Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Corrado Penasso
Genere: 
Etichetta: 
Punishment 18 Records
Anno: 
2010
Line-Up: 

- Max Schito - guitar, vocals
- Gianpaolo Marsano - bass, vocals
- Antonio Donadeo – drums  
 

Tracklist: 



1. Path of Damnation - Break of the Second Seal 06:21 
2. Napalm Rain 05:39 
3. Chains of Damnation 05:43 
4. Black Aura Shadow 04:37 
5. Materialistic Suffocation 03:20 
6. Stock of Vengeance 04:48 
7. Sadistic Flesh Pleasure 04:12 
8. Ascension of Seven Blades - Sorrow Descends 05:59

Stillness Blade

Break of the Second Seal - The Eternal Damnation

Gli Stillness’ Blade nascono nel 2002 a Lecce e dopo alcuni anni dedicati all’assestamento di una line-up ora finalmente stabile, i tre musicisti dietro a questo progetto diedero alle stampe il loro primo album, The First Dark Chapter (Misanthropic Elevation), datato 2007. Il loro stile si rifà alla corrente del brutal death metal più spietato e le tematiche affrontano temi quali misantropia e morte. Tutto come da copione, insomma.

Devono passare ben tre anni affinché il progetto possa continuare la sua strada e proporre un nuovo lavoro. Break of the Second Seal - The Eternal Damnation non si distacca minimamente dalle influenze musicali descritte in precedenza ed eccoci, quindi, al cospetto di un album veloce, malato, brutale ed oscuro.
Le danze si aprono con le atmosfere lugubri Path of Damnation - Break of the Second Seal ed i successivi blast beats. Il growl è possente e profondo mentre le chitarre conservano un suono forse ancora leggermente amatoriale e non perfettamente in grado di donare il giusto spessore.

I rallentamenti che possiamo trovare, inevitabilmente rimandano alla corrente della Florida dei primi anni 90 ed in particolare ad una band come i Cannibal Corpse, senza dimenticare il ruolo che i Newyorkesi Suffocation rivestono se si analizza la struttura delle canzoni e le velocizzazioni in blast beats. A dirla tutta, a volte gli Stillness’ Blade abbracciano anche un certo stile grindcore durante le succitate fasi in blast beats, tuttavia una certa ricercatezza sonora è da notare se si analizzano alcune partiture chitarristiche leggermente più accessibili.  Obbligo citare a tal proposito, per esempio, alcuni riffs di Napalm Rain o l’inizio di Chains of Damnation. Sono episodi brevi e sporadici che donano un tocco particolare ad una proposta improntata, per la maggior parte della durata, alla pura violenza.

Altri episodi vincenti si possono trovare con gli ottimi fraseggi chitarristici uniti a breaks di batteria che si possono trovare in Black Aura Shadow, in grado di donare alla traccia un tocco oscuro molto particolare; oppure in occasione degli stacchi sinfonici alternati al buon groove di una massiccia Materialistic Suffocation. Man mano che ci si avvicina alla fine del disco posso notare con piacere che la qualità media della composizioni non scende e, parer mio, il gruppo sfodera le armi migliori principalmente in occasione dei passaggi più rallentati e tendenti al groove che nelle fasi in blast beats. In tali momenti l’uso di alcuni breaks atmosferici non fa altro che rafforzare la bontà del suono e della proposta, oltre che aggiungere il classico tocco “gore” che non sfigura affatto.

Gli Stillness’ Blade sono stati capaci di creare un buon prodotto, curato sia nell’artwork (molto d’impatto) che nella proposta musicale. Un registrazione leggermente più potente avrebbe sicuramente giovato, tuttavia non c’è davvero nulla di cui lamentarsi. Le composizioni sono ben strutturate e pregne di cambi di tempo. Certo, magari non troverete una canzone che svetta in modo particolare sulle altre, anche perché un lavoro del genere dev’essere gustato nella sua interezza affinché vi possa donare le giuste scariche.  
 

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente