Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Salvo Sciumè
Genere: 
Etichetta: 
Polydor
Anno: 
1995
Line-Up: 

- Joey Tempest - voce, chitarra

Guests:
- Christer Jansson, Nicci Wallin, Per Lindvall - batteria
- Sven Lindvall, Svante Henryson - basso
- John Norum, Jonas Isacsson, Steffan Astner, Johan Norberg - chitarra
- Johnny Martinez, Michael Blair, Mats Persson - percussioni, congas
- Dan Sundquist - chitarra a 12 corde, maracas
- Rene Martinez - congas, cabassa
- Nils Landgren - trombone
- Magnus Johansson, Leif Lindvall - tromba
- Per Johansson, Erik Hausler - sax
- Tessa Niles, Katie Kissoon, Carol Kenyon, Mija Folkesson, Greta Folkesson - backing vocals
- Mats Asplen - organo, piano
- Jesper Lindberg - pedal steelguitar

Tracklist: 

1. We Come Alive
2. Under The Influence
3. A Place To Call Home
4. Pleasure And Pain
5. Elsewhere
6. Lord Of The Manor
7. Don't Go Changin' On Me
8. Harder To Leave A Friend Than A
9. Right To Respect
10. Always A Friend Of Mine
11. How Come You're Not Dead Yet
12. For My Country

Joey Tempest

A Place to Call Home

Terminata l'avventura con gli Europe dopo l'ottimo ma poco apprezzato Prisoners In Paradise del 1991 ed in seguito alla rottura dei rapporti con la Epic, Joakim Larsson, meglio conosciuto come Joey Tempest, ex vocalist, frontman e songwriter della band svedese, si dedica a progetti solisti, partecipando già nel 1992 con l'ex compagno John Norum all'album Face The Thruth in cui canta la bellissima Will Be Strong. Cresciuto col mito di Elton John, raggiunta la fama con l'Hard pomposo dei suoi Europe e ormai stanco del veloce e facile successo raggiunto giovanissimo grazie a The Final Countdown, successo che lo aveva colto ancora immaturo, Joey intraprende una lunga serie di viaggi in America, Inghilterra, Irlanda ed inizia ad esplorare nuove sonorità e nuovi artisti come Tom Petty, Van Morrisom, Neil Young e Jackson Browne modificando così la sua visione di fare e proporre musica, attingendo grande ispirazione dalle nuove esperienze e dalla nuove influenze, virando verso un Rock melodico dalle sfumature Folk/Country e contaminato di Rock settantiano a stelle e striscie. Così nel 1995 Joey Tempest ci regala A Place To Call Home, suo primo album solista dove si nota la grande abilità dello svedese in fase di songwriting, rivelandosi una felice sorpresa anche dietro la chitarra e confermando di essere in possesso di una tra le migliori voci del panorama rock, caratterizzata da immensa potenza e da un'ottima estensione capace di raggiungere i toni più acuti.

L'album, che vede la partecipazione di John Norum in una delle tracce, viene prodotto da Dan Sundquist e registrato tra Stoccolma e Londra, ed è un omaggio ai sentimenti, come la nostalgia per la propria giovinezza e la propria vita, l'amore per la propria terra; a testimonianza di ciò i testi sono molto personali e spesso autobiografici, e Tempest mostra di trovarsi così molto a suo agio nei panni del cantautore, nei panni di chi quindi scrive canzoni per sè stesso, e non per il proprio gruppo o per il pubblico, cosa che gli permette di mettersi a nudo e dichiarare ciò che sente e prova. Molte sono le canzoni che meritano speciale menzione, dall'autobiografica opener We Come Alive alla bellissima title track che può contare su una melodia soave e sulla bellissima voce del singer, con refrains bellissimi e dolci cori di voci femminili, e poi ancora Don't Go Chancin' On Me, stupenda ed emozionante semiballata con melodia e chorus sempre azzeccati, la nostalgica e romantica Elsewhere ballatona che può vantare una linea melodica commovente ed una grande interpretazione canora, How Come You're Not Dead Yet altra bellissima composizione dove Tempest viene accompagnato in sottofondo dal solito coro di voci femminile, la più energica Pleasure And Pain dove si notano molto le influenze alla "Tom Petty" che Tempest ha subito nei suoi viaggi negli States, da pelle d'oca poi Under The Influence ennesima ballad romantica e melodica con un refrain stupendo e la commovente For My Country, dove Joey canta tutto il suo amore per il proprio paese in una melodia malinconica e nostalgica e con un testo profondo che proclama l'appartenenza dell'uomo alla sua terra.

Tempest mostra ancora una volta di essere un grande compositore, oltre che un ottimo cantante, realizzando nel suo primo lavoro solista dodici coinvolgenti ed emozionanti canzoni. L'album ebbe gran successo nel solito Sol Levante sempre pronto ad accogliere a braccia aperte gli eroi in crisi del Rock, ma anche in Europa ebbe un discreto seguito, cosa che permise al cantante di intraprendere anche il suo primo tour da solista, che prevedeva anche una tappa italiana.

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