Voto: 
6.8 / 10
Autore: 
Marco Lorenzi
Etichetta: 
Polydor
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Gary Lightbody - voce, chitarra
- Jonny Quinn - batteria, percussioni
- Nathan Connolly - chitarra, voce
- Paul Wilson - basso, voce
- Tom Simpson - tastiere

Tracklist: 

1. If There's a Rocket Tie Me to It (04:19)
2. Crack the Shutters (03:21)
3. Take Back the City (04:40)
4. Lifeboats (04:41)
5. The Golden Floor (03:19)
6. Please Just Take These Photos From My Hands (04:25)
7. Set Down Your Glass (03:43)
8. The Planets Bends Between Us (04:18)
9. Engines (05:10)
10. Disaster Button (03:58)
11. The Lightning Strike (16:18)

Snow Patrol

A Hundred Million Suns


Snow Patrol
: atto terzo. Anzi, atto quinto, sarebbe il caso di dire, perché della formazione scozzese questo A Hundred Million Suns arriva quale quinta fatica in studio, a tre anni da Eyes Open, a cinque dal brillante Final Straw che (complice anche una certa pubblicità da parte degli U2) lanciò Gary Lightbody e soci nella schiera delle novità più gradite.
Era il principio della nuova era Snow Patrol, quella fatta di un Rock dalle tinteggiature Pop, ideale per serate estive e concerti con uno stormo di teenagers agghindati con t-shirt dalle stampe più o meno fantasiose. Altra storia, invece, ciò che era stato in precedenza, nella prima era della band irlandese, con due LP forse un po' grezzotti (mai suonati live, oltre tutto), ma decisamente non ancora contaminati quel virus insito nelle copertine patinate di riviste mainstream, che talvolta può risultare letale.

Questo nuovo disco appare un po' il naturale seguito di Eyes Open, a dire il vero. Avevamo lasciato il bel faccino di Lightbody dipinto di piacevoli espressioni in Chasing Cars o in Open Your Eyes. Lo ritroviamo in un percorso di 11 tracce che sembrano legarsi alla perfezione tra loro in un lavoro finale diligente, pulito, senza troppe sbavature. Un disco, insomma, in grado di conquistare al primo ascolto.
Ed è proprio in qui che si cela l'inghippo; il concreto rischio di rimanere senza nulla in mano, alla fin fine. Voci
soffuse si confondono nell'incipit di If There's a Rocket Tie Me to It, un pezzo che ricorda qualcuna delle sonorità che fece la fortuna di questa formazione in Final Straw. E' un buon appoggio, lo ammettiamo, alla successiva Crack the Shutters, una specie di ballata dallo stile "indieggiante", che tradisce però un pizzico di scontatezza nonostante l'espressione vocale di Lightbody sia pressochè impeccabile.

Eccoci al dunque. Take Back the City è il singolone di lancio. Canzoncina ideale per le classifiche radiofoniche, ma che non riesce a incidere manco un po', individuando nell'album un primo punto morto che in realtà è qualcosa in più di un semplice campanello d'allarme. Lifeboats è un pezzo tutto da decifrare; non va meglio con The Golden Floor, che cela tratti di sperimentazione rimasti incompiuti. E' il punto di A Hundred Million Suns in cui viene voglia di andare oltre.
Parziale soddisfazione la regala Please Just Take These Photos From My Hands, perfetta ballata in stile Lightbody con parole ora sussurrate, un momento dopo urlate al cielo.
E' l'anello di congiunzione con un epilogo fatto di Set Down Your Glass (altra ballata) e The Planets Bends Between Us (nella quale emerge l'animo più emozionale dei cinque ragazzi). Spicca Engines, infine, un pezzo che ci riporta indietro agli anni degli esordi per gli Snow Patrol.
A chiudere il cerchio ci pensa The Lightning Strike, traccia finale che in realtà racchiude tre pezzi al suo interno, per 16 minuti conclusivi dei quali, obiettivamente, si poteva fare a meno.

E' il momento di tirare le somme, dunque, di fronte ad un lavoro certamente gradevole, seppur privo di quella personalità che da Snow Patrol più maturi magari ci si poteva attendere.
La band finisce col proporre un ideale sequel per il precedente Eyes Open; un disco fatto di melodie semplici ed "educate", che sull'onda del successo raccolto dal predecessore (l' album più venduto in UK in tutto il 2006), raccoglierà certamente una buona fetta di consensi e di guadagni. Peccato che questo lavoro sia soltanto un buon compito in classe, nel quale mancano personalità e fantasia: con delusione per chi alle strane sonorità della compagine che divide i natali tra Scozia ed Irlanda del Nord era ed è tutt'ora affezionato.

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