- Michael Gira - Voce, chitarra, armonica
- Norman Westberg - Chitarra
- Christopher Hahn - Lap steel guitar;
- Phil Puleo - Percussioni, dulcimer
- Thor Harris - Percussioni, campane tubolari, vibrafono, pianoforte, clarinetto
- Christopher Pravdica - Basso
- Bill Rieflin - Pianoforte, organo, synth
Guests:
- Caleb Mulkerin e Colleen Kinsella - Fisarmonica, voce, dulcimer, chitarra, pianoforte
- Sean 'Grasshopper' Mackowiak - Mandolino, clarinetto
- Cassis Staudt - Fisarmonica
- Eszter Balint - Violino
- Jane Scarpatoni - Violoncello
- Alan Sparhawk e Mimi Parker - Voce (su Lunacy)
- Iain Graham - Cornamusa (su The Seer)
- Bruce Lamont - Corno (su The Seer)
- Bob Rutman - Violoncello (su The Seer)
- Stefan Rocke - Fagotto (su The Seer)
- Kevin McMahon - Batteria (su The Seer Returns)
- Jarboe - Voce (su The Seer Returns e A Piece of the Sky)
- Karen O - Voce (su Song for a Warrior)
- Bryce Goggin - Pianoforte (su Song for a Warrior)
- Seth Olinsky, Miles Seaton e Dana Janssen - Voce (su A Piece of the Sky)
Disc 1:
1. Lunacy
2. Mother of the World
3. The Wolf
4. The Seer
5. The Seer Returns
6. 93 Ave. B Blues
7. The Daughter Brings the Water
Disc 2:
1. Song for a Warrior
2. Avatar
3. A Piece of the Sky
4. The Apostate
The Seer
A due anni dalla reunion dei leggendari Swans e dal deludente (ma comunque acclamatissimo) come-back My Father Will Guide Me Up a Rope to the Sky, Michael Gira ritorna sulla scena musicale nel 2012 con ben due dischi che sembrano riportare la band new-yorkese alla sua storica prolificità e, soprattutto, a standard qualitativi ben più alti rispetto all'ultimo lavoro in studio.
Già il 29 maggio, infatti, Gira ha pubblicato tramite la sua Young God (con l'esplicito scopo di finanziare un nuovo album degli Swans) il doppio live We Rose from Your Bed with the Sun in Our Head, release tutto sommato per completisti e lontana dalla grandezza dei live dell'era classica della band, che però rendeva pubbliche le esecuzioni di numerosi pezzi dell'imminente ritorno su full-length, sviluppati e arrangiati proprio durante gli ultimi tour degli Swans prima della registrazione finale («The songs The Seer, Ave. B Blues, Avatar, and The Apostate were developed organically as a group in rehearsals and on tour. They morphed constantly throughout the last series of Swans tours, and were captured and lovingly adorned in the studio.»).
Il dodicesimo capitolo della saga Swans, registrato negli studi di Berlino degli Einstürzende Neubauen e intitolato The Seer, esce infine il 28 agosto 2012. La band è ormai un enorme ensemble che raccoglie musicisti provenienti dalle più disparate realtà musicali, dall'industrial al mondo del psych-folk. Al nucleo storico di Gira e Norman Westberg, e alla line-up che aveva suonato su My Father Will Guide Me Up a Rope to the Sky (vale a dire Christopher Hahn, Christopher Pravdica e Bill Rieflin), si aggiungono infatti Phil Puleo (percussionista per lo storico act industrial Cop Shoot Cop, nonché collaboratore degli Swans sul loro "testamento" Swans Are Dead) e Thor Harris (polistrumenista per Angels of Light e Shearwater), nonché una nutrita schiera di ospiti che annovera, oltre alla musa storica degli Swans Jarboe, anche membri da Low, Mercury Rev, Akron/Family e Yeah Yeah Yeahs.
The Seer si presenta fin da subito come un progetto ambizioso e monumentale: si tratta di un doppio album di ben due ore suddivise in soli undici pezzi (dalla durata variabile dai due minuti di The Wolf agli oltre trenta di The Seer), che ingloba e diluisce in un miasma psichedelico e onirico, fuori dallo spazio e dal tempo, elementi ripresi dal post-rock, dalla musica gotica, dal post-punk, dal folk, dalla musica elettronica e da quella d'avanguardia.
Allontanandosi quindi dallo stile più artificioso di My Father Will Guide Me Up a Rope to the Sky - che, dove non appariva come una pallida copia del glorioso passato del gruppo, risultava estremamente influenzato dalla carriera di Gira negli Angels of Light -, The Seer non si avvicina comunque all'opera degli Swans di Soundtracks for the Blind e Swans Are Dead, quanto più a quella di Gira solista e dei Body Lovers: ciò che distingue infatti le sterminate composizioni di The Seer da quelle degli ultimi capolavori dell'età classica degli Swans è una certa fiacchezza emotiva, una mancanza di tensione che riduce il fascino dei brani rendendoli più prevedibili. Dove le lunghe jam partorite dal gruppo durante i tour sono lunghe marce alienanti che portano avanti il discorso di sperimentazione sul formato rock che gli Swans avevano intrapreso oltre vent'anni prima (spesso raggiungendo vette qualitative davvero eccezionali), i pezzi registrati appositamente in studio appaiono invece più forzati, ripetitivi ma senza risultare oppressivi o strazianti, formalmente impeccabili ma non più terrificanti come in passato (per quanto anch'essi non lesinino ottimi momenti). La chiave di interpretazione a questo fenomeno la fornisce forse lo stesso Gira quando afferma che «Despite what you might have heard or presumed, my quest is to spread light and joy through the world. My friends in Swans are all stellar men. Without them I'm a kitten, an infant. Our goal is the same: ecstasy!»: per una band che aveva trovato in ogni sua incarnazione linfa vitale nonché un proprio carattere inconfondibile proprio grazie alla dannazione autodistruttiva e nichilista del proprio frontman, la sua redenzione segna inevitabilmente una perdita della carica apocalittica della propria musica.
Non è un caso che i due capolavori del primo disco non solo siano gli unici due pezzi concepiti durante i tour, ma rappresentino anche gli episodi più sperimentali e distruttivi del lotto. The Seer è infatti un colosso di oltre mezz'ora, introdotto all'inizio da un frastuono di campane tubolari, cornamuse e percussioni, che procede quindi in un cammino straniante che si muove tra il post-rock più astratto, la psichedelia orientaleggiante e la sonnolenza slo-core, tempestandolo di distorsioni catastrofiche e di dissonanze geometriche post-punk, mentre 93 Ave. B Blues è in assoluto il pezzo più sperimentale e oscuro dell'album, stridulo e dissonante, che tra esplosioni fragorose di chitarra ritmica impazzita e ruggiti di Gira sembra riportare drammaticamente alla dimensione degli Swans più brutali di Public Castration Is a Good Idea, fino a spegnersi lentamente in un inquietante drone.
Gli altri pezzi ondeggiano quindi tra il triviale (il minuto e mezzo a cappella di The Wolf, che serve come semplice introduzione a The Seer, e The Seer Returns, totalmente aliena alla grandezza del monolite che la precede e caratterizzata da una prestazione monocorde di Jarboe) e l'eccessivamente prolisso (Mother of the World, che nei suoi dieci minuti che alternano costruzioni ritmiche sgangherate nella vena di This Heat e Can a post-rock celestiale, troppe volte finisce nella ripetizione autoindulgente degli stessi schemi, per quanto accattivanti e ben costruiti essi siano), nonostante siano sempre presenti momenti decisamente affascinanti (gli arrangiamenti mistici del psych-folk di Lunacy e la riuscita chiusura di The Daughter Brings the Water).
Il secondo disco al contrario non mostra particolari cadute di stile o climax, per quanto Avatar, un felice aggiornamento del sound di White Light from the Mouth of Infinity, e The Apostate (la piece finale dell'album, che tra i suoi delirii di feedback, riverberi e deflagrazioni ritmiche riesce a ricongiungere idealmente la furia percussiva dei primi dischi industrial degli Swans con la dimensione metafisica di Soundtracks for the Blind) rappresentino sicuramente i pezzi più interessanti. Song for a Warrior è infatti un breve pezzo riccamente arrangiato tanto da rasentare il pop psichedelico barocco, ma che non si addice alla musica degli Swans e che risulta fuori posto anche su questo disco; infine A Piece of the Sky cerca di ripetere i fasti delle altre lunghe maratone sperimentali di The Seer, finendo però per sprecare (come Mother of the World) i numerosi momenti pregevoli diluendoli eccessivamente.
Gli Swans hanno quindi risolto il problema di ampollosità autocitazionista e sterile che minava la riuscita del precedente My Father Will Guide Me Up a Rope to the Sky, ma con questo formato canzone ancora più imponente affiorano le attuali difficoltà di Gira a gestire pezzi tanto lunghi e densi di umori. La ripetitività e l'ossessione, da sempre una delle armi fondamentali della musica degli Swans, non sortiscono più gli effetti distruttivi del passato e anzi contribuiscono solo a ridurre l'appeal del lavoro: una sfrondata al minutaggio avrebbe solo reso meno estenuante e più appagante l'esperienza di ascolto. Ma nonostante questo unico, importante difetto, The Seer rimane un disco riuscito e i suoi episodi migliori fanno ben sperare per il percorso musicale degli Swans della reunion.