Voto: 
5.9 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Genere: 
Etichetta: 
EMI
Anno: 
1982
Line-Up: 

- Mark Hollis - vocals
- Paul Webb - bass
- Lee Harris - drums
- Simon Brenner - keyboards

Tracklist: 

1. Talk Talk
2. It's So Serious
3. Today
4. The Party's Over
5. Hate
6. Mirror Man
7. Have You Heard the News?
8. Another World
9. Candy

Talk Talk

The Party's Over

Attualmente la notorietà dei Talk Talk fra gli appassionati musicofili è dovuta soprattutto alla loro totale metamorfosi nella fase finale di carriera con la quale hanno disassemblato e ricomposto insieme le più svariate tendenze musicali (rock, pop, jazz, blues e ambient) rivoluzionando il modo di concepire la musica e introducendo un nuovo linguaggio sonoro che sarebbe stato poi chiamato "post rock".
Ma, chiedendo a chi fu giovane negli anni '80, ci si farà rispondere che prima di tutto i Talk Talk furono un famoso gruppo synth pop, i cui singoli riscossero un certo successo in particolare in Italia.

La storia del gruppo comincia nel 1981 quando Mark Hollis, che in precedenza aveva formato col fratello Ed un breve gruppo punk di nome Reaction, decide di creare una nuova formazione, più inquadrata in una delle varie tendenze dell'epoca della new wave, il synth pop, assieme al bassista Paul Webb e al batterista Lee Harris. Ed Hollis viene chiamato alla tastiera ma cede il posto dopo poco a Simon Brenner.
I quattro registrano in breve tempo alcuni demo che vengono prodotti dalla Island, ma la grossa major EMI fiuta il potenziale commerciale del gruppo e li scrittura per il disco d'esordio, The Party's Over, affidandoli fra l'altro all'egida di Colin Thurston, già produttore di un gruppo di successo come i Duran Duran.

Ed è proprio sulla scia di gruppi del genere che i Talk Talk si posizionano, purtroppo però seguendo i cliché più derivativi e scontanti del synth pop e di una delle sue varianti maggiormente modaiole, il cosiddetto "new romantic", rientrando in un marasma di gruppi da hit che all'epoca erano considerati quasi come le boy-bands al giorno d'oggi.
Pur essendo molto pulito e rifinito negli arrangiamenti, The Party's Over si rivela un album ancora troppo debitore degli stereotipi del genere e che non si discosta molto dai gruppi principale del filone, pur con un abbozzo di personalità che si intravede fra le canzoni. A svettare su tutti sono i singoli, in virtù della loro maggiore incisività ed efficacia melodica: l'esuberante e spedita Talk Talk con i suoi synth-pads celestiali e il chorus accattivante, la fumosa e notturna Today che riesce ad essere più mesmerizzante.
Ma a parte questo, il disco non offre molti altri spunti su cui soffermarsi (forse le tonalità suadenti di Mirror Man, la più malinconica Have You Heard the News?, la ballata finale Candy con una tastiera quasi lounge; ma si tratta sempre di pezzi in linea con gli standard dell'epoca che non aggiungano niente ad un settore che già si presentava abusato negli stilemi e saturo di cloni).

I luoghi comuni tipici del genere sono presenti tutti in massa senza variazioni nella formula e in molti casi suonando stanchi e riciclati: i ritmi leggeri e ballabili, i bassi pulsanti, i giochi di tastiere e sintetizzatori con le loro orecchiabili note elettroniche a far d'accompagnamento a melodie vocali tipicamente dance/pop.
L'attitudine tendenzialmente pomposa è un ulteriore neo, ma ad attenuare il risultato ci pensa comunque un gusto melodico nel songwriting superiore a quello di molte altre meteore del periodo e che emerge occasionalmente dando l'idea di un gruppo che ha ambizioni maggiori di quel che sembra e punta a slegarsi dai canoni più conformati del new romantic synth pop per puntare a qualcosa di maggiormente ricercato: tanto che prima ancora che l'album venga pubblicato i Talk Talk "divorziano" da Colin Thurston e iniziano a concentrarsi maggiormente sulle ali più ispirate e creative del synth pop.

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