Voto: 
6.3 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Etichetta: 
Nuclear Blast/Audioglobe
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Bjorn "Speed" Strid - voce
- Sven Karlsson - tastiere, sampling
- Daniel Antonsson - chitarre
- Ola Frenning - chitarre
- Dirk Verbeuren - batteria
- Ola Flink - basso


Tracklist: 

1. Sworn to a Great Divide
2. Exile
3. Breeding Thorns
4. Your Beloved Scapegoat
5. The Pittsburgh Syndrome
7. Light Discovering Darkness
8. As the Sleeper Awakes
9. Silent Bullet
10. Sick Heart River
11. 20 More Miles

Soilwork

Sworn to a Great Divide

Finalmente i Soilwork. La formazione svedese capitanata dal carismatico (oltre che gentile e disponibile) vocalist Bjorn Speed si è imposta negli ultimi anni con il suo personale modo di intendere la melodia a cavallo fra la sensibilità scandinava e il gusto americano, in maniera maggiormente orientata verso sonorità estreme agli esordi, moderne negli ultimi anni. Seguendo un'evoluzione a posteriori sostanziale e chiaramente visibile, ma graduale e complessivamente continua (soprattutto in confronto ad altre celebri formazioni svedesi i cui cambiamenti in diversi casi sono stati molto più - relativamente all'ambito metal - netti ed eterogenei, come i Dark Tranquillity e soprattutto gli In Flames), che ha inizialmente affondato le radici in un accattivante connubio di melodic death, thrash estremizzato e tastiere atmosferiche fra la fine dei '90 e l'inizio del secolo, attraversato il suo "muro del suono" verso lidi alternativi tra il 2002 e il 2003 (in particolare con Figure Number Five, spartiacque nella loro discografia) per poi usarli come trampolino di lancio di un sentiero sempre molto dinamico e d'impatto, i cinque di Helsingborg sono giunti ora al loro settimo disco studio, Sworn to a Great Divide. Quest'album si propone come il naturale seguito, supportato dall'ennesimo cambiamento (molto rilevante) nella formazione (lo storico fondatore Peter Wichers cede con molta delusione dei fan il posto a Daniel Antonsson, ex-Dimension Zero e Pathos), del precedente Stabbing to Drama, di cui eredita in toto l'attitudine di sua natura portata ad unire graniticità e forte senso melodico, in un mix martellante ma catchy dove gli elementi metalcore e groove metal (sempre più accentuati) continuano a costituire l'impalcatura su cui i Soilwork si muovono per creare la propria musica, mentre sembra che l'influenza data a gruppi come ad esempio i Disarmonia Mundi (in cui Strid milita fra l'altro) venga anche restituita. Dall'album del 2005 viene però ereditato anche il suo difetto, cioè la sua minore spinta innovativa all'interno della scena metal del sud-ovest svedese (area di Gothenburg ed Helsingborg) e al suo privilegiare la musicalità più diretta a discapito però dell'originalità: ne consegue che la loro musica diviene più piatta e meno fresca, sotto la loro media come qualità (pur sempre comunque spanne sopra a tanti grossolani imitatori del metal svedese).

Si parte subito con la thrasy titletrack Sworn to a Great Divide che offre immediatamente una buona dose di riff granitici e corrosivi. Il consueto ritornello con canto pulito giunge praticamente telefonato, ma è piacevole constatare che Strid si mantiene sempre in ottima forma, riuscendo a passare in tutta tranquillità da linee vocali urlate ad altre ben più morbide ed orecchiabili. Così la sua vena più pop e melodica si fa anche più presente sul tessuto di sonorità alternative che si mescolano in Exile, il primo singolo; ormai i chorus irresistibili sono diventati un'abitudine per lui, continua a confermarlo in Breeding Thorns e Your Beloved Scapegoat, il problema è che tutto ormai inizia a sapere troppo di trito e ritrito, prevedibile e stantio, sia nello schema delle canzoni con il consueto riffing bruciante, il solito chorus melodico e il ponte dinamico, che nella composizione in sè (comunque incalzante); e da qui a cominciare a perdere colpi nel corso dello scorrere dei brani il passo è breve: difatti, mentre alcuni riff iniziano ad assomigliarsi vagamente (vedere proprio YBS ed Exile ad esempio), The Pittsburg Syndrome, che devia leggermente dai binari fino ad ora percorsi per dirigersi verso ambiti più martellanti e frenetici (ricorda maggiormente il primo periodo), non risulta molto incisiva e il ritornello melodico suona questa volta abbastanza blando. Quasi lo stesso discorso per I, Vermin, che comunque è relativamente meno estrema. In Light Discovering Darkness invece c'è maggiore pacatezza e variazione di toni, con muri sonori di sostegno alla melodia uniti a tappeti di tastiera e interventi di chitarra clean, e qui i Soilwork si risollevano dal breve appannamento. As the Sleeper Awakes e Silent Bullet, il cui riff è in piccola parte ripreso da Reflect the Storm degli In Flames, invece ritornano sulle coordinate consolidate (o dovremmo dire solite?) e non aggiungono nulla a quanto già incontrato. La conclusione del disco si recupera molto: Sick Heart River è un concentrato di emozionalità e potenza che sembra sprigionare la sua energia e i suoi giochi melodici con maggiore intensità proprio per un finale di fiamma; ma è 20 More Miles a raccogliere il compito di chiudere il full-lenght, aggiungendo una certa atmosfericità nei muri sonori di chitarre, sempre semplici ma molto intensi.

C'è da dire che gli svedesi sembrano essersi adagiati molto comodamente su queste sonorità, senza apportare novità che rinfreschino il loro sound ma anzi strizzando sempre più l'occhio a quanto hanno già realizzato e c'è già in giro da tempo. Il risultato inizia ormai a suonare stantio e monotono, adeguatosi al gusto comune di questi anni, sottotono rispetto agli altri album. C'è però da dire che tutte le qualità di Speed & soci vengono mantenute intatte: melodia, energia, impatto, carisma, per un bel dischetto che scorre tranquillamente nel lettore e che promette molto bene per quanto riguarda la proposizione dal vivo del materiale. Rimanere su questi binari, tuttavia, non può che sfociare in un progressivo appiattimento della loro musica, e speriamo perciò che nel prossimo capitolo ci venga offerta qualche interessante sorpresa che rivitalizzi la proposta della band di Helsinborg.

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