Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Matthias Stepancich
Etichetta: 
Atlantic
Anno: 
2005
Line-Up: 

- Stephen Richards - voce, chitarra
- Mike DeWolf - chitarra
- Phil Lipscomb - basso
- Jarrod Montague - batteria

Tracklist: 

1. I Will Not Fall For You
2. Violent Seas
3. Birthday
4. Facepeeler
5. Calling
6. Forever Endeavor
7. April Suits
8. Lost In The Woods
9. So Eager
10. She
11. Promise
12. Nightmare
13. Blue-Sky Research / What's Left

Taproot

Blue-Sky Research

A metà Agosto 2005 esce (purtroppo abbastanza in sordina) Blue-Sky Research, terzo album in studio dei Taproot.
Un gruppo che (dopo 2 EP) si era fatto conoscere nel 2000 con il mediocre Gift, album di matrice nu-metal alla Papa Roach, mentre con il successivo Welcome (del 2002) ha invece cominciato a far emergere il suo lato più ricercato, confezionando un lavoro molto buono. Tutti li aspettavano al varco del terzo disco, quello della maturità, e non hanno deluso. O meglio, non hanno deluso la critica specializzata; i fan difatti hanno rifiutato il cambiamento stilistico della band, rendendo questo disco un flop commerciale, anche a causa della poca pubblicità di cui ha goduto.
Eppure Blue-Sky Research è senza dubbio una delle migliori uscite rock del 2005.
In questo lavoro Stephen mostra tutti i lati della sua eccezionale voce, intreccia melodie emozionanti mescolate sapientemente ad esplosivi screamo alla Deftones (i quali ormai è palese siano loro ispirazione principale); le chitarre, poi, risaltano decisamente di più, e DeWolf si impegna ad abbandonare gli stantii stilemi nu-metal in favore di un'esplorazione alternativa; ma parlare dei componenti singoli è riduttivo, in quanto queste tracce hanno un'anima propria, e in ciascuna di esse tutti gli strumenti ne sono cardine.

Le canzoni Violent Seas, Lost In The Woods e Promise sono state scritte in collaborazione con Billy Corgan, e sono tutte e tre delle perle.
Promise è quella che porta in maniera più marcata la sua impronta, difatti sembra uscire pari pari da un vecchio disco degli Smashing Pumpkins: un perfetto incrocio fra la ballad d'amore anni '60 e l'alternative rock dei primi anni '90 di cui Corgan è stato uno degli esponenti principali.
La title-track, piazzata alla fine, è in realtà una medley di due pezzi, come suggerisce il titolo (anche se il primo pezzo in realtà funge da intro strumentale al secondo), e contiene sfuriate di rabbia e ritmiche frenetiche incastonate tra melodie da brividi.
Nightmare è alienazione pura vista dall'occhio del rock moderno.
Alla base di Bithday, che pecca solo nell'essere troppo catchy, c'è la volontà di convogliare le melodie pop in un alternative rock contaminato da spruzzate nu-metal e emo.
She e So Eager sono di una bellezza disarmante, e particolarmente in questi episodi colpisce molto la capacità dei quattro ragazzi di trovare soluzioni melodiche così coinvolgenti seppur immerse in violenze chitarristiche dagli intrecci tutt'altro che banali, nonchè l'abilità ad usare gli effetti su voce e chitarra.
April Suits è puro rock, una potente marcia che trascina l'ascoltatore senza pietà, esaltandolo specie con quell'urlo, "Fuck!!!", pronunciato in modo spettacolare.
L'opener I Will Not Fall For You è un esaltante inno a pensare con la propria testa.

Questo album è alternative rock, pop-rock, post-grunge (ad esempio nel primo singolo Calling, dal ritornello comunque molto catchy), insomma non c'è una vera classificazione possibile; qualcuno ha azzardato perfino l'etichetta "emo rock".
Beh, qualunque definizione gli diano, il dato oggettivo è che i brani si fanno notare positivamente dal primo all'ultimo; coinvolgono tutti in modo stupefacente, catturano e cullano.
Per finire, i testi sono ricercati ed emozionanti agli stessi livelli della musica.

Se con il precedente Welcome i Taproot avevano scritto uno degli ultimi convincenti album del filone nu-metal, con questo Blue-Sky Research gettano una nuova luce anche su quel lavoro, che ora appare un po' come il canto del cigno dell'intero movimento musicale.
Quindi i Taproot, di fatto, uccidono simbolicamente il movimento che li ha creati, che li ha portati in classifica, e che hanno percorso fino ad oggi; con questo lavoro, mostrano a tutti una nuova strada da seguire. Perché, se ormai il nu-metal così come era stato definito sta morendo, bisogna raccoglierne le intuizioni e creare qualcos'altro.
Il "nuovo rock" in cui si sono tramutati i Taproot va quindi a braccetto con la proposta dei Chevelle e dei 10 Years (simpatizzando anche con i più prog Dredg e A Perfect Circle). Adesso bisogna solo sperare che l'evoluzione continui, e che questo sound (un nuovo alternative rock, che ha assimilato in sé Tool, Korn, Deftones e Incubus, e nel caso specifico dei Taproot fortemente influenzato dall'ultimo post-hardcore) riesca ad imporsi e fare scuola (nuovi acts, come gli Hurt, stanno già scendendo in pista).
In particolar modo, i Taproot farebbero meglio a slegarsi dalla Atlantic (che già in passato ne ha limitato pesantemente le idee e le potenzialità), e trovare un produttore dotato che sappia togliere loro quella "patina catchy" che è l'unica grande pecca di questo lavoro, sguinzagliando del tutto la loro creatività su un nuovo album, che potrebbe essere una piccola rivoluzione.

Purtroppo, il fatto che il pubblico lo abbia rifiutato e che alcuni critici lo abbiano stroncato (All Music Guide in particolare ha sempre dato voti bassi alla band, ma ricordiamo che secondo loro anche The Fragile dei Nine Inch Nails non era un buon album) mostra la cruda realtà, ovvero che la maggior parte del pubblico non era affatto favorevole ad un cambiamento simile.
Fortunatamente, il lodato esordio dei 10 Years, uscito contemporaneamente a questo disco ma esploso nelle classifiche a scoppio molto ritardato, lascia invece ben sperare per il futuro.
 

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