Voto: 
8.5 / 10
Autore: 
Matthias Stepancich
Etichetta: 
L''Attitude
Anno: 
1994
Line-Up: 

- Matt Ducasse, Howard Bernstein, Kudo Masayuki, Toshio Nakanishi - Basso, percussioni, chitarre, piano, synth, organo, voce, clarinetto, sampling, produzione
- Naoyuki Fuji - Guest sax
- Debbie Sanders, Jocelyn West - Guest vocals

Tracklist: 

1. River of Bass (6:17)
2. Seashell (5:39)
3. Depart (4:59)
4. Next (5:04)
5. Ghost Dance (6:34)
6. Shhh (2:37)
7. Tokyo 1 (2:05)
8. Indigo (9:18)
9. Ah Ee Hu (6:44)
10. Tokyo Elevator (1:15)
11. Electric Blue (8:36)
12. Six Nine (7:18)
13. Exotika (9:53)

Skylab

#1

Gli Skylab nascono nel 1993 come un progetto casalingo del californiano Matt Ducasse (vero nome Matthew James Duguid), che utilizza il moniker per firmare alcune sue registrazioni, le quali fa poi ascoltare al produttore scozzese Howard "Howie B" Bernstein (lo stesso che poi diverrà famoso producendo alcuni dischi di Björk e U2).
Coinvolto anche Howie B nel progetto, il duo registra e pubblica Exotica, una traccia ambient-dub che incorpora lievi battiti elettronici a metà tra IDM e chill-out, prodotta con l'aiuto di Dominic "Dom T." Thrupp (già produttore dei singoli Big Time Sensuality e Human Behaviour per Björk).
Di lì a poco, gli Skylab diventano un collettivo che comprende artisti statunitensi, britannici e giapponesi. Membri fissi del progetto diventano infatti Kudo Masayuki (in arte K.U.D.O.) e Toshio Nakanishi (in arte Toshi o Tycoon Tosh), già storici divulgatori dell'hip-hop in Giappone con il collettivo dell'etichetta Major Force e il gruppo Sexy T.K.O. (poi Love T.K.O.) - ma Nakanishi anche già pioniere della new-wave giapponese con la band Plastics tra il 1979 e il 1988, e membro dei newyorkesi electro-funk Melon.

Il quartetto, con svariati guest, registra e pubblica così il primo full-length #1 (L'Attitude, 1994), un disco che demolisce le barriere fra trip-hop, IDM, chill-out "ambient" e composizione d'avanguardia.
Le tracce sono di fatto guidate per lo più da Masayuki e Nakanishi, che spesso prendono il sopravvento su Ducasse e sul molto meno coinvolto Howie B (che per i nuovi pezzi si limita spesso solo a fare da ingegnere del suono).
Il disco si apre comunque con una composizione di Bernstein e Ducasse, ovvero River of Bass, già programmatica del lavoro: gli effetti elettronici glitchy citano palesemente gli Autechre di Incunabula, ma il tutto viene soffocato da un poderoso tappeto di basso dub e coadiuvato da un lento battito trip-hop.
Per la traccia successiva, Seashell, i guest sono Debbie Sanders (che partecipa con un contributo vocale e una mano nella composizione) e Naoyuki Fuji (che chiude il pezzo con un soffuso assolo di sax); la composizione è ancora una volta downtempo, poggiata su di un tappeto chill-out guidato dal basso dub, ma avvolta in arrangiamenti e sample bizzarri, derivanti più dall'estetica di Edgard Varèse che da quella degli artisti trip-hop.
La natura priva di struttura e lievemente rumoristica delle due tracce successive rivela i desideri avanguardisti dei quattro: Depart e Next sono pezzi estremamente "acquatici", per il timbro sordo degli strumenti e per l'andirivieni dei suoni di basso, simili a onde marine; il primo ha drumming e basso fuzz soffocati, e viene guidato dagli arpeggi chitarristici, mentre il secondo è un'elegantissima forma di chamber-music elettronica, tra una ritmica jazz appena udibile, un soffice tema distorto e avvolgente che si ripete senza sosta, e sample di qualsiasi natura (tocchi al pianoforte e alla chitarra elettrica, comparsate di synth, rumori ambientali come scricchiolii e acqua che bolle).
Ghost Dance e Shhh sono ancora scritte da Ducasse e Bernstein; la prima è uno spettrale e sperimentale pezzo che mescola ambient e battiti trip-hop psichedelici, anche se il pezzo forte è ancora la pioggia di sample minimalisti e brevi scratch dissonanti, mentre la seconda è uno studio del silenzio e dei rumori di background.
Sulle tracce successive prendono invece il timone Nakanishi e Masayuki. Tokyo 1 prosegue alla perfezione Shhh, facendo sfociare l'ambient "da camera" in un ambient "selvaggio", in cui il silenzio viene rotto da un appena percettibile tappeto di rumori provenienti dalla foresta (flauti, foglie al vento, versi di scimmia). Quegli stessi rumori proseguono e fanno anche da introduzione nella grandiosa jam Indigo (9 minuti), un desolato deserto sonoro di sample che vanno e vengono, tra i quali spiccano vocalizzi sempre più forti (con contributi di Jocelyn West), tenuti assieme solamente dai fraseggi in primo piano di una chitarra acustica; questa è anche la traccia più influenzata dall'avanguardia ambient più "spaziale" di Sun Ra e Steve Roach, anche se i synth ricordano ancora una volta più gli Autechre.
Ah Ee Mu tocca appena la IDM (nel battito misto ai synth), ma la contamina con un forte rumore di giradischi (ad emulare il trip-hop) e soprattutto con un tappeto di sample molto più etnici che futuristi (voci selvagge umane e animali), mentre a tratti salgono brevi climax d'archi sintetici, che vengono poi distorti e smaterializzati. Tokyo Elevator è un breve skit sulla scia di Tokyo 1, ma stavolta i rumori sono meccanici. Electric Blue è invece forse il primo calo: 8 minuti e mezzo di fraseggi ambient soffusi, per una traccia "spaziale" priva di qualsiasi struttura ritmica e troppo dispersiva per poter reggere il confronto con il resto del disco.
Ducasse e Bernstein tornano alla guida nelle ultime due tracce, ovvero nei 7 minuti di Six Nine (languido e lento trip-hop guidato da arpeggi chitarristici e archi soffocati, avvolto da sample di cinguettii, ma nel complesso anche eccessivamente monocorde) e nei 9 minuti della già citata ambient-dub-IDM Exotika, che chiude in maniera soddisfacente il lavoro.
 

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