Voto: 
6.5 / 10
Autore: 
Damiano Cembali
Etichetta: 
Bieler Bros
Anno: 
2009
Line-Up: 

- Benji Webbe - voce
- Mikey “Dee” Demus - chitarra
- Daniel Pugsley - basso
- Arya “Dirty” Goggin - batteria

Tracklist: 

:
1. Stand For Something
2. You Can't Stop It
3. Electric Avenue
4. Calling All Stations
5. Corrupted
6. Who Are You?
7. Days Like These
8. Invincible

Skindred

Shark Bites and Dog Fights

“Da qui in poi cercheremo di pubblicare almeno un disco all’anno. Per una serie di svariati motivi in passato i nostri dischi hanno sempre subito dei ritardi. Pensiamo invece che la musica debba rappresentare lo stato della band al momento in cui viene composta, quindi la pubblicazione deve essere immediata”

Così Benji Webbe, carismatico leader degli Skindred, ha presentato l’uscita del loro ultimo lavoro, Shark Bites And Dog Fights, inaugurando una nuovo politica discografica molto diversa da quanto fatto in passato e che certamente merita di essere approfondita in questa sede. In effetti, è evidente come questo tipo di pubblicazioni possa in parte venire incontro alla voracità degli appassionati e, d’altro canto, contrastare violentemente il concetto di stesso di album, motivo per il quale quasi sempre in rete capita di leggere che questo elettrizzante Shark Bites And Dog Fights altro non è che un EP: errore grave per la definizione stessa di EP, ma non così lontano dalla verità. Dal punto di vista strettamente commerciale, pubblicare il disco all’anno può certamente migliorare il contatto diretto coi propri fan, spesso soggetti ad attese stressanti, rinvii logoranti, spesso e volentieri a ritardi di distribuzione o, peggio, registrazione ingiustificati ed inconcepibili; viceversa, proprio tutte queste variabili più o meno impazzite spesso contribuivano a creare attenzione e aspettative nei confronti di un album che poteva  veramente diventare un affascinante oggetto di culto, tanto più in ragione della spasmodica attesa precedente. Del resto, la volontà di pubblicare qualcosa a scadenze pressoché fisse sembra vincolare esplicitamente i tempi dell’ispirazione artistica (esponendosi quasi volontariamente alle pressioni discografiche), che, se da un lato portano alla conseguenze sopra indicate nei confronti degli estimatori, dall’altro garantiscono molto spesso una miglior riuscita al prodotto musicale, ripagando l’attesa con la qualità. Sembrerà sciocco dirlo, ma presto e bene raramente stanno insieme e alla fine cosa importa attendere poco un lavoro però scadente?

Posti questi significativi dubbi al riguardo di una scelta ancora tutta da verificare, comunque, Shark Bites And Dog Fights si rivela un decisivo passo avanti rispetto alla precedente carriera discografica degli Skindred, fondatori e probabilmente unici esponenti del cosiddetto ragga metal: se l’influsso marleyano è rimasto pressoché inalterato nei contenuti artistici del quartetto gallese, al contrario le ritmiche e le strutture sembrano sempre più volgersi verso soluzioni alternative, rispolverando echi alt rock, inserti elettronici e persino una insolita ballad noise. Il risultato di questa evolution in progress è un lavoro emotivamente leggero ma piuttosto azzeccato, tenace nelle proprie intenzioni, coriaceo nelle proprie forme, divertente e trascinante al punto giusto: dalla rabbiosa Stand For Something alla sinuosa You Can’t Stop It, dal chorus semplicemente entusiasmante, per non parlare del primo singolo estratto ovvero la groovy Electric Avenue, della furiosa Calling All Stations e della funky Corrupted, ci si trova di fronte a canzoni coinvolgenti sin dal primo ascolto, sin dal primo impatto immediatamente assimilabili ed estremamente piacevoli, soprattutto per quanti già apprezzano l’alt metal e tutte le forme più aggressive di cross over. La seconda parte dell’album si apre con Who Are You?, ballad ipnotica ed epica allo stesso tempo, rovinata da un refrain francamente piuttosto prevedibile e scarsamente efficace: considerazioni, queste, che si ripropongono nella successiva e gracchiante Days Like These, episodio complessivamente poco riuscito nonostante l’affascinante finale corale con tanto di supporto d’archi, e, al contrario, nella conclusiva Invincibile, che recupera parte della ruvidità di Babylon, ovviamente filtrata secondo la maggiore complessità dell’epoca di Root Rock Riot, e ripropone, seppure in tono minore, la stessa brillantezza delle tracce d’apertura.

Prima di concludere, è necessario chiarire immediatamente un dettaglio: Shark Bites And Dog Fight non può dirsi frutto della nuova metodologia di lavoro presentata dal funambolico Benji Webbe (all’ennesima prova più che convincente, tra l’altro), in quanto, nonostante le complicate registrazioni avveratesi nel retro del furgone del tour, è stato dato alle stampe ben 2 anni dopo l’ottimo Root Rock Riot. La valutazione finale può quindi dirsi scevra da qualunque perplessità in merito alla scelta precedentemente analizzata e non può essere che positiva: gli Skindred, modificando appena qualche elemento della propria esplosiva miscela, riescono ancora una volta a dimostrarsi paradigma assoluto di divertimento, spensieratezza, pura e sana goduria sonora. Nonostante qualche peccato veniale, Shark Bites And Dog Fights rimane un album di grande piacevolezza, nel complesso e soprattutto nei singoli episodi, peccato duri soltanto 8 tracce, poco più di 30 minuti in totale: come si dice in questi casi, “meditate, gente, meditate”.        

Giudizio finale, 6/7 : album o non album, la band dimostra di essere in fase di transizione verso sonorità più ricercate ma ugualmente pragmatiche, a discapito di una scelta discografica con più interrogativi che certezze; tra queste, la consapevolezza che questi afro-gallesi non cambieranno mai. Per il resto, ditemi voi se questo è un album.

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