Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Genere: 
Etichetta: 
Rune Grammofon
Anno: 
2010
Line-Up: 

- Arve Henriksen
- Helge "Deathprod" Sten
- Ståle Storløkken

Tracklist: 

1. 10.1
2. 10.2
3. 10.3
4. 10.4
5. 10.5
6. 10.6
7. 10.7
8. 10.8
9. 10.9
10. 10.10
11. 10.11
12. 10.12

Supersilent

10

Dopo il controverso 9, accolto con scetticismo da pubblico e critica, i norvegesi Supersilent tornano sulle scene con il loro ennesimo album (casualmente chiamato 10) e tutto l'intento di esplorare i risvolti più intimisti della loro musica.

Il disco si focalizza sul dualismo tromba/piano, con tocchi di musica da camera delicatamente malinconici, e su di una particolare vena kraut-ambient, dall'atmosfericità rarefatta e funzionale ad edificare un suono tenue, spaziale, a tratti angosciante ma meditato come a scandagliare (e rappresentare) i meandri della psiche umana.

Il binomio di apertura 10.1 e 10.2 abbozza in maniera sintetica ed un po' monotona questi due aspetti, che trovano poi fusione in 10.3, fumoso e a tratti inquieto pezzo noir.

Tutto è molto minimale, non ci sono stratificazioni di strumenti classici o medley ampollose, bensì un lavoro in fase di arrangiamento che riduce all'osso la presenza dei suoni, focalizzandosi sull'evocatività dei pezzi, sugli umori particolari pennellati con poche note al posto giusto, ma anche ricorrendo a distensioni e momenti silenziosi.
Il problema di fondo è che forse i Supersilent eccedono in questa formula, finendo in alcune occasioni per far suonare il tutto o troppo placido, quasi monotono, o troppo abbozzato, con contrappunti sonori piacevoli ed eleganti che però finiscono presto, come se non si sapesse come sviluppare ulteriormente le idee atmosferiche.

La breve 10.4 suona così a modo suo tenebrosa ma troppo stringata, mentre 10.5 è una digressione drone/space ambient claustrofobica, con rumori alienanti e atmosfere disumane che però tendono ad essere ripetitive.
Suona molto più riuscita e convincente invece 10.6, con tocchi onirici appena percettibili, sapore dolce-malinconico di fondo, un mood particolarmente intimista e meditato.

10.7 è un'altra breve parentesi con gli stessi difetti di 10.4, fortunatamente seguita da un altro dei momenti migliori dell'album, e cioè 10.8, delicatissimo quanto velatamente teso punto d'incontro fra chamber music, ambient etereo e spaziale, kosmische musik, con tappeti di tastiera morbidi e gelidi accompagnati da fiati incisivi, quasi a descrivere la serenità, ma anche il gelo e la solitudine dello spazio aperto.
10.9 va ancora più in là, fra distese cosmiche ancora più fredde ed inquietanti, affidandosi solo a synth terrificanti e spruzzi elettronici futuristici che sembrano accompagnare la discesa in un buco nero.
Segue ora un breve duplice intermezzo con 10.10 e 10.11, il primo un pezzo tenue e di classe, il secondo l'estremificazione del minimalismo dell'album, con solo un battito fortemente rarefatto accompagnato solo da contorni elettronici molto diluiti e raggelanti.
Infine abbiamo i conflitti interiori e la drammaticità di 10.12, con possenti interventi di pianoforte, tromba cacofonica e riempimenti ambientali/elettronici a rendere il tutto ancora più alienante.

In definitiva un lavoro che forse convincerà più del suo predecessore, spesso criticato, anche se probabilmente convincerà di più gli appassionati dei Supersilent e dell'ambient minimale.

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente