Voto: 
4.8 / 10
Autore: 
Salvo Sciumè
Etichetta: 
Atlantic
Anno: 
1995
Line-Up: 

- Sebastian Bach - voce
- Rachel Bolan - basso
- Scotti Hill - chitarra
- Dave "Snake" Sabo - chitarra
- Rob Affuso - batteria

Tracklist: 

1. My Enemy 
2. Firesign 
3. Bonehead 
4. Beat Yourself Blind
5. Eileen 
6. Remains To Be Seen
7. Subhuman Race
8. Frozen
9. Into Another
10. Face Against My Soul
11. Medicine Jar
12. Breakin' Down 
13. Ironwill

Skid Row

Subhuman Race

Dopo due grandi album come l'omonimo debutto ed il successivo Slave To The Grind inizia per gli Skid Row un'inesorabile discesa, iniziata già nel 1992 con l'EP B-Side Ourselves, contenente sole cover, e proseguita poi con questo Subhuman Race. Uscito nel marzo del 1995, fu l'album che segnò la definitiva rottura tra il vocalist Sebastian Bach ed il resto della band, ma soprattutto fu un lavoro incomprensibile per chi già conosceva la band, che aveva abbandonato lo street degli esordi per intraprendere sonorità più dure e ricercate, ma soprattutto ancor più derivative e confuse. Infatti la band modificò quasi del tutto il suo stile, conservando quell'estetica stradaiola che sempre più palesemente ormai si rifaceva a quella dei Guns N' Roses, ma a questa cercò di aggiungere, con scarsi e confusi risultati, un'aggressività tipica del thrash di quegli anni, dei vari Anthrax e Pantera, ed evidenti elementi di attualità che si rifacevano un po' agli Alice In Chains ed un po' ai Red Hot Chili Peppers.

Ne venne fuori un confusionario e spezzettato calderone di hard n' heavy, thrash e alternative, che cercando di insistere sul fattore dell'aggressività finì con il perdere quasi totalmente di vista l'aspetto melodico, ma paradossalmente finì anche con l'irrigidirsi in sé stesso, facendo di quella stessa aggressività quasi un'involontaria parodia priva di un reale contenuto, se non quello di assecondare i trend e le mode proprie di quel periodo. Se l'essenza ruffiana dell'esordio li aveva favoriti permettendo loro di fare ciò che di meglio potevano offrire, adesso questa stessa caratteristica gli si ritorce contro, in un periodo in cui l'hard rock attraversa un periodo di profonda crisi nel mercato discografico americano, dove a dettare le regole sono in quel momento la scena di Seattle e le nuove tendenze alternative metal, verso le quali gli Skid Row tentano velatamente di virare, pensando di conquistare una fetta più ampia possibile di pubblico, ma finendo invece con il perdere anche quella che avrebbero potuto far propria rimanendo fedeli alle proprie origini.

Pezzi più orientati al thrash come l'opener My Enemy o la title-track Subhuman Race, peraltro fortemente debitori di Anthrax e Pantera, con i quali gli Skid Row erano anche stati in tournee, si alternavano a pezzi tendenti all'alternative, quali la pessima Beat Yourself Blind o Frozen, fino ad imitare gli Alice In Chains più pacati ed intimisti nella più lenta Eileen o ancora l'hardcore sfrenato di Bonehead.
Insomma gli Skid Row sembrano spostarsi, e talvolta scopiazzare, da una parte all'altra senza un'idea precisa o un filo conduttore che possa fare da collante, inoltre anche le alte potenzialità canore di Bach in tale contesto vengono eclissate e soffocate da un sound freddo che non gli permette di sprigionare quell'enfasi in grado di impreziosire gran parte dei brani da lui interpretati se non in rare eccezioni, che si possono limitare alle sole e discrete Into Another e soprattutto Breakin' Down, che peraltro presenta forti assonanze con Wasted Time.

Poco aggiungono anche gli altri brani, come il tentativo di ballad di Firesign o lo zoppicante mid-tempo Ironwill, tanto che per una volta critica e fan furono d'accordo nell'etichettare Subhuman Race come il punto più basso nella carriera degli Skid Row, non potendo giustamente immaginare che il peggio doveva ancora arrivare, più di un decennio dopo con Revolutions Per Minute. Nonostante tutto comunque, probabilmente grazie all'ottima reputazione che la band del New Jersey si era conquistata con i due precedenti album, le vendite negli States non andarono poi malissimo, ma ciò non bastò ad evitare lo scioglimento della band, consequenziale al licenziamento del cantante Bach dopo il ritorno dal tour del 1996 con i Kiss.

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