariata esistenza, e la grandezza con cui egli rende questo messaggio, tramutando la realtà in musica, lo rende indubbiamente una delle più particolari ed eclettiche menti compositive della musica estrema d'avanguardia.


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