Voto: 
9.5 / 10
Autore: 
Corrado Penasso
Genere: 
Etichetta: 
Atlantic
Anno: 
1987
Line-Up: 

  
- Eric Peterson: chitarra
- Alex Skolnick: chitarra
- Greg Christian: basso
- Louie Clemente: batteria
- Chuck Billy: voce

Tracklist: 

 
1. Over the Wall 04:07
2. The Haunting 04:17
3. Burnt Offerings 05:07
4. Raging Waters 04:32
5. C.O.T.L.O.D. (Curse of the Legions of Death) 02:32
6. First Strike Is Deadly 03:43
7. Do or Die 04:39
8. Alone in the Dark 04:05
9. Apocalyptic City 05:51

Testament

The Legacy

La lunga carriera dei grandi Testament da Oakland, California iniziò addirittura nel 1983 quando il thrash Bay Area stava letteralmente esplodendo per invadere la scena mondiale metal e cambiarla in modo definitivo. Slayer, Metallica ed Exodus stavano lavorando sodo per dare alle stampe i loro debutti discografici, anche se quello del gruppo capitanato da Paul Baloff ci mise più degli altri ad essere pubblicato.Il primo moniker ad essere scelto per il nucleo embrionale della band fu The Legacy. Due demo furono prodotte prima che la stessa formazione decidesse di cambiare nome in Testament nel 1986, per dare alle stampe il loro debutto in formato full-length. Il nome per l’album non venne scelto a caso e a The Legacy venne attribuito un significato di continuità col passato. Il mastodontico Chuck Billy, il fido Eric Peterson, il funambolico Alex Skolnick e la solida sessione ritmica composta da Greg Christian e Louie Clemente sono gli elementi di questo grandioso album di potente thrash metal. 

Come molte altre band che debuttarono dopo la metà degli anni 80, anche i Testament diedero il loro contributo a forgiare il nome di “second wave of thrash metal”. Essa comprendeva gruppi come Forbidden, Vio-Lence, Heathen e Defiance. Tutti questi gruppi non riuscirono a sfondare in una scena che oramai era monopolio di pochi, molto più famosi. Il mitico trio della Bay Area, al quale vennero aggiunti i Megadeth e i Newyorchesi Anthrax, stava facendo sfaceli e lasciava agli altri le briciole. L’unica eccezione furono proprio i Testament. Sin dall’esordio discografico, i Nostri furono capaci di stupire un po’ tutti con il loro stile che combinava perfettamente l’irruenza del thrash più puro, lo speed più classico e la melodia del solismo barocco del mitico Skolnick. Il risultato fu a dir poco epocale.  

The Legacy è una carrellata di classici. Il disco letteralmente esplode con l’epocale Over The Wall, forse la canzone-icona del gruppo californiano. Il riffing metallico, contorto eppure così violento di Skolnick ci cattura immediatamente anche per la sua vena catchy mentre le sferzate brutali della batteria invadono il sound con improvvisi up-tempos per poi introdurre la voce devastante di un Chuck Billy qui ai massimi livelli. Questa montagna umana riesce a passare con disinvoltura da primordiali forme di growl a picchi degni di nota in un contesto più melodico e variegato pur conservando una ruvidità incredibile. Il solismo delle due chitarre dona alla storia una delle sezioni più memorabili proprio nel mezzo dell’uragano irrefrenabile di riffs thrash. Si prosegue con la cupa The Haunting che esplode improvvisamente per quanto riguarda le strutture di batteria, pur mantenendo riffs che presto si inchiodano nel nostro cervello per non staccarsi più.  

Burnt Offerings è un’ulteriore bordata ai limiti della sopportazione per violenza senza che lo si sospetti dall’inizio, poiché esso dona maggior risalto alla classe e alla pulizia della chitarra solista. La prosecuzione, tuttavia, è a dir poco devastante, con furiose ripartenze ed improvvisi rallentamenti pregni di fraseggi che si alternano a riffs neri come la pece. Raging Waters è il primo tassello di un trittico da infarto, ovvero la succitata canzone; il carro armato dal nome C.O.T.L.O.D. (Curse of the Legions of Death) e la brutale, instancabile First Strike Is Deadly. Tutte queste schegge impazzite riescono sempre a colpire nel segno anche per quanto riguarda la vena melodica che sporadicamente emerge grazie alla chitarra solista al fine di dare una varietà maggiore, come se la sezione ritmica non fosse già notevolmente matura e fantasiosa. Non c’è un attimo per riposarsi in questo turbinio di riffs che spesso e volentieri io accosterei persino a semi-assoli per la loro vena complessa e fantasiosa.  

Do or Die non permette cali di tensione, anche se il ritornello si differenzia leggermente per il tocco più orecchiabile che presto si lascia portare avanti dalle linee soliste. Quando si arriva ad Alone in the Dark ci si accorge ben presto di trovarsi di fronte ad un altro capolavoro introdotto dalle note epiche ed oscure di Skolnick, per poi proseguire sotto forma di oscuro mid-tempo. Il ritornello ancora una volta mostra segni melodici nella voce del grande Chuck, mentre bisogna obbligatoriamente citare per l’ennesima volta l’assolo contenuto anche in questa canzone. Capolavoro. Apocalyptic City e il suo testo sulla storia di un piromane, ci accoglie per portarci attraverso cupi passaggi e veloci accelerazioni che ancora una volta stupiscono per orecchiabilità e mettono fine ad uno dei dischi thrash migliori che la Bay Area ed il genere stesso siano mai stati in grado di realizzare. Se volete i Testament su grandi livelli di violenza, The Legacy fa per voi.

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