Voto: 
8.1 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Genere: 
Etichetta: 
Luftschutz / Tesco
Anno: 
2008
Line-Up: 

Sonne Hagal band, con la partecipazione di membri di: Of The Wand And The Moon, In Gowan Ring, Waldteufel, Ernte, Unto Ashes, Lux Interna, Darkwood e Black Sun Productions

Tracklist: 


1. Flackerndes Feuer
2. Midsummernight
3. Vengeance
4. Das Letzte Lied
5. Hidden Flame
6. Rokh
7. Herr Gilbhardt
8. Ragnarök
9. Who Has Seen The Wind?
10. Totentanzlied
11. The Hawk
12. Over The Stone

Sonne Hagal

Jordansfrost

Sono trascorsi tre anni dagli ultimi EP (gli splendidi “Nidar” e “Dygel”), addirittura sei dall'unico album (il buonissimo “Helfahrt”): l'attesa era quindi considerevole per il ritorno sulla lunga distanza dei tedeschi Sonne Hagal, uno dei più prestigiosi nomi della scena Neo Folk teutonica – e che ritorno! Il più volte rimandato “Jordansfrost”, infatti, segna la definitiva maturazione del progetto Sonne Hagal, in questa occasione coadiuvato (e influenzato) da una schiera di ospiti provenienti da alcune tra le più interessanti compagini artistiche del panorama Neo Folk europeo e statunitense.

“Jordansfrost” nei suoi tre quarti d'ora cambia sì più volte faccia, a seconda degli accompagnatori, ma lo fa con calma, mantenendo un mood omogeneo e riconoscibile, risultando quindi più fluido ed organico rispetto ad un “Helfahrt” che talvolta inciampava in prolungati momenti di stasi (la pur bella sequenza “Raidho” - “Song of Innocence”, ad esempio) o in segmenti musicalmente fuori posto (la zoppicante introduzione di “Midwinternight”) o datati (le ritmiche di “Futhark”): nel loro nuovo capitolo discografico, i Sonne Hagal si esprimono con serenità, autocontrollo e coerenza, tirando fuori un disco forse meno 'particolare' di “Helfahrt”, ma sicuramente più coeso, raffinato e curato, permettendo in tal modo alle splendide melodie di cui sono composte le loro canzoni di brillare con la massima efficacia.

Fin dall'apertura del disco si tasta con mano (e orecchio) la netta maturazione della band tedesca, capace di incantare sia con una canzone di classico Neo Folk germanico con chitarre acustiche, cori, fisarmoniche e dolce voce maschile come “Flackerndes Feuer”, sia in un momento più esoterico e misterioso come “Midsummernight”, con una voce più robusta e impostata, effetti elettronici Ambient, leggeri interventi dei violini e secche sberle percussive (registrate e mixate con maggiore saggezza rispetto al passato, rendendole meno plastificate e maggiormente integrate con il resto degli strumenti).
Sono rimasti, infatti, quegli attimi di matrice elettronica, Ambient o sperimentale, per certi versi inusuali e comunque secondari, della proposta dei Sonne Hagal, ma sono ora meglio assimilati al resto della relativa canzone, facendo da sfondo discreto ed educato alla matrice acustica su cui si fonda saldamente ogni brano – si ascolti, ad esempio, quello che succede in lontananza in “Rokh” (con sottili sibili, soffi ed echi tribali a scaldare il background della consueta nenia di stampo tedesco) o nell'eterea introduzione Dark Ambient di “Herr Gilbhardt” (traccia che ricorda i Fire + Ice più introspettivi di “Rûna”), che influenzerà tutto il restante brano senza però infastidire l'andamento della canzone stessa.
Praticamente tutti gli episodi di “Jordansfrost” hanno qualcosa di unico da dire, tra i più curiosi si può citare “Hidden Flame”, ballata con intrecci di violini e trombe, un sistematico supporto di ritmiche sintetiche ed il caldo duetto bilingue fra voci maschili: il brano che avrebbe scritto Douglas Pearce se fosse nato a Berlino anziché a Woking; o la cupa, greve ma incalzante “Totentanzlied”, o ancora la leggerissima, setosa ninna-nanna “Ragnarök”, che riprende i temi della mitologia nordica, da sempre cari ai Sonne Hagal, e li racconta con suoni e voci dotati di tenera sensibilità.

Un disco Neo Folk (specialmente in uno scenario sovraffollato e spesso standardizzato come quello tedesco) che suona compatto, corposo e proporzionato, ma in cui ogni brano ha una sua caratteristica singolare, un suo suono peculiare, è un prodotto di raro pregio – per questo motivo, oltreché per la grande scorrevolezza e semplicità d'ascolto (coniugate ad un'atmosfera mai frivola), “Jordansfrost” è da considerarsi non solo come il maggior conseguimento dei Sonne Hagal, ma anche come uno dei più brillanti album di Neo Folk centro-europeo del nuovo millennio.

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