Voto: 
8.8 / 10
Autore: 
Salvo Sciumè
Genere: 
Etichetta: 
Geffen Records
Anno: 
1989
Line-Up: 

Jeff Keith - voce
Tommy Skeoch - chitarra
Frank Hannon - chitarra
Brian Wheat - basso
Troy Luccketta – batteria


Tracklist: 

1. Hang Tough
2. Lady Luck
3. Heaven's Trail (No Way Out)
4. Be A Man
5. Lazy Days, Crazy Nights
6. Did It For The Money
7. Yesterdaze Gone
8. Makin' Magic
9. The Way It Is
10. Flight To Nowhere
11. Love Song
12. Paradise
13. Party's Over

Tesla

The Great Radio Controversy

Dopo avere strappato numerosi consensi ed avere ottenuto un buon successo con il loro debut Mechanical Resonance , i Tesla ci riprovano tre anni dopo, riuscendo non soltanto a bissare l’ottimo lavoro fatto con l’album d’esordio, ma addirittura a migliorarsi dando alle stampe quello che resterà, a mio avviso, il loro masterpiece assoluto, The Great Radio Controversy. Rispetto al suo predecessore, quest’album presenta linee melodiche più ispirate, arrangiamenti più curati ed una produzione di gran lunga migliore e più accorta in grado di donare al sound dei Tesla l’adeguata consistenza. Il contributo dei due chitarristi Skeoch ed Hannon risulta ancora una volta determinante per il Rock della band californiana, ma l’assoluto protagonista rimane sempre il cantante e frontman Jeff Keith, capace di regolare ed adattare la sua graffiante voce in base alle esigenze richieste dalle varie canzoni, senza perder minimamente smalto nel passare dalle ballad agli up-tempos, da composizioni più tirate ad altre più lente, permettendo così di non far pesare nemmeno i numerosi cambi di ritmo contenuti all’interno di una stessa song. Il loro Hard Rock è intriso di passaggi Blues ed ha un piglio duro e metallaro ed al contempo melodico, come se avessero preso spunto dagli Aerosmith ma avessero deciso di suonare più duro.

L’opener Hang Touch parte con un riffing potente e pulsante, accompagnato da una sezione ritmica altrettanto potente, in possesso di un refrain aggressivo e di un assolo strepitoso che introduce ad un intermezzo più lento che esplode nuovamente con vigore nel suddetto refrain, anche Lady Luck è un brano tirato, dal ritornello facile ed efficace con le due chitarre che dettano a meraviglia ritmo e melodia. Molto blues-oriented invece Heaven’s Trail che esplode con quel "No Way Out" in un bel chorus d’impatto, ed anche Be A Man mantiene il lavoro su coordinate stilistiche Southern/Blues, con il tentativo, ben raggiunto, di accentuarne sempre il lato melodico. Si prosegue con l’Hard Rock elettrico e dinamico, grezzo e ruvido, di Lazy Days, Crazy Nights e Did It For The Money, mentre si aumenta la velocità con Yesterdaze Gone, quasi un esempio dello Street Metal imperante in quel periodo nel nuovo continente, e si arriva così a Makin’ Magic, pezzo tirato ed aggressivo, con un Keith assolutamente strepitoso, che apre la parte migliore del platter. Si parte con The Way It Is, ancora immenso Keith nell’interpretare alla Tyler questo pezzo melodico, ma sempre grintoso ed aggressivo, mentre una grandiosa intro ci porta a Flight To Nowhere, brano rockettaro ricco di energia e grinta e caratterizzato da azzeccati e pregevoli cambi di tempo, e si arriva adesso alla ballad per eccellenza del combo di Sacramento, Love Song, introdotta da una lunga e fantastica intro arpeggiata prende corpo in una canzone dalla linea melodica da pelle d’oca, romantica e graffiante al tempo stesso ed in possesso di solos alquanto notevoli e con un finale emozionante e coinvolgente, tutte caratteristiche che si addicono anche alla successiva ed altrettanto favolosa Paradise, superbe qui le chitarre nel finale, che ancora una volta vi metterà i brividi addosso. Basterebbero questi due pezzi per giustificare l’acquisto dell’album, infine la closer Party’s Over, non eclatante come le due canzoni precedenti, ma degna chiusura di una tale release.

Da questi primi due album della loro brillante carriera i Tesla estrapolarono gran parte dei pezzi che saranno, appena un anno dopo, riproposti dal vivo e in versione interamente acustica in Five Man Acoustical Jam, album che inaugurò la stagione poi sempre più usata (ed abusata) degli Unplugged, dei quali si può considerare il vero e proprio padre. L’elevata tecnica, il gran gusto melodico e l’immensa classe delle composizioni permisero a The Great Radio Controversy di ottenere un enorme successo e di piazzarsi stabilmente nelle zone alte delle classifiche, ma soprattutto di elevarsi al di sopra dei tanti altri buoni album per entrare a far parte invece della categoria dei capolavori.

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