Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Damiano Cembali
Genere: 
Etichetta: 
Contra Punk Records
Anno: 
2009
Line-Up: 

:
- Hans - bass, vocals
- Eule - guitar
- Matti - harmonica, guitar
- Jojo - drums

Tracklist: 

:
01. My Street
02. Something To Die For
03. Cry04. Fighter
05. Freedom
06. I Wanna Know
07. The Thin Red Line
08. I Can't Tell
09. New Morning
10. St. Pawlow
11. Sometimes
12. Drink Alone [+ Hidden Track]

Strongbow

Corner Bar Poetry

Il movimento musicale che prende il nome di punk sta affrontando negli ultimi anni un periodo di lento ma inesorabile appannamento: il contesto storico che animava i principi sociali alla base di questo vero e proprio movimento culturale è radicalmente mutato, erodendo progressivamente quella vena reattiva e fortemente critica da cui innumerevoli formazioni punk trassero spunto per i propri manifesti in musica. Per dirla con parole povere, "fare buon punk" è diventato oggi estremamente complicato, sia perché le tematiche sociopolitiche del passato prossimo mondiale non rivestono più quel ruolo propulsivo di idee che assumevano fino a meno di 10 anni fa, sia perché, dal punto di vista strettamente tecnico, il rischio di riciclare strutture canore già utilizzate è diventato spropositatamente elevato. Il morituro 2009 ha assistito ad un inquietante rigurgito leonino, segnalandosi come l'anno del colpevole declino degli scanzonati NOFX, dell'opaco ritorno dei redivivi Rancid, della svolta alternative dei polemici Anti-Flag.

In questa prospettiva molto, forse troppo, cupa, Corner Bar Poetry, sfavillante esordio dei tedeschi Strongbow, appare come una vera e propria boccata d'ossigeno: la giovane formazione teutonica riesce infatti a fornire una prova ossequiosa ed allo stesso tempo audace, strutturata in 12 tracce consistenti ed estremamente variegate. La grande novità introdotta dagli Strongbow, che forse novità del tutto non è ma certamente contribuisce a far della loro prima prova discografica un piccolo gioiello d'antiquariato moderno, è il numero di influenze musicali introdotte all'interno di un mood che si riconduce distintamente al punk novantiano ma non se ne rende mai complice né supplice: questa brillante formazione mitteleuropea"manifesta un'innata capacità di inserire, all'interno di strutture canore comunque punk, malinconiche atmosfere cantautori ali, entusiasmanti ritmiche folk, persino qualche sconfinamento rockabilly e addirittura blues. Le reminiscenze tipicamente punk rock non mancano affatto, a partire dalla discreta opener My Street per arrivare alla mediocre St. Pawlow o alla stranissima New Morning (dall'intermezzo incomprensibilmente affascinante), passando soprattutto per l'effervescente The Thin Red Line, uptempo rapidissima con un basso semplicemente furioso in piena evidenza e tanto di inedito assolo centrale; tuttavia, le tracce meglio riuscite e più caratterizzanti sono quelle contaminate: la decadente Something To Die For si avvicina tremendamente a certo alternative rock britannico, lasciandosi trascinare da un riffing portante sensazionale e di immediata presa fino ad un esaltante assolo finale, che sancisce una piccola gemma dalla decadente vena west coast U.S.A.; Cry, allo stesso modo della precedente, si presenta come altro grande pezzo dalle sorprendenti sfumature street e soprattutto folk, lasciando alla successiva e sveltissima Fighter l'arduo compito di omaggiare, nel contesto di uno street punk a doppia voce dinamico e roccioso, persino il country, merito di un'harmonica sbarazzina e ficcante ad ogni sua inattesa comparsa. Dopo la parentesi allegra e dallo spirito cameratesco costituita da Freedom, ennesimo riffing efficacissimo esaltato da coretti guasconi in sottofondo, Corner Bar Poetry propone la terza perla della propria collana: I Wanna Know, infatti, è un pezzo immediatamente memorizzabile, di grandissimo impatto emotivo, dalla malinconia sottile eppure ammaliante. Già detto della graffiante The Thin Red Line, la tranche finale dell'album ci riserva le prime ed uniche delusioni: superata di slancio l'intrigante I Can't Tell, racchiusa da giri di basso quasi rockabilly in un sound western fortemente evocativo, prima l'ondeggiante New Morning poi la pallida St. Pawlow ci introducono alla solare Sometimes, dal luminoso mood californiano, e infine alla conclusiva Drink Alone, pezzo assolutamente spassoso con tanto di pianoforte dal saltellante ritmo blues.

Alla fine dell'ascolto non si può che rimanere soddisfatti di un lavoro qual è Corner Bar Poetry, mai banale, mai scontato, mai prevedibile, di facilissima assimilazione e dai molteplici risvolti composivi: un'opera prima di crossover punk, che speriamo contribuisca a far conoscere meglio questa meritevole compagine americana (ma di estrazione teutonica), una delle poche a mostrare reali spunti creativi e soprattutto uno stile finalmente diverso e, per certi aspetti, innovativo. Benvenuti, Strongbow, avevamo davvero bisogno di voi.          

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