Voto: 
3.5 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Genere: 
Etichetta: 
Red Scare Records
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Ray Carilsle – basso, voce
- Kody Templeman – chitarra, voce
- Miguel Chen – chitarra
- Brandon Carlisle – batteria

Tracklist: 


1. Bottlerocket
2. In the Basement
3. Gave You My Heart
4. She's Not the One
5. Pacemaker
6. Social Life
7. Welcome to the Nuthouse
8. Anna's Song
9. On My Own
10. Totally Stupid
11. Crawling Back to You
12. Warning Device
13. Wasting Time

Teenage Bottlerocket

Warning Device

Ritornano dopo tre anni i Teenage Bottlerocket, con il loro canonico punk rock/punk pop ramonesiano che più derivativo e anti-originale non si può.

Nonostante la carica che sprigionano da tutti i pori e la forte vena melodica che li contraddistingue - tuttavia si tratta di caratteristiche che hanno riciclato dalle loro fonti d'ispirazione, con molta autoindulgenza - gli americani persistono nel nuotare nell'oceano di chi è rimasto fermo ad un preciso anno del passato, continuando monotonamente a riproporlo nella maniera più fritta e trita possibile, senza palesare nemmeno il minimo accenno di rinnovamento stilistico o come minimo di reinterpretazione personale di quel sound che fu. Warning Device è, in sostanza, la solita solfa superabusata da plurime gruppi, che appassionerà solo chi cerca precisamente quelle sonorità vivaci e fotocopiate e stop, purché "spacchino", mentre annoierà chi vuole qualcosa che suoni almeno un minimo più personale.
Anzi, pardon, con qualcuno sarebbero guai a parlare di musica fatta con lo stampino, sarebbe "eresia", si tradirebbe lo "spirito" del genere, del gruppo (con la sua attitudine statica e imitatrice) e dei fan che cercano proprio ciò. Anche se forse sarebbe più costruttivo notare che di idee più creative nel corso degli anni ce ne sono state, con qualche lezione tenutasi nel vasto panorama di tutto il mondo punk & evoluzioni - che siano per esempio degli Offspring, dei Refused o dei Dropkick Murphys, per citare correnti diverse dal folk-punk all'hardcore e così via).

Tutta la solita minestra viene riscaldata per la milionesima volta, stessi chords brucianti, stesse melodie scanzonate, stessi testi cazzoni, stessa voglia di esibire "ignoranza" musicale e schiettezza compositiva fortemente diretta come se ciò avvicinasse in qualche modo ai propri idoli e beniamini. Una minestra di cui è apprezzabile giusto la melodia bruciante nonostante sfoci nella piattezza e nella ripetitività.
Un punk pop essenziale, come dimostrano ad esempio i soli cinquanta secondi di Bottlerocket che sfociano senza soluzione di continuità nella successiva In the Basement, trascinante inno-tributo (che tanto poi viene auto-copiato in seguito con Totally Stupid) ai Ramones di I Don't Wanna Go Down to the Basement, per rammentare il debito verso certi epigoni che i TB saccheggiano a piene mani.
Anche la lunghezza forzata dei brani tradisce l'attitudine passatista e pedissequa dei TB, che non definiamo privi di personalità solo perché l'emulazione manieristica è il succo della loro "personalità". Sempre che sia valida un'attenuante del genere.

Qualcuno dirà che questo è lo spirito del vero punk, la più pura manifestazione di sonorità spontanee e genuine.
Noi ci vediamo solo l'ennesimo, inutile scimmiottamento privo di freschezza e palesemente inteso a ricalcare con la carbonella le pietre miliari del punk.
Il disco in sè è vibrante e carico d'energia, caratteristiche che forse basteranno a soddisfare chi ricerca di un dischetto old-school fino al midollo, revival fin nell'anima, che si rifaccia ai Lillingtons o agli Screeching Weasel e che possa vantarsi (apperò!) di trascurare il make-up emo o le contaminazioni con altri generi.
Tutti gli altri passino altrove e cerchino un gruppo più creativo.

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