Voto: 
7.8 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Riptide Recordings
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Ercument Kasalar - chitarra, voce
- Alex - chitarra
- Aaron - basso
- Vinod - batteria
- Florian - tastiere, effetti

Tracklist: 

1. Apollo
2. Big Black Mountain
3. Changes
4. A Modicum Of Truth
5. Until The End
6. Rivers Eyes
7. Crossways
8. Wolf's Chamber
9. Clearance
10. Lost One
11. In The Valley

Tephra

A Modicus of Truth

Se gli Isis sostenevano l’impossibilità di raggiungere la verità nel loro In The Absence Of Truth del 2007, i tedeschi Tephra affievoliscono il significato di questa affermazione con il loro secondo album di studio, A Modicum Of Truth. Il paragone con la band di Aaron Turner non è stabilito casualmente, poiché il sound proposto dal quintetto di Braunschweig è un misto tra Sludge atmosferico e Post Hardcore, che ripercorre i meandri degli Isis di Oceanic; inoltre basta osservare l’artwork dell’album per comprendere quanto i Tephra si collochino vicino alla dimensione apocalittica esplorata da Isis, Callisto e Neurosis.

Dopo l’introduzione Apollo, primo momento morto perché costituito solo da suoni, interferenze e rumori, i Tephra mostrano il loro timbro rarefatto in Big Black Mountain, perfettamente strutturata nei suoi intrecci Sludge. Il lamento Hardcore di Ercument Kalasar assume un tono travolgente, mentre le sezioni strumentali si abbandonano ad un andamento ritmato e soffocante; gli aloni divengono più cupi, tenebrosi e cosmici nella successiva Changes, parecchio debitrice di Neurosis e Mastodon e capace di trasferire nell’ascoltatore fredde emozioni. La produzione professionale pone in risalto l’alternanza tra le parti distorte, colme di effetti elettronici, e le distensioni melodiche in grado di cullare nella loro avvolgente delicatezza.
I Tephra hanno realizzato un salto di qualità rispetto al precedente esordio omonimo, perché dopo la sua pubblicazione i cinque tedeschi sono maturati notevolmente nei tour affrontati a fianco di Cult Of Luna e Red Sparowes; Until The End è infatti variegata ed elaborata nei suoi riff acidi e contorti, dal sapore claustrofobico, mentre Crossways appare spaziale nei suoi patterns elettronici.
Il contesto dell’album si sviluppa in un crescendo apocalittico, perché i Tephra narrano la conclusione del mondo, che non comporta alcuna redenzione divina, ma chiude solo il ciclo atomistico dell’universo.
Wolf’s Chamber è più veloce e vorticosa perché tralascia gli elementi Doom/Sludge per concentrarsi sulle architetture Post Hardcore: le sonorità si intensificano e, sebbene diversi passaggi risultino ripetitivi, la voce di Kalasar riesce a mantenere efficace la direzione impetuosa.

In definitiva i Tephra hanno tutte le carte in regola per emergere dallo scenario Post Metal europeo, elevandosi accanto ai grandi nomi del genere, ma serve una maggiore personalità; la band propone uno stile troppo derivato da quello di Isis, Neurosis e Cult Of Luna, dimostrando però di avere ottime qualità tecniche e di song-writing. Consistenti sono comunque i progressi rispetto al full-lenght d’esordio del 2005 e questo fa ben sperare per il futuro dei Tephra, la cui mentalità traspare già nelle parole che accompagnano il booklet: “If man ever dare sto speak out, everything, what lays heavy on his chest, his true experience, everything, to write down his real verity – then, I think world will fall apart, blasts into pieces and no God, no will could ever put the pieces, the atmos. The undestroyable elements back as one again, the world was once made off.

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