Voto: 
8.6 / 10
Autore: 
Corrado Penasso
Genere: 
Etichetta: 
Scarlet Records
Anno: 
2000
Line-Up: 

- Bjorn Strid - vocals/bass
- Nick Sword - guitar
- Klas Ideberg - guitar
- Henry Ranta - drums 

Tracklist: 


1. Intro - Terror in Time 00:35 
2. Son of a Gun, Daughter of a Slaughter 04:23 
3. Agents of Decadence 02:49 
4. Burn Bitch Burn! 04:07 
5. Slaughterhouse Supremacy 04:30 
6. Firebolt 03:50 
7. Crypt of Decay 05:19 
8. Terror 2000 02:44 
9. Elimination Complete 03:43  

Terror 2000

Slaughterhouse Supremacy

Bjorn Strid (Soilwork, Darkane) alla voce e basso, Nick Sword alla chitarra, Klas Ideberg (Darkane, The Defaced) alla seconda ascia e Henry Ranta (Darkane, The Defaced) dietro le pelli sono la stratosferica formazione che nel 1999 diede vita al progetto Terror 2000, votato al puro thrash metal. I membri sopraelencati, forse stufi e già fin troppo sotto pressione da parte delle loro case discografiche rispetto ai loro progetti “principali”, decisero che era arrivata l’ora di divertirsi e dare sfogo a tutta la loro passione per uno stile così puro, incontaminato e lontano dalle prime sperimentazioni che arrivavano dalla Svezia. La loro voglia di divertirsi, bere e fare festa trovò la più logica (per loro) valvola di sfogo in questo progetto. Il loro entusiasmo quasi adolescenziale unito alla loro incredibile tecnica come strumentisti ha prodotto quello che si può definire come uno degli album migliori del thrash moderno, Slaughterhouse Supremacy. Uscito nel 2000, anch’esso ebbe un’importanza incredibile nel rilancio di un genere che patì tantissimo gli anni 90 e che proprio in quel periodo stava rinascendo anche grazie a band più famose, ritornate improvvisamente a suonare il genere che li caratterizzò quindici anni prima.

Prodotto orgogliosamente dalla nostrana Scarlet Records, Slaughterhouse Supremacy ebbe un’eco incredibile nel panorama perché vedere un gruppo Svedese, composto da musicisti che certo il thrash non lo masticavano più di tanto nonostante alcune influenze negli album delle loro band madri, era una cosa abbastanza rara ed in più se ci aggiungete questa qualità! Nove tracce per poco più di mezz’ora di musica sono il biglietto da visita esteriore di una band che per tutta la durata del disco non smette mai di pigiare sull’acceleratore. La produzione si fa ruvida e pastosa per far risaltare al meglio il muro del riffing di chitarra: intenso, intricato nei fraseggi, tecnico e diretto allo stesso tempo. Pochissimi fronzoli, un massacro continuo. L’introduzione a base di riffs sparati a mille sfocia nella più naturale prosecuzione con Son of a Gun, Daughter of a Slaughter: up tempo selvaggi sostengono le due asce lanciate a velocità folli per poi fare spazio alla voce rabbiosa del giovane, ma talentuoso Bjorn. Forse solo la voce appunto ha un leggero rimando al death scandinavo quando il resto del sound è votato al puro thrash metal violento, completato da una tecnica sopraffina che sfocia in improvvisi cambi di tempo e fraseggi al limite dell’umano a gettare un tocco di orecchiabilità.

Si prosegue con le cavalcate delle sei corde dell’incalzante e sempre facilmente memorizzabile Agents of Decadence. Bruschi viramenti di tempo miscelano up tempo con passaggi di veloci di doppia cassa in occasione del ritornello nel mezzo di una tempesta di riffs che si alternano, si intrecciano ed esplodono improvvisamente. Dovrete farci l’abitudine e goderne poiché il disco si basa su ciò: impulsività. E paradossalmente essa viene sempre mediata dalla tecnica, sposandosi perfettamente al fine di creare questa mastodontica opera. I rallentamenti iniziali di Burn Bitch Burn! ingannano momentaneamente l’ascoltatore poiché la prosecuzione è violenta, fermandosi solo in prossimità di linee soliste leggermente più accessibili in occasione di alcuni rallentamenti. Da notare come queste sezioni siano completamente distaccate come stile dal resto della canzone, ma sempre perfettamente incastonate con precisi cambi di tempo. La furia più bieca e incontaminata tira persino in ballo i blast beats nel finale di una terremotante ed ingestibile title-track, zenit furioso di una band senza pietà. Triplette di doppia cassa in veloce successione introducono l’ennesimo gioiellino di quest’album, Firebolt che con il suo ritornello ed i riffs dalle debordanti idee ti si conficca in testa per non uscire più. 

La più lunga Crypt of Decay mostra di dare maggior importanza ad alcuni passaggi su tempi medi e le maggiori accelerazioni si hanno con i passaggi ferali di doppia cassa. Ad ogni modo, l’intensità non viene mai meno e di questo modo si può anche saggiare tutta l’ispirazione di una band nel ricreare atmosfere plumbee attraverso il sapiente e accurato uso delle linee soliste. Di tutt’altra pasta Terror 2000 che sin dall’introduzione mostra di non voler risparmiare cartucce attraverso fraseggi al fulmicotone e riffs impazziti in un ritornello a dir poco sorprendente per poco più di due minuti di velocità folli, mentre la finale Elimination Complete mostra chiare inflessioni “melodiche” (da prendere con le pinze) sostenute da tempi più vari e non sempre lanciati in termini di velocità. Anche questa volta si può notare come i Terror 2000 possano giocare tranquillamente con strutture più varie senza risultare privi di mordente e ciò è anche un’occasione buona al fine di far risaltare le idee della band in un disco esemplare per il thrash di ultima generazione. Raramente si era assistito ad un tale massacro e i Terror 2000 siedono onoratamente al tavolo con le altre realtà thrash più blasonate. Peccato che il futuro forse non avrebbe riconfermato tale bontà musicale per quanto riguarda loro.    

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